Cina: per la PBOC Bitcoin è una “Alternativa di investimento”. Perchè questa apertura?
di SCENARIECONOMICI (Fabio Lugano)
In un cambiamento drammatico e materiale nel tono di Pechino dopo un giro di vite sull’emissione e il commercio di criptovalute quasi quattro anni fa, la CNBC ha riferito che la banca centrale cinese (PBOC) sta ora definendo il bitcoin una “alternativa di investimento”.
Esperti del settore hanno definito i commenti “Un progresso” e stanno osservando attentamente eventuali modifiche normative apportate dalla Banca popolare cinese. Ecco il link al video con la notizia
“Consideriamo Bitcoin e le stablecoin come risorse legate allo strumento crittografico … Queste sono alternative di investimento“, ha detto domenica Li Bo, vice governatore della PBOC, durante un panel ospitato dalla CNBC al Boao Forum for Asia.
“Non sono valuta di per sé. E quindi il ruolo principale che vediamo per le risorse crittografiche in futuro, il ruolo principale è l’alternativa d’investimento “, ha aggiunto.
Mentre nel 2017 la Cina era il più grande mercato mondiale di bitcoin poiché i risparmiatori e gli speculatori locali utilizzavano la criptovaluta per aggirare La “Grande muraglia ai movimenti di capitale”. Pechino ha prontamente represso questa pratica e non solo ha vietato le cosiddette ICO, le offerte iniziali di monete, ma ha anche chiuso il mercato locale delle valute virtuali e tutti gli exchange con sede in Cina. Tutto questo era stato giustificato con la volontà di non destabilizzare la finanza con un oggetto che veniva valutato, più o meno, come una mezza truffa. Questo ha fatto si che il cuore pulsante delle valute virtuali lasciasse l’Estremo Oriente, anche per l’atteggiamento restrittivo della Corea del Sud, e si spostasse negli USA ed in occidente
La PBOC h messo in evidenza che comunque qualche forma di regolamentazione, anche minima, è necessaria prima di accettare di nuovo Bitcoin, ma è un colpo di scena di grandi dimensioni. Che cosa può aver spinto la PBOC, cioè un ramo del governo del Partito Comunista, a questo cambiamento?
Ecco alcune ipotesi:
- favorire un’uscita di capitali in un momento di forte avanzo delle partite correnti che, altrimenti, avrebbe portato a una rivalutazione dello Yuan, con quello che ne consegue per l’export e l competitività. In questo caso si favorisce poi una valuta senza stato, quindi non si fanno regali finanziari all’avversario USA;
- abituare la gente all’uso delle valute digitali in prossimità dell’uscita dello Yuan digitale, e renderlo più accettabile nascondendone le insidei, come la perfetta programmabilità e tracciabilità;
- riprendere il controllo, per quanto possibile, di questo ramo dell finanza moderna, gettando un trave fra le gambe degli USA:
Per ora Bitcoin non ne ha risentito nelle proprie quotazione, e sta ancora riprendendosi dall’ultimo flashcrash, ma se i capitali cinesi dovessero tornare porterebbero una nuova linfa alle valute virtuali.
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