Elettrico: soluzione o problema?
di Gazzetta filosofica (Valentina Bonaldo)
Al giorno d’oggi il mercato mondiale punta sempre di più a produrre prodotti green per riuscire a ridurre l’inquinamento ambientale che sta lentamente distruggendo il nostro pianeta. L’esempio di questo tentativo è la produzione di macchine elettriche le cui emissioni sono apparentemente nulle. Ma è veramente un passo che porta benefici o nasconde problematiche a cui non pensiamo perché ad un primo impatto tutto sembra tutto rose e fiori?
Uno dei più grandi obiettivi che il mondo si sta ponendo in questi anni è quello di ridurre l’inquinamento atmosferico allo scopo di preservare il pianeta in cui viviamo.
Nel settembre 2020 il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’UE hanno concordato sull’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica “almeno” del 55% entro il 2030 e del 100% dal 2035. Riusciremo a perseguire questo scopo? Per ridurre i danni ambientali causati dall’uomo bisogna agire su diversi fronti: dall’eliminazione della plastica nei mari, alla diminuzione delle emissioni delle grandi industrie, alla regolamentazione dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame e molti altri che non mi soffermo ad elencare.
Uno dei settori più attivi e su cui si sta investendo di più sia in termini di tecnologia che di ricerca è quello elettrico, il quale dovrebbe riuscire a condurci verso un impatto ambientale minimo se non nullo. Pensiamo per esempio a tutte quelle innovazioni che ci hanno permesso di produrre energia attraverso fonti rinnovabili come i pannelli solari, le centrali eoliche e quelle idriche o la tecnologia che ha permesso di ridurre il consumo idrico nell’agricoltura.
Piccoli passi che hanno e stanno contribuendo a preservare il nostro pianeta da un collasso.
Un passo enorme, che merita di essere definito tale, è quello che è stato fatto dalle case automobilistiche di tutto il mondo verso la produzione di vetture ecosostenibili, riducendo pertanto l’inquinamento causato dai gas di scarico delle vetture alimentate dai combustibili fossili.
Nel corso della storia abbiamo assistito a numerose innovazioni che hanno permesso di ridurre le emissioni come, ad esempio, il passaggio dal carbone alla benzina/diesel e il successivo utilizzo del gpl o del metano, ma il grande salto su cui oggigiorno puntano tutte le grandi aziende automobilistiche è la produzione di sole auto elettriche.
Bisogna ammettere che è lodevole lo sforzo che stanno compiendo le multinazionali nella ricerca di materiali e tecnologie tali da diminuire le emissioni e l’inquinamento causato dalle vetture, ma spesso ciò che sembra la cosa migliore rischia di rivelarsi come qualcosa di ulteriormente pericoloso; questo perché quando valutiamo l’efficienza di una nuova scoperta, non dobbiamo soffermarci solo gli effetti a breve termine ma soprattutto quelli a lungo termine, in una visione molto più ampia delle cose.
Analizziamo quindi i pro e i contro di una possibile “invasione” di macchine elettriche.
Da un’analisi poco approfondita sembrerebbe che le emissioni prodotte dal loro utilizzo siano zero; ma lo sono effettivamente?
L’inquinamento non è zero! Perché, la maggior parte dell’energia elettrica utilizzata per ricaricare e produrre le auto full electric non proviene da fonti rinnovabili bensì da centrali elettriche, a gas e nucleari.
Pensiamo ai materiali che servono per costruirla… è vero, lo stesso quesito si pone anche per le altre automobili, ma in quelle elettriche ci sono materiali che sono sia di difficile reperibilità sia potenzialmente pericolosi e tossici se non smaltiti correttamente. Inoltre, se l’obiettivo fosse quello di sostituire completamente “circa un miliardo di vetture” a combustibili fossili con quelle elettriche, ciò comporterebbe l’utilizzo di una grandissima quantità di materiali che dall’estrazione all’utilizzo finale necessitano di carbone, gas, petrolio e altre sostanze altamente inquinanti per le attività di estrazione, trasporto e lavorazione, non trascurando il fatto che bisognerebbe essere in grado di riciclare i materiali delle auto a benzina dismesse. Infatti, la notevole spinta pubblicitaria sul viaggiare green induce molte persone a sostituire la propria vettura con auto full elettric. Tale comportamento implica la dismissione di migliaia di automobili ben funzionanti che avrebbero potuto, con opportuni accorgimenti, essere utilizzate portando al termine il loro ciclo vita e di conseguenza aver sfruttato i materiali e l’energia che furono impiegati nella loro realizzazione.
Ad oggi per costruire le batterie sono indispensabili due materie prime: il litio e il cobalto. L’estrazione di questi materiali richiede l’utilizzo di macchine operatrici molto grandi che vengono alimentate a diesel. Secondo uno studio realizzato da Roskill, il colosso dell’analisi e della valutazione del mercato dei minerali, l’aumento della richiesta mondiale di litio potrebbe far triplicare le emissioni di CO2 entro il 2025 e addirittura farle crescere di 6 volte entro il 2030: infatti l’estrazione di questo elemento comporta una media di 9 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di carbonato di litio raffinato. Per quanto riguarda il cobalto, i problemi relativi alla sua estrazione non sono solo ambientali, ma anche etici e morali. La maggior quantità di cobalto si trova in Congo, dove all’interno delle filiere i diritti umani sembrano scomparire: donne e bambini lavorano nelle miniere 12 ore al giorno senza dispositivi di sicurezza individuali che li proteggano dall’esposizione al cobalto che se prolungata può portare gravi problemi fisici; inoltre ci sono molti morti dovuti al crollo dei tunnel dove sono costretti a lavorare. Oltre a ciò, sono stati riscontrati rilevanti effetti collaterali verso l’ecosistema come, ad esempio, la siccità e la secchezza dei terreni dovuti all’estrazione del litio, che richiede enormi quantità di acqua, o la presenza di fiumi contaminati dai rifiuti scaricati dalle filiere.
