Conte e il vizietto della supercazzola
di ECONOMIA, POLITICA, E LIBERE IDEE (Syd Bariam)
Hanno firmato il MES! anzi no. E’ nata così la gran confusione e il gran putiferio che ancora una volta ha radicalizzato lo scontro che vede confrontarsi le solite due tifoserie: da un lato, Partito Democratico e pentastellati con le bandiere europeiste, supportati questa volta oltre che dall’Unione Europea e dai soliti progressisti, colti e danarosi, anche dalle massaie ventenni ammaliate dal fascino del Conte: in realtà, quando parlavano di Grande Fratello si riferivano ad Orwell e non al format di mediaset, ma qualcuno deve aver letto solo il titolo; dall’altro, un pò di tutto: autonomi, lavoratori dipendenti, papeete e chi più ne ha più ne metta.
Contenuti zero, o quasi. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza.
E’ stato firmato il MES? anzi, è stato firmato qualcosa? in realtà l’Eurogruppo o è una riunione informale dei Ministri dell’Economia delle varie nazioni dell’area euro che si riuniscono ogni qualvolta c’è bisogno di affrontare questioni particolarmente tecniche e preparare i lavori per il Consiglio Europeo (Istituzione che riunisce i Capi di Stato). Il problema degli aiuti economici in questa fase storico-politica è molto tecnica oltre che molto delicata per una serie di ragioni. E’ ovvio che si discuta prima a livello tecnico e poi politico. Alla riunione incriminata l’Italia si è presentata con una indicazione chiara, stando alle dichiarazioni pubbliche fatte del Premier Conte: l’Italia sostiene l’ipotesi di emissione di titoli di debito comuni (i cosiddetti coronabond) per finanziare la situazione emergenziale innescata dalla Pandemia da “Coronavairus” garantiti indistintamente dalla totalità dei membri dell’area euro, mentre si oppone fortemente alla vagheggiata indiscrezione di far ricorso al MES. I falchi europei: Germania e Olanda sopra tutti, hanno sin da subito, e ad onor del vero, sin dall’istituzione dell’UE, considerato l’ipotesi di condivisione del debito non percorribile in maniera assoluta. Inoltre la Costituzione della Germania esclude categoricamente che la nazione possa in qualche modo procedere alla mutualizzazione del debito di altre nazioni. L’architettura costituzionale tedesca è rigida sul punto: infatti ogni nuovo impegno internazionale che la nazione sottoscrive deve passare al vaglio della Corte per verificarne la compatibilità con la sua Carta fondamentale.
Dopo varie discussioni l’Eurogruppo ha raggiunto un accordo di massima con quattro punti da sottoporre al futuro Consiglio europeo. Tra questi punti è stato esclusa la possibilità di emissione di debito comune ma sono stati garantiti degli alleggerimenti sul Mes. In particolare, il Mes può essere attivato dagli Stati in difficoltà per poter ottenere una linea di credito senza condizioni (che possono essere però imposte anche in una fase successiva) per finanziare la sanità pubblica entro il 2% del Pil 2019 (circa 36 miliardi). Ma attenzione: le ECCL (linee di credito precauzionali) sono senza condizioni solo se si utilizzano durante la crisi sanitaria. Viceversa verranno ristabilite le normali linee di credito condizionate alla sottoscrizione del MoU (il memorandum di intesa che stabilisce quali misure il paese debitore si impegna a porre in atto per restituire l’ammontare richiesto): in pratica quello che fu fatto con la Grecia.
L’altro strumento messo sul tavolo dall’UE è il SURE (Support to mitigate unemployment risks in emergency) che serve per finanziare la cassa integrazione di tutti i Paesi membri. Il SURE funziona così: tutte le nazioni forniscono garanzie per 25 miliardi, che dovranno essere liquidi ed immediatamente esigibili, grazie alle quali la Commissione si impegna ad emettere bond a tripla AAA (sicurezza massima e tassi molto bassi) per 100 miliardi di euro con i quali si finanziano gli Stati che ne hanno bisogno per sostenere i disoccupati involontari dovuti alla chiusura delle attività e alla eventuale crisi successiva. Anche in questo caso la somma per ogni singola nazione sarà di gran lunga insufficiente rispetto al fabbisogno, in linea con tutta la logica europea che sulle questioni importanti si muove sempre come tappabuchi. Inoltre, aspetto fondamentale, questi soldi sono un prestito che andrà restituito interamente, che quindi graverà sulla ripresa. Quindi nessuna forma di aiuto vero e proprio ma solo un ponte per spostare ad un periodo futuro il problema. La stessa soluzione che in Italia è stata offerta alle imprese: l’indebitamento per rimandare al futuro il problema del rimborso.
