Il MES, la cessione di sovranità e l’ipoteca sul futuro
di POLITICA, ECONOMIA E IDEE LIBERE (Syd Bariam)
In questi giorni è stato portato avanti un lungo dibattito riguardo al MES, troppo spesso in maniera incompleta anche se, probabilmente, in maniera voluta. In linea generale però è emerso che l’assenza assoluta di condizionalità nella concessione dei crediti da parte dell’organismo europeo di stabilità è praticamente impossibile per tutta una serie di motivi elencati qui.
Quello che mi preme approfondire in questo articolo, tuttavia, è l’aspetto giuridico e le immunità di cui godono l’organismo istituzionale europeo chiamato Meccanismo Europeo di Stabilità e i suoi rappresentanti: si tratta di pesanti privilegi ed immunità addirittura anche dinanzi al potere sovrano della Repubblica Italiana. I membri del MES sarebbero quindi al riparo e al di sopra della nostra legislazione interna.
Entrando nel dettaglio, l’art. 32 del Trattato istitutivo, nelle sue varie articolazioni, stabilisce che:
il MES ha piena personalità e capacità giuridica (comma 2);
i beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione (comma 3); quindi i finanziamenti ricevuti da questo organismo sfuggirebbero alla giurisdizione dello Stato italiano e qualsiasi questione connessa all’interpretazione o all’applicazione delle disposizioni del presente trattato e dello statuto del MES che insorga tra il MES e uno dei suoi membri, o tra i membri del MES, è sottoposta alla decisione del consiglio di amministrazione in base all’art 37 comma 1;
i beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano
detenute, non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative (comma 4);
gli archivi del MES e tutti i documenti appartenenti al MES o da esso detenuti sono
inviolabili (comma5); i locali del MES sono inviolabili (comma 6).
L’articolo 34 invece afferma che i membri o gli ex membri del consiglio dei governatori e del consiglio di amministrazione e il personale che lavora, o ha lavorato, per o in rapporto con il MES sono tenuti a non rivelare le informazioni protette dal segreto professionale. Essi sono tenuti, anche dopo la cessazione delle loro funzioni, a non divulgare informazioni che per loro natura sono protette dal segreto professionale. Così non potrà mai accadere che qualcuno dei suoi componenti possa rendere pubblico il modo in cui vengono fatte le scelte o prese le decisioni all’interno dell’organismo, sotto quali pressioni, in base a quali e quanti ricatti, e i principi cui esso si ispira nel concedere i prestiti e soprattutto nell’imporre agli stati le condizioni richieste come garanzia del credito erogato. Avremo quindi l’ennesimo pachiderma indipendente ed autoritario che sarà caratterizzato da una completa assenza di accountability, ovvero da una qualsiasi forma di resoconto che consenta un controllo da parte dei cittadini sul suo operato, un meccanismo indipendente che risponde solo alle logiche finanziarie, e che forse potrà rispondere, in maniera solo indiretta, ai cancellieri di turno che ne hanno nominato i membri, in ragione del potere politico di quello stato in europa. Non è difficile immaginare che chi avrà più peso all’interno del consiglio avrà in mano le sorti degli stati che ne chiederanno l’accesso: Francia e Germania assieme ad uno stato del calibro dell’Olanda, o del Belgio dispongono già della maggioranza dei voti. Con queste norme non accadrà mai che un membro del board possa mai raccontare qualche retroscena come è avvenuto nel caso delle registrazioni pubblicate da Varoufakis, peraltro con colpevole ritardo, riguardo i prestiti concessi alla Grecia.
Come controgaranzia a tale silenzio è stabilito all’art. 35 comma 1 che nell’interesse del MES, il presidente del consiglio dei governatori, i governatori e i governatori supplenti, gli amministratori, gli amministratori supplenti, nonché il direttore generale e gli altri membri del personale godono dell’immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nell’esercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell’inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti.
Inoltre ogni decisione riguardo l’interpretazione di quanto stabilito nel Trattato istitutivo del MES è rimandata alla decisione del consiglio dei governatori, con esclusione dal voto del paese che ha richiesto la stessa in base all’art. 37 comma 2 che recita il consiglio dei governatori decide su qualsiasi controversia tra il MES e i suoi membri, o tra i membri del MES, in relazione all’interpretazione e all’applicazione del presente trattato, compresa qualsiasi controversia sulla compatibilità delle decisioni adottate dal MES con il presente trattato. Il voto del membro o dei membri del consiglio dei governatori appartenente o appartenenti al membro o ai membri del MES coinvolti è sospeso quando il consiglio dei governatori vota su tale decisione e la soglia di voto per l’adozione della decisione è ricalcolata di conseguenza.
Da quanto riportato in precedenza emerge chiaramente che ogni finanziamento da parte del Meccanismo deve essere coerente con quanto stabilito nel Trattato istitutivo dello stesso, e questo deve essere a sua volta coerente con i Trattati istitutivi dell’UEM; che ogni tentativo di mutualizzazione del debito è contraria ai Trattati; che ogni problematica interpretativa delle decisioni prese dall’organismo MES deve essere rimandate al consiglio dei governatori, nel quale si decide a maggioranza e con esclusione del paese in questione.
Davanti a questo quadro normativo è chiaro che lo stato che contrae il debito utilizzando questo meccanismo perde il diritto della lex monetae su questa promessa di pagamento (qui trovate una spiegazione sintetica e chiara di Jacques Sapir). La relativa parte di debito seguirebbe la legislazione internazionale e dovrebbe essere ripagata nella valuta avete corso legale al momento della sottoscrizione, o nella valuta avente corso legale riconosciuta dal creditore. In questo caso, se la nazione decidesse di abbandonare l’UEM potrebbe ridenominare l’intero debito pubblico emesso dallo stato nel corso del tempo nella valuta che ha scelto di adottare come moneta legale ad eccezione di quella parte di debito contratta sotto la legislazione delegata MES. Questo debito, così, diventerebbe tanto più gravoso quanto più si svaluterebbe la moneta adottata dallo stato recedente.
La conseguenza immediata di questa sottoscrizione sarebbe quella di porre lo Stato in condizione di debolezza contrattuale, subalternità politica e rigidità decisionale in maniera diretta. Queste tre condizioni causerebbero una condizione di debolezza finanziaria su tutto il debito pubblico detenuto da soggetti privati stranieri che chiederebbero tassi di interesse più elevati spingendo sullo spread con i relativi titoli tedeschi.
E’ facile intuire che è grandissimo lo spazio politico che verrebbe sottratto alla nazione che decidesse di indebitarsi attraverso questo strumento perverso. E non è un caso che sia la strada verso la quale ci stanno spingendo con maggiore vigore le cancellerie del Nord.
Molti si sono affrettati nell’interpretazione molto improvvida secondo la quale l’Unione Europea dopotutto ha compreso che ci fosse bisogno di una risposta comune alla crisi scatenata dalle restrizioni imposte per motivi sanitari. Se ripercorriamo, però, rapidamente gli eventi per come si sono susseguiti, viene in risalto chiaramente come nessun sentimento solidaristico sia emerso in seno al dibattito europeo. Semplicemente ne è cambiato lo scenario: il contagio, che all’inizio toccava solo la nostra nazione, si è diffuso in tutta Europa ed oltre. A quel punto troppo facile è stato riconoscere la necessità di una risposta comune, se risposta comune vera ci sarà mai. La solidarietà europea, che, ribadiamolo, non esiste, si sarebbe dovuta palesare quando un solo membro si stava confrontando con un problema così grave. E così come non venne riconosciuta solidarietà alla Grecia nella sua peggiore ora, così ci è stata negata quando eravamo i primi e gli unici a sopportare il problema pandemico. Quando abbiamo chiesto sostegno alla BCE affinché evitasse la speculazione sui titoli di stato italiano all’inizio della pandemia, affinché non si aggregasse il problema spread al già gravissimo problema sanitario, Cristine Lagarde, neo presidente della BCE, ha risposto che “non siamo qui per chiudere gli spread“. Le scuse tardive, giunte quando ormai si prospettava il blocco delle attività produttive di tutte le nazioni europee, e quando ormai era chiaro che anche gli USA avrebbero subito un forte arresto economico, impattando l’economia mondiale intera, sono state una necessità ineluttabile perché prodromiche ad un intervento obbligato da parte dell’UEM in ragione sostenere la sua stessa esistenza.
La lentezza e la frammentazione delle discussioni con le quali l’Unione Europea è solita avanzare dimostrano che ogni parola pronunciata sia vuota e opportunistica. E’ chiaro che non si darà nessun finanziamento garantito dalla BCE che non sia nella forma di un prestito con condizionalità, sebbene possa cambiare il nome con cui verrà chiamato. Come è chiaro che le nazioni colpite dalla crisi economica non hanno affatto bisogno di ulteriori debiti controgarantiti da riforme strutturali peggiorative del Welfare State costruito con tante battaglie sociali. Nello stato in cui il mondo si trova non c’è bisogno di astrusi artifizi finanziari. Nello stato in cui il mondo si trova c’è bisogno che le banche centrali monetizzino il debito che i governi reputino necessario a sostenere la ripresa. E questo i Trattati europei non lo prevedono.
Aspettiamo dileggere prima di giudicare, i trattati ed i regolamenti possono essere derogati se siamo tutti daccordo e quidi qualunque cosa prevedano i regolamenti MES non è detto che non possano essere modificati o superati, rispetto alle altre considerazioni non si può che essere concordi, secondo me il problema non è mes o eurobond o sticazzi che si vuole ma il fatto che l’europa del nord non si fida di quella del sud che ci stà rimettendo in termini economici e di sovranità e poi c’è la parte est che vuole stare in europa ma solo se conviene, come il Regno Unito che infatti siè defilato, a queste condizioni perché stare insieme?…..questo è il problema.
I trattati dell’UE sono stati scritti da gente con i controcazzi
Se non te ne fossi accorto, anche quelli del MES non scherzano
Non c’è modo di derogare, eliminare o anche solo variare le condizioni di rigorosa condizionalità imposte ai paesi che intendono avvalersi dell’assitenza finanziaria
Se tu parli di modifica, deroga o superamento sei completamente fuori strada: è espressamente previsto che nulla può essere cambiato, anche nell’improbabile caso di totale unanimità
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