Violenze sui sanitari: il conflitto tra cittadini e operatori vittime dello stesso carnefice
di RAFFAELE VARVARA (FSI Milano)
Il 2020 si è aperto con l’ennesimo episodio di aggressione al personale sanitario. La violenza sugli operatori è solo il riflesso di un problema ben più ampio e complesso. Gli infermieri pagano adesso sulla propria pelle il malcontento dei cittadini dopo decenni di mala gestione politica della sanità. I camerieri dell’UE, per far fronte alla presunta insostenibilità finanziaria del sistema, hanno depotenziato progressivamente e inesorabilmente l’offerta di salute del SSN. Tutto ciò ha causato la congestione di migliaia di utenti, in fila per accedere alle cure di un SSN ridotto all’osso che sta via via disconoscendo i suoi valori fondanti.
Gli infermieri sono i professionisti più esposti poiché, sempre in prima linea, assorbono le frustrazioni dei cittadini che scalpitano per ottenere ciò di cui hanno diritto: una risposta di salute dignitosa. Quando la risposta manca, spesso si sfocia in episodi di aggressione conseguenti ad una vera e propria opera di macelleria sociale sui diritti dei cittadini, architettata da altri.
Ho fondato il movimento “Infermieri In Cambiamento” per inaugurare una rivoluzione culturale che crei consapevolezza dei problemi interni alla professione infermieristica così da collegarli ai problemi esistenti a livello sistemico.
Come dice qui Andrea Bartalini (FSI Firenze), occorre inquadrare il vero nemico per fare in modo che quei sentimenti di indignazione e collera, precursori dell’aggressione, possano essere verticalizzati dai cittadini, insieme ai professionisti del SSN, verso i veri responsabili di questo sfacelo, che però se ne stanno lontani, nascosti, al riparo e godono quando il conflitto assume la dinamica orizzontale tra gli ultimi (cittadino vs infermiere, inconsapevoli però di essere entrambi vittime dello stesso carnefice).
La maggior parte dei casi di aggressione avviene in Pronto Soccorso, che rappresenta il front office del SSN, di cui riflette tutte le criticità. I cittadini, non trovando risposte sul territorio, sono costretti ad utilizzare il PS per ricevere prestazioni di salute di routine, non urgenti o differibili; non solo: il PS è ormai anche diventato un luogo di prima accoglienza per senzatetto, migranti e indigenti in genere, non essendovi adeguate risposte sociali sul territorio.
Il sovraffolamento dei PS è un’emergenza sanitaria e sociale; e se a questa si unisce la carenza di personale per farne fronte, ecco servito un bel mix esplosivo che aumenta il rischio che gli episodi di aggressione da potenziali divengano reali.
In conclusione, il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, come tutti le questioni aperte in ogni ambito della società, è da configurare non come un problema confinato a sé ma come una piaga sociale inscritta in un orizzonte di questioni sistemiche di carattere politico che riconosce nelle culture e nelle istituzioni neoliberiste la vera causa e il vero nemico da sconfiggere.
Ci libereremo!
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