Talassocrazia. I fondamenti della geopolitica anglo-statunitense. Marco Ghisetti
da MARX XXI (Marco Pondrelli)
Nel 1967 negli USA fu pubblicato un libro: ‘Report from the Iron Mountain: on the Possibility and Desirability of Peace’, alla stesura avevano partecipato personaggi importanti come Robert McNamara e Dean Rusk. Il report sosteneva che la pace mondiale avrebbe comportato dei rivoluzionari cambiamenti nella struttura sociale di tutti gli Stati, concludendo che la guerra ‘è il fondamento organizzativo delle società moderne’ [pag. 6]. Erano gli Stati Uniti delle grandi contestazioni, delle lotte per i diritti degli afro-americani, ma erano anche gli Stati Uniti della guerra in Vietnam, ecco perché consigliamo ai tanti Veltroni di guardare alla storia di questo paese, nato sul genocidio e sullo schiavismo, in termini maggiormente critici.
Il libro di Marco Ghisetti è un’analisi dei fondamenti della geopolitica statunitense. Sulla geopolitica, anche a sinistra e fra i comunisti, si è molto discusso, in tanti ne contestano la validità ma leggendo questo libro se ne capiscono i fondamenti.
L’Autore prende in considerazione 3 autori del mondo anglosassone: Alfred Mahan, Halford Mackinder e Nicholas Spykman, il primo ed il terzo statunitense ed il secondo inglese. Il fatto che tutti e tre mettano le loro teorie al servizio dell’imperialismo statunitense ed inglese, non rende meno interessante il loro lavoro.
I 3 autori sono molto diversi fra loro ma alcuni elementi in comune possono essere trovati a partire dalla contrapposizione fra le potenze di terra e di mare, destinate alla vittoria (nel pensiero dell’Ammiraglio Mahan).Queste considerazioni spinsero gli Usa a sviluppare la forza navale sia militare che commerciale, mettendoli in grado di combattere oltre alle guerra convenzionali anche quella che per Mahan era la ‘diplomazia del cibo’ che oggi è stata affinata con le sanzioni.
Con Mackinder nasce la geopolitica che non è una semplice articolazione degli studi geografici, perché per quanto sia vero che i ministri passano ma le catene montuose restano per capire le dinamiche internazionali è necessario aggiungere la geostoria. Da queste premesse teoriche nasce l’idea di continente euroasiatico (che tanto solletica i simpatici cacciatori di rossobruni) e con esso l’idea di Stato perno. Per Mackinder, che scrive agli inizi del Novecento, lo Stato perno da limitare è la Russia. Mosca grazie allo sviluppo delle ferrovie ed in generale delle vie di comunicazione terrestre può divenire l’egemone euroasiatico e con lo sviluppo della flotta navale può marginalizzare il ruolo inglese. Solo successivamente il pericolo si sposta da Mosca a Berlino portando all’alleanza fra Inghilterra e Russia, questo avviene perché la Germania con una vittoria ad oriente potrebbe divenire l’egemone dell’Eurasia o dell’Isola Mondo (Heartland). Questo è un tema essenziale che ci permette di capire anche la politica attuale statunitense, la paura rimane quella di un’alleanza Russia-Germania o della conquista di un paese sull’altro, ecco perché Mackinder sostiene che ‘è di necessità vitale che ci sia una serie di Stati indipendenti tra la Germania e la Russia’ [pag. 64], questo spiega molto bene le tensioni in Ucraina e nel Donbass descritte molto bene da Sara Reginella nel suo libro. La possibilità, per gli USA una minaccia, come afferma Alberto Bradanini che un dialogo fra Russia e Germania possa completarsi con una collaborazione con la Cina sarebbe un cambiamento storico di portata incommensurabile.
L’ultimo autore analizzato Spykman, nonostante sia morto nel 1943, può essere considerato il teorico del contenimento sovietico, portato avanti dal suo allievo più brillante: Zbigniew Brzezinski. Spykman affiancò all’idea di Heartland, espressa da Mackinder, quella di Rimland in cui esercitare il contenimento della potenza sovietica. Quando nel 1997 Brzezinski diede alle stampe il suo libro più importante, la Grande Scacchiera, egli individuò, come aveva già fatto negli articoli che avevano preceduto questo lavoro, la necessità di impedire il sorgere di un egemone euroasiatico. Per gli USA diveniva vitale impedire un’alleanza autonoma rispetto alle politiche statunitensi, in particolare un asse Russia, Cina ed Iran (che al tempo poteva apparire fantapolitica). Da qui il tentativo di disgregare ulteriormente la Russia (dopo averlo fatto con l’URSS), di coinvolgere la Cina ed isolare l’Iran. A oltre 20 anni di distanza si può affermare che questo tentativo è fallito miseramente.
In conclusione occorre rispondere ad una domanda, il conflitto odierno fra Stati Uniti d’America da una parte e Cina, Russia ed Iran dall’altra è solo geostrategico? Siamo di fronte, come da più parti si afferma, a differenti imperialismi che si fronteggiano? Sono domande legittime a cui mi sento di dare una risposta negativa, non solo perché, come scriveva Lenin, l’imperialismo non è una categoria astratta o indefinita ma chiarita da 5 elementi che sono presenti negli USA ma non in Cina (a differenza di quello che pensava Bertinotti) ma anche perché il modello dei due paesi è differente. Negli USA la manifattura e con essa l’economia reale è stata smantellata, in Cina ma anche in Russia ed in Iran la cosiddetta finanziarizzazione è stata limitata. Quei paesi non sono a differenza di quello che è successo in Europa, diventati economicamente sudditi di Washington. Per quanto riguarda la Cina inoltre occorre ricordare che essa è governata dal Partito Comunista e che il suo sviluppo continua a guardare al socialismo.
I temi esposti in questo libro continueranno a segnare il XXI secolo, sarebbe ora che anche a sinistra e fra i comunisti ci si iniziasse a porre le giuste domande anziché rimanere succubi delle categorie altrui.
Commenti recenti