Mentre si prospetta un mostruoso lockdown giustificato da uno studio fatto dagli stessi che prevedevano 151.000 pazienti in terapia intensiva per giugno 2020, un altro colpo di scena nella saga dei tamponi.
Lo annuncia il direttore generale del Welfare della Regione Lombardia, Marco Trivelli, il quale ha disposto che, d’ora in poi, in Lombardia – ad eccezione della provincia di Pavia (!) – in nome dell’esigenza di combattere le famigerate “varianti” del Sars-Cov-2, non basteranno più 21 giorni di asintomaticità per confermare la guarigione dall’infezione, ma ci vorrà anche il tampone negativo per permettere all’incauto “positivo” di uscire dall’isolamento domiciliare.
E, per di più, i suoi “contatti stretti”, che finora potevano uscire dall’isolamento domiciliare dopo 10 giorni in assenza di sintomi, ora potranno farlo, solo dopo aver fatto un tampone negativo e dopo una quarantena di quattordici giorni. Questa tarantella del positivo e dei suoi “contatti stretti”, che entrano ed escono dall’isolamento domiciliare, a seconda di chi dirige le danze, merita di essere raccontata; anche perché è emblematica di una sgangherata “emergenza Covid” della quale non si vede la fine.
Il 9 giugno 2020, Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid dell’OMS dichiarava in conferenza stampa che era estremamente improbabile che gli asintomatici positivi potessero trasmettere il virus Sars-Cov-2; il 10 giugno L’OMS “rettificava” le dichiarazioni della Van Kerkhove dichiarando che era stata fraintesa; il 21 giugno l’OMS dichiarava che non servono più due tamponi negativi a distanza di 24 ore ma appena tre giorni senza sintomi per far cessare la quarantena.
In Italia, questo marasma nell’OMS spinse il governo a chiedere il da farsi al Comitato tecnico scientifico il quale sentenziò che, per far cessare la quarantena bastava, un solo tampone negativo dopo quindici giorni (passati poi a dieci). Ma visto che questo tampone non arrivava mai – essendo le Regioni intente solo a scovare altri positivi – dapprima si è autorizzato in molte regioni l’effettuazione di tamponi presso laboratori privati (con le conseguenze che è facile immaginare) poi, sfruttando il guazzabuglio di norme (si veda sotto lo screenshot di un passo della Circolare del ministero della Salute del 12 ottobre 2020 tutt’ora on line) e di “interpretazioni” di queste, ogni Regione (anzi, ogni Asl), tra sprechi inimmaginabilisi, si comportata come meglio gli pare.
Ma, ha senso insistere nella caccia al contagiato da isolare, considerato che il virus Sars-Cov-2 è ormai endemico? Ovviante no. Così come non ha senso il 99% delle norme che dovrebbero contrastare il Covid. Qualche proposta per cambiarle? Date un’occhiata qui
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