Perché con questa classe politica non usciremo mai dall’euro(pa)
Potete fare tutti i sogni bagnati che volete, pensare alle più recondite strategie, immaginare pianificazioni segrete e inconfessabili. Vi accorgerete presto (se non ve ne siete già accorti), che è del tutto inutile e sterile, oltreché frustrante. Con questa classe politica l’euro non è in discussione. Di più: non è in discussione la stessa adesione all’Unione Europea. E non ci sono dietro piani B o C o D. Come dissi già qualche tempo fa, esiste solo il piano A: restare nell’euro, nell’Europa e irlandesizzare questo paese; cioè privatizzarlo, sterilizzando il principio di uguaglianza sostanziale che impone un comportamento attivo dello Stato in economia.
La questione è chiara. Se partiamo dall’assunto che l’euro, essendo un cambio fisso, non è solo una moneta di scambio, ma è anche uno strumento politico, e se teniamo presente che per mantenerlo operativo ed efficiente, è necessario imporre osceni vincoli di deficit e spesa (che comprimono la crescita e lo sviluppo economico), non potete non considerare la UE come un costrutto ideologico il cui scopo è esattamente quello di disattivare la Costituzione del 1948, e cioè la democrazia popolare costituzionale, basata sul benessere economico diffuso che ruota attorno al principio lavoristico. E non lasciatevi ingannare da chi, un giorno sì e l’altro pure, mentre esalta le “virtù” dell’Unione Europea (“ci ha dato settant’anni di pace”), evoca la Carta selettivamente per giustificare tutte quelle politiche (sostenute dall’Unione Europea) volte a rafforzare il verbo globalista, malthusiano e neoliberista, e perciò veicolando la malsana quanto balzana idea che la nostra Costituzione non sia stata scritta per tutelare l’indipendenza, l’identità sociale-culturale e la sovranità della nazione italiana, ma per il suo esatto opposto: per cederle e dissolverle.
Ma torniamo al punto centrale. Dicevo che l’attuale classe politica non è in grado e nemmeno vuole riscattare la libertà e la piena sovranità del popolo italiano, rispetto all’Unione Europea. La volontà e la capacità di farlo richiedono una consapevolezza piena sul significato dei principi costituzionali fondamentali inderogabili, richiede amore incondizionato rispetto a quei principi e, non per ultimo, richiede rispetto per il senso di patria e di appartenenza politico-culturale. Richiede, in altre parole, consapevolezza su un dato fondamentale: l’Italia è un paese che ha una precisa connotazione costituzionale, culturale, sociale, economica, che rende costituzionalmente illegale, economicamente inaccettabile e socialmente inopportuno qualsiasi tentativo di cedere sovranità a un’entità sovranazionale che persegue finalità opposte, basandosi spudoratamente su principi economici e politici sconfessati dalla Costituzione del 1948, e anzi inappellabilmente ripudiati proprio perché intrinsecamente destabilizzanti per la democrazia.
Ecco la ragione per la quale non è possibile affidarsi a questa classe politica per sperare in un’uscita dall’Unione Europea o dall’euro. Per quanto una forza politica che si proclami (a parole) moderatamente euroscettica possa arrivare al 51% dei consensi, la completa assenza di consapevolezza su ciò che bisognerebbe fare per far ripartire l’economia del paese, rende del tutto inutile quel consenso. Il dominio culturale del liberismo e delle sue fallaci ricette economiche (fallaci per il benessere diffuso, intendiamoci, ma non per quei pochi rentiers transnazionali che da esse traggono pieno vantaggio), è tale che la presa di coscienza democratica e sovranista in questo paese è diventata ormai inversamente proporzionale al predetto dominio. Non è possibile, in altre parole, essere liberisti e nel contempo sostenere posizioni euroscettiche, poiché l’euroscetticismo è connesso intimamente a una filosofia politica-economica diametralmente opposta al liberismo, come del resto ho già evidenziato nel paragrafo precedente.
La verità è che se davvero si vuole avere la benché minima speranza di spezzare le catenere eurocratiche, è necessario che il mondo euroscettico prenda piena coscienza che solo l’attuazione della Costituzione del 1948, nella sua parte economica-fondamentale, è il viatico per la riconquista della piena sovranità nazionale. Dunque solo una visione keynesiana o socialista, in un contesto di piena coscienza patriottica, può rendere l’italexit concretizzabile. L’alternativa non esiste. Non esiste alcuna possibilità che il liberismo spezzi le catene che esso stesso ha saldato alle nostre caviglie. E se anche desse questa illusione, è perché probabilmente ci sta cucinando una ricetta ancora peggiore.
Fonte: http://davidemura.com/perche-con-questa-classe-politica-non-usciremo-mai-dalleuropa-6429/
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