Fatta questa premessa passiamo al dato politico. Come ne esce l’Italia da questa riunione? La risposta è semplice. La logica europea non è mai cambiata sin dalla sua istituzione: regole finanziarie nella logica liberista che non prendono mai in considerazione le peculiarità delle zone periferiche dell’area euro. Quindi regole minime e affidamento alla famosa mano invisibile del mercato. Omen nomen: questa mano è davvero invisibile. L’Italia quindi ne esce sconfitta senza alcuna novità, anzi in linea con tutto il percorso di integrazione europea. Tuttavia, dato che però stavolta la stessa moneta unica è a rischio implosione si è cercato di dare qualche contentino di facciata agli Stati in difficoltà attraverso l’emissione di una linea di credito, ripeto di gran lunga insufficiente, che però dovrà essere sempre restituita. L’unico sconto che viene fatto è quello di non doversi confrontare con i “mercati” per finanziare tale debito aggiuntivo e sterilizzare l’odioso problema dello spread. Se quindi allo Stato italiano l’Unione Europea prospetta come unica soluzione un indebitamento a tasso agevolato perché poi meravigliarci quando lo Stato fa lo stesso con le sue imprese? E’ la logica del libero mercato prospettato dagli economisti neoclassici, i quali, nonostante i chiari fallimenti della loro visione economica, hanno occupato ogni istituzione di rilievo e si scagliano con estrema violenza verbale nei confronti dei pensatori appartenenti alle altre scuole di pensiero. Per intenderci, se fosse vivo Keynes, uno dei più rilevanti esponenti della moderna politica economica, verrebbe escluso da ogni consesso, ridicolizzato o espulso dall’albo, se ce ne fosse uno.
Quindi è vero che è stata una “caporetto”, una grandiosa disfatta? non saprei, o meglio, non una disfatta particolarmente diversa da quella cui assistiamo quotidianamente da quando abbiamo aderito al famoso “sogno europeo”.
Veniamo alla contro accusa: il MES fu voluto da Salvini e dalla Meloni? in realtà il 2011 era un anno molto diverso da quello attuale: la Grecia ancora non era caduta nelle grinfie della Troika, e per noi italiani l’Europa era ancora una Istituzione felice. L’Italia aveva appena conosciuto una crisi finanziaria che però subì meno dei suoi partner per due motivi. Il primo è che le sue banche non erano fortemente internazionalizzate come quelle tedesche e questo, se prima della crisi era un punto debole per i dividendi aziendali, si trasformò in uno scudo inatteso. Il secondo motivo sta nel fatto che gli italiani godevano di uno dei più alti tassi di risparmio al mondo che contribuiva a controbilanciare le perdite con una elevata solidità patrimoniale. In quell’anno nessun italiano avrebbe mai ipotizzato lo scenario attuale. E in quell’anno cominciarono le discussioni per l’istituzione di un fondo cosiddetto salvastati.
L’Italia era contraria alle condizionalità, allora come oggi, e a favore dell’emissione europea di bond comuni: una sorta di apripista per l’emissione di moneta europea. La posizione era tenuta da Tremonti, uno dei primi fautori della mutualizzazione del debito comune. Tuttavia, una Istituzione come quella europea, che non emette moneta, che non ha una Banca Centrale che svolge la funzione di garanzia di ultima istanza, che ha bisogno di chiedere ai singoli Stati membri contributi per finanziare il proprio funzionamento e le singole politiche comunitarie, che risposta avrebbe dato ad uno Stato che si fosse trovato in difficoltà finanziaria? L’allora ministro Tremonti spingeva per l’istituzione degli E-bond nella logica di un accordo che prevedesse anche l’emissione dei famosi bond europei, in un articolo apparso già nel 2010 sul Financial Times (https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://www.astrid-online.it/static/upload/protected/Junc/Juncker-Tremonti.pdf&ved=2ahUKEwjq-9PSueHoAhUt86YKHbfwADQQFjAAegQIARAB&usg=AOvVaw34RPZEzSUwG5O29HgJ161Q).
