Nuovi paradigmi tecnologici e nuove rotte di interconnessione tra sistemi economici e Paesi: la sfida della transizione energetica vive delle convergenze parallele di due binari molto precisi. È evidente che l’evoluzione di nuovi paradigmi in termini di sicurezza e resilienza delle reti, controllo del rapporto tra domanda e offerta in campo elettrico (in modo tale da aumentare il peso delle rinnovabili nel mix di generazione) e flessibilità non può non andare di pari passo con la definizione precisa dei network che, su scala nazionale e transfrontaliera, connettono quelli che non sono solo centri di generazione e distribuzione ma anche le arterie dei mercati energetici
Negli scorsi decenni le reti di interconnessione di diversi Paesi, soprattutto in Europa e Nord America, sono state gradualmente integrate, inizialmente per ragioni di stabilità e sicurezza e poi, a partire dagli Anni Settanta e Ottanta, per consentire il commercio di energia sfruttando i differenziali di prezzo tra varie aree geografiche. Oggigiorno le linee di interconnessione sono sempre più utilizzate per gli scambi transfrontalieri risultanti dai meccanismi di mercato a breve termine, che in un’era futura in cui le rinnovabili si faranno spazio in forma crescente nella generazione elettrica dovranno essere monitorati con sempre maggiore attenzione.
La presenza di una potenza “volatile” e non programmabile (è il caso di eolico e fotovoltaico) nel campo della generazione impone una crescente attenzione al tema delle reti. Gli esperti di CESI, società italiana leader mondiale nel campo dell’innovazione, del testing, e della consulenza per il settore elettrico e negli studi di interconnessione, hanno scritto su Nuova Energia che “l’utilizzo di ingenti risorse energetiche sfruttabili per produrre energia solo dove queste si trovano (grosse centrali idroelettriche, campi eolici e risorse solari come nel caso di Nord Africa e Medio Oriente) richiede lo sviluppo di sistemi di interconnessione/trasporto anche di migliaia di chilometri” e la governance di una rete che presenta centinaia di nodi. Ciò sta spingendo alla “realizzazione di collegamenti ad altissima tensione su lunghe distanze come nel caso della Cina, dove sono già in esercizio linee da 6-7 GW realizzate con tecnologia in corrente continua ad altissima tensione HVDC. Si veda, ad esempio, la linea di 2.000 km avente taglia 7 GW e in tecnologia HVDC ±800 kV che collega a Shangai le centrali idriche all’interno del Paese”.
CESI, infatti, è in prima linea nel promuovere soluzioni propedeutiche all’aumento dell’efficienza energetica a livello globale. In un’ottica di crescente decarbonizzazione e incremento della complessità tecnologica delle reti, la programmazione strategica dei sistemi di interconnessione ha una valenza cruciale per ogni comunità ed azienda, diventando inoltre una vera e propria questione di sicurezza nazionale. I sistemi di interconnessione, in tecnologia HVDC, che CESI contribuisce a sviluppare sono, per usare le parole del Ceo Matteo Codazzi, la “banda larga” dei moderni mercati elettrici, in quanto “permettono di trasportare grandi quantità di elettricità su lunghe distanze e con costi e perdite di energia molto bassi”.
CESI offre alle aziende clienti anche la possibilità di testare in maniera continua le tecnologie critiche promosse per realizzare interconnessioni offshore di elevata criticità. I laboratori di Arnhem, parte di KEMA Labs – la Divisione di Testing, Inspection and Certification di CESI – in questo contesto, sono uno degli hub critici per permettere alla multinazionale, alle aziende partner e agli stakeholder dei vari progetti realizzati un dialogo e un’interazione continui sullo sviluppo tecnologico. La percezione è che le interconnessioni su linee HVDC possano offrire un contributo fondamentale a rafforzare la sicurezza energetica dell’Europa, la sua corsa verso la transizione e la decarbonizzazione e la tutela dell’ambiente grazie allo sfruttamento di nuove tecnologie che CESI vuole contribuire a portare a piena maturità. Le attività di CESI hanno particolare importanza nel quadro del piano PROMOTioN (Progress on Meshed HVDC Offshore Transmission Networks) introdotto dall’Ue nel 2020 per ottenere una crescita delle reti di ultima generazione.
E, sempre nell’ambito delle tecnologie Hvdc, opererà l’interconnettore EuroAfrica, il cavo sottomarino per la trasmissione di energia elettrica che si snoderà sull’asse Cairo-Nicosia e al cui progetto di realizzazione CESI opera come consulente. Lungo 1.707 km e capace di trasportare 2.000 MW di energia, EuroAfrica permetterà di collegare il bacino del Mediterraneo, l’Africa e l’Europa sul fronte dell’interscambio elettrico, ampliando la profondità dei network e la resilienza dei sistemi. L’interconnettore transmediterraneo sarà la parte più strategica, il midollo osseo di una spina dorsale elettrica che metterà per la prima volta in connessione l’Europa, l’Africa e i Paesi dell’area del Golfo. Garantendo ai Paesi del Vecchio Continente di accedere alla possibilità di una fornitura di energia elettrica più sicura, grazie alla produzione di elettricità sia dalle riserve di gas cipriote ed egiziane che dalle fonti rinnovabili, disponibili nei paesi collegati. Il tutto con un contributo non indifferente e tangibile a quella decarbonizzazione che, non dimentichiamolo, rimane di fatto un obiettivo strategico di CESI. L’energia può unire i popoli e creare nuovi mercati: grazie alla tecnologia di ultima generazione e al ruolo delle reti, la possibilità di uno sviluppo sostenibile dei mercati elettrici non è affatto utopia.
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