La crescente richiesta di questi materiali ci porterà a distruggere già il precario ecosistema marittimo e oceanico ove sono reperibili milioni di tonnellate di metalli fondamentali alla catena della mobilità elettrica, poiché i quantitativi di queste risorse metalliche e minerali presenti sulla superficie terrestre si stanno assottigliando sempre più e pertanto la loro estrazione diventerà sempre meno conveniente.
Altra esigenza è capire come gestire le batterie e le loro componenti al termine del loro ciclo di vita. Ancora oggi non si è capito quale possa essere il modo migliore per smaltire o riciclare le batterie, cosa che dovrebbe destare interesse e preoccupazione. Uno scorretto smaltimento può provocare gravi danni all’ambiente e alle persone perché sono sostanze altamente infiammabili e potenzialmente tossiche.
Se la produzione e l’utilizzo di macchine elettriche prenderà il sopravvento arriveremo ad un punto in cui non riusciremmo più a produrre abbastanza elettricità da fonti rinnovabili e saremo costretti ad utilizzare le centrali nucleari, che, nonostante tutte le migliorie avvenute negli anni, sono ancora estremamente pericolose ed inquinanti poiché rilasciano una quantità enorme di scorie radioattive e isotopi: atomi instabili e difficili da smaltire, che per questo motivo rimangono nell’atmosfera per periodi di tempo molto lunghi tali da causare disastri ambientali e gravi danni all’uomo con malattie come i tumori.
Analizzando gli effetti a lungo termine delle vetture elettriche emergono numerosi interrogativi che non hanno ancora trovato risposta; quindi la domanda da porsi è: è giusto proseguire questa corsa con così tante questioni rimaste in sospeso, sperando in una futura soluzione, o sarebbe meglio rallentare un secondo la produzione di vetture, limitando il processo di sostituzione di quelle esistenti al fine di guadagnare tempo per verificare in modo più approfondito quali sono i rischi a cui andiamo incontro per poi trovarne le soluzioni definitive?
Razionalmente ci si chiede perché tutte le aziende automobilistiche continuino a produrre macchine elettriche pur consapevoli che in futuro prossimo il problema ambientale potrebbe ripresentarsi in modo anche forse più grave. Come asserisce Mirco Rossi, in un’analisi pubblicata sul sito di ASPO Italia:
« La “modernità tecnologica” di queste vetture risponde al bisogno (più indotto che reale) di innovazione, in quanto tale, e viene presentata e interpretata come particolarmente funzionale alla soluzione dei problemi climatico-ambientali. S’intende, in apparenza, considerando che l’universo dei potenziali compratori vuole e sa prendere in esame solo gli aspetti superficiali e semplicistici della questione: il carburante fossile inquina, l’elettricità non inquina. »
Il mercato delle macchine elettriche è ormai un business e alle grandi aziende interessa solo il denaro e i rischi ambientali e collaterali vengono messi in secondo piano.
Elon Musk, è stato il primo a lanciare una macchina totalmente elettrica e grazie a ciò è divenuto uno degli uomini più ricchi al mondo Egli spiega:
« Incoraggio davvero altri produttori a introdurre sul mercato auto elettriche. È una buona cosa, e loro hanno bisogno di portarle sul mercato e continuare a iterare, migliorare e produrre auto elettriche sempre migliori, e questo è ciò che porterà l’umanità a raggiungere un futuro sostenibile nel settore dei trasporti. Vorrei che crescesse più velocemente di quanto stia facendo. »
Le aziende automobilistiche hanno cominciato a seguire questo mantra poiché il business e le previsioni di enormi guadagni annebbiano o accecano completamente la vista del vero scopo del full electric, trascurando o addirittura ignorando tutti gli effetti collaterali.
Sembra quasi che abbiano smesso di pensare con la propria testa. È un po’ quanto che dice Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’Io nel quale asserisce che un individuo appena entra a far parte di una massa mette da parte i propri pensieri e ideali per seguire quello del capo. Associando il pensiero di Freud alla corsa all’elettrico tutto calza a pennello; in questa situazione l’individuo delineato da Freud si ritrova nella casa automobilistica, la massa nell’insieme di tutti coloro che producono macchine elettriche e nel capo Elon Musk: vedendo che la produzione di questa tecnologia ha portato ricchezza hanno deciso tutte di accodarsi senza valutare veramente tutte le possibili problematiche.
Senz’altro la transizione verso l’elettrico è un passo che dobbiamo compiere, ma, per come la stiamo compiendo ora, più che una corsa verso un mondo più green ricorda molto di più la corsa all’oro. Più che un passo per il nostro pianeta sembra un salto nel buio; dovremmo darci del tempo per adeguare e migliorare le infrastrutture, realizzare delle aziende in grado di raccogliere e poi smaltire in modo corretto le batterie arrivate al termine del loro ciclo di vita, vagliare altre tecnologie e altri materiali meno impattanti sul pianeta ma idonei alla produzione di batterie e pertanto trasformare veramente questo processo come la miglior soluzione.
Fonte: https://www.gazzettafilosofica.net/2021-1/agosto/elettrico-soluzione-o-problema/
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