Un Presidente PNRR!?
di SOCIALISMO 2017 (Ugo Boghetta)
Queste elezioni del presidente della Repubblica sono o potrebbero essere un po’ diverse da quelle precedenti. Questa diversità è il frutto dei cambiamenti politici e delle prassi istituzionali successivi alla crisi del 2008. Crisi che ha scosso il mondo occidentale ed in particolare l’Unione Europea. Situazione accentuata dall’entrata in scena del Covid che ha catalizzato, amplificato e velocizzato tendenze e contraddizioni già in essere. Nel quadro prodottosi il ruolo del Presidente si è via via rafforzato. E si è imposto come soggetto garante dell’appartenenza all’Unione Europea e del peso di questo vincolo esterno sulla politica interna. Questi sono stati i governi che vanno da Monti a Draghi, con la breve parentesi del governo gialloverde.
L’aumento del peso di questa carica è anche dovuto alla debolezza intrinseca dei partiti italiani.
La candidatura di Draghi, io pensavo in realtà che mirasse a incarichi europei, è la quinta essenza di questo ruolo e compito per i prossimi sette anni. Ciò a fronte anche di una situazione partitica oggettivamente impresentabile.
Ma proprio questa situazione può dare due esiti diversi: l’elezione di un Presidente “normale o debole”, meno ingombrante per i partiti, oppure, direttamente, un Presidente dell’Unione Europea per l’Italia: il Presidente del PNRR.
Dinnanzi a questa situazione alcune rappresentanze politiche presenti in Parlamento hanno avanzato la proposta di Paolo Maddalena. Figura certamente rispettabile pur non esente da qualche difetto. La capisco, è un’iniziativa che mira a dire: “ehi, ci siamo anche noi!”. Ma per fare ciò la candidatura e la coalizione che la presenta dovrebbero avere un’evidente carica simbolica. Ma le idee di costoro sono molto diverse sull’Unione Europea come sul Covid. Il candidare Maddalena come figura a tutela della Costituzione, poi, appare forviante. Non c’è nessuna Carta da tutelare. La Carta è sospesa dalla cosiddetta seconda repubblica: tangentopoli, referendum per il maggioritario, accordo per ridurre il potere dei lavoratori, Maastricht. La sacrosanta difesa della Carta è tutt’altra questione. Diversità e i limiti intrinseci dei soggetti in questione, hanno impedito di ragionare sul piano politico e di sistema.
Oggi, la proposta di un Presidente dovrebbe avere una forte ed evidente caratura riguardo alla politica estera e di tutela dell’interesse nazionale. Senza questa non c’è trippa per il popolo italiano. Tutto il resto è fuffa. È in questo spazio che si decide se le lotte sociali e democratiche possono aver spazio.
In secondo luogo, andrebbe indicato, anche se in modo sommario, una riforma istituzionale perché altrimenti ci troveremo sempre più con un Semi-Presidenzialismo di fatto. Infatti, per le dinamiche globali, europee ed interne, vedi la triste esperienza del federalismo regionalista, una centralizzazione politica è nei fatti. Questa può avvenire sull’asse Presidente/Governo oppure nel riordino dei rapporti fra Governo, Parlamento, partiti e popolo.
Questo, secondo il sottoscritto, dovrebbe indicare la proposta, seppur minoritaria, di un Presidente.
Fonte: https://www.facebook.com/100000797283987/posts/4760201717349691/
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