Tunisia, brutte notizie per il Mediterraneo
di FULVIO SCAGLIONE (www.fulvioscaglione.com)
La realtà è stata più prosaica e brutale. Il quadro politico tunisino è frammentato: Ennahda è il partito più influente ma nessuna formazione, in Parlamento, supera il 25% dei consensi. Il presidente Saied, eletto nel 2019, non ha mai trovato un accordo con Gannouchi, il leader di Ennahda. Risultato: tre primi ministri in un anno, una paralisi decisionale che ha bloccato ogni tentativo di affrontare le due grandi emergenze: quella economica e quella sanitaria.
La Tunisia ha un debito pari al 100% del suo Prodotto interno lordo. In particolare, ha un debito estero di 30 miliardi di dollari, che prova a ripianare con il turismo, le rimesse degli emigrati e le esportazioni. Con la crisi globale che impazza il compito è durissimo, anzi: impossibile. Da qui la necessità di prendere a prestito denaro che poi non riesce a restituire. Non a caso negli ultimi dieci anni la Tunisia è ricorsa già tre volte all’aiuto del Fondo Monetario Internazionale, e il quarto prestito (4 miliardi di dollari) era quello che stava trattando l’ormai ex premier Mechici.
L’altra emergenza è quella del Covid-19. Prima il virus e poi la campagna vaccinale sono state affrontate in maniera disastrosa: 550 mila persone contagiate e 18 mila morte, in una popolazione di nemmeno 12 milioni. Solo il 10% della popolazione è stato finora vaccinato, al punto che il solito presidente Saied, non molti giorni prima di prendersi l’esclusiva del potere, aveva ordinato all’esercito di assumere il controllo dei centri sanitari e della distribuzione dei vaccini. In queste condizioni qualcosa doveva prima o poi succedere. Saied, se non altro, si è preso la responsabilità di non perdere altro tempo.
Bisogna ora vedere che cosa succederà. Ci sono state proteste in diverse città contro l’iniziativa del Presidente, ma anche manifestazioni a favore, forse pilotate. Il timore è che eventuali scontri tra fazioni possano innescare una guerra civile, ma la prospettiva, per ora, sembra lontana. Su Tunisi puntano lo sguardo i Paesi vicini, Libia e Algeria, l’una spaccata in due, l’altra reduce da una crisi che a quella tunisina molto somiglia. Ma anche l’Italia, che non ha smesso di confrontarsi con il problema dei flussi migratori e che proprio nel maggio scorso aveva siglato con il Governo tunisino un accordo su accoglienza e rimpatrii che pareva destinato ad aprire la strada a un patto strategico tra Tunisia e Unione europea. Adesso tutto torna in gioco, per loro e per noi. Ed è una brutta notizia.
FONTE: http://www.fulvioscaglione.com/2021/07/28/tunisia-brutte-notizie-per-il-mediterraneo/
Solamente cacciando gli invasori… non sollecitando che se ne vadano.
MI RICORDA BRENNERO… per chi la storia se la ricorda. con la frase…GUAI AI VINTI.