Ovviamente i cosiddetti falchi non erano d’accordo, proprio come non lo sono oggi. Nel frattempo il Governo fu fatto cadere, con la regia delle banche tedesche, con la scusa dello spread. Il motivo era anche la timida opposizione che il Governo italiano cominciava a fare a livello europeo, si incominciavano ad intravedere i primi mugugni, e questa balzana idea che si portava in Europa non aiutava: si chiedeva che l’Europa facesse un passo in avanti verso la condivisione del debito. La risposta fu un attacco speculativo sui mercati finanziari, la famosa lettera della BCE, lo spread che saliva e il famoso “fate presto” del Sole 24 ore (per una interessante disamina dell’accaduto (https://www.panorama.it/news/2011-congiura-berlusconi-governo-monti-napolitano). Venne Monti e in Parlamento si votò la ratifica del MES che fu l’evoluzione del vecchio fondo salvastati EFSF a forti condizionalità. Berlusconi e il suo partito votarono a favore, ad esclusione della Meloni, assente, assieme a La Russa, il che fa pensare che i due già erano in rotta di collisione col PDL, e la Lega votò contro. (https://parlamento16.openpolis.it/votazione/camera/trattato-di-istituzione-del-mes-ddl-5359-voto-finale/39325)
E’ ragionevole affermare che furono Salvini e Meloni che istituirono il MES? mi pare sia chiaro di no. Tuttavia bisogna fare una precisazione. Il MES non è il problema, o almeno finché non se ne richiede l’utilizzo. E’ un problema, piuttosto, perché, in una situazione di risorse scarse, ha drenato ulteriori risorse finanziarie dalla disponibilità dello Stato per accrescere il macchinoso mostro europeo. Ma se entriamo nella logica europeista è necessario disporre almeno di uno strumento del genere per intervenire nei casi di crisi finanziarie soprattutto per sostenere il settore bancario. Si precisa che spesso, e il caso greco ne è un chiaro esempio, il sussidio viene dato allo stato indebitato per evitare che la sua insolvenza si ripercuota sui suoi creditori. Il salvataggio della Grecia, per intenderci, è servito ad evitare che fallissero le banche tedesche che avevano speculato sui titoli di debito sovrano greci, i quali erano rischiosi ma molto appetibili dato che garantivano altissimi rendimenti. Ma questo non significa che aderire al Fondo salvastati sia opportuno. Di fatto significa concedere alla Unione Europea forti e decisi poteri sui tagli alla spesa pubblica che lo Stato debitore è chiamato a sostenere per vedersi concedere il credito, il quale viene erogato in varie fasi subordinate al recepimento delle indicazioni. Ma se ben ci pensiamo l’Unione Europea già si muove in questa direzione quando procede con le famose letterine del rigore a cui seguono ripercussioni di mercato e aumenti dei tassi di interesse che devono riconoscersi ai finanziatori.
Ma il punto focale della questione qual è? In realtà la discussione è piuttosto surreale. Si continua a guardare il dito e a non vedere la Luna. L’Europa è strutturata, pensata per portare la competizione, la concorrenza interna ai massimi livelli. Quando si parla di ottimizzazione, di competitività si parla anche di fallimento di tutto ciò che non sta al passo con la competizione, fa parte del modello prescelto. Fateci caso: questo meccanismo distorto della competitività è stato talmente pompato che siamo arrivati ad applicarlo ai nostri stessi rapporti sociali. L’utilità è diventato il metro della nostra valutazione. La parola sociale è stata relegata a fenomeno folcloristico di qualche centro di aggregazione. Così continuiamo a dibattere di temi marginali senza colpire mai il bersaglio. Lo stesso avviene nei talk-show di intrattenimento: una parola, questa, odiosa, che mi sa di attesa depensante. Quando penso all’intrattenere una persona penso a qualcuno che parla di cose sostanzialmente inutili, buttate lì senza filo logico, solo in attesa che arrivi o avvenga qualcos’altro.
E la politica in Italia è questo: intrattenimento. Una discussione seria metterebbe al centro dei temi fondamentali come il problema di uno Stato senza moneta, l’assenza di barriere commerciali che porta ad una concentrazione estrema dei capitali verso il centro geografico della zona, la mobilità dei fattori produttivi che seguono la moneta, il libero mercato, il capitalismo. Affrontare questi temi in maniera seria servirebbe ad ognuno di noi per potersi fare una idea approfondita di cosa sia l’Unione Europea e del suo sogno erasmus. Bisognerebbe chiedersi: perché agli Stati viene impedito di creare moneta mentre questo è concesso alle banche private?
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