Recovery, possibile taglio sovvenzioni all’Italia a metà 2022
di TELEBORSA (Redazione)
Il regolamento prevedeva che a metà 2022 venisse ricalcolata la quota variabile di sovvenzioni (il 30%) sulla base della crescita reale del PIl 2021
Le sovvenzioni corrisposte dall’UE all’Italia a valere sul Recovery Fund potrebbero essere tagliate rispetto all’attuale consistenza di 69 miliardi di euro, a fronte di una crescita del PIL più forte del previsto. Lo ha confermato una portavoce di Bruxelles, Veerle Nuyts, in un breafing con la stampa, ricordando che il Next Generation Eu dovrà essere rivisto entro il 30 giugno 2022.
La questione non è nuova ed era prevista nel regolamento del Recovery and Resilience Facility, che prevede che la dotazione finale massima attuale per le sovvenzioni sia indicativa e che il 30% sia suscettibile di essere ricalcolato. Il calcolo, che sarà effettuato a metà 2022, dovrà tener conto della crescita reale del PIL 2020 e della crescita aggregata 2020-2021, che sostituiranno i calcoli previsionali dell’autunno 2020, su cui erano state calcolare le sovvenzioni.
All’Italia erano stati assegnati 209 miliardi fra i vari strumenti (Recovery, React eu Just Transition Fund), ma quelli del Recovery erano 196 miliardi (poi rivisti a 191,5 miliardi), di cui 68,9 miliardi sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto. Il 70% di queste pari a 47,9 miliardi sono certe il restante 30% pari a 21 miliardi, da ricalcolare a metà 2022. Una crescita più alta del PIL italiano nel 2021 porterà dunque ad un ricalcolo dei 21 miliardi in sovvenzioni in senso riduttivo.
“E’ una buona notizia che l’economia di un paese vada bene: non va dimenticato che lo scopo di tutta la nostra politica è che l’economia si riprenda”, ha sottolineato il portavoce capo Eric Mamer.
Nel caso di ricalcolo in diminuzione, gli Stati hanno varie opzioni: presentare un piano rivisto che preveda il trasferimento di fondi rivenienti da altre risorse europee come i fondi di coesione, oppure utilizzare dei fondi nazionali o, ancora, presentare un piano rivisto che preveda una richiesta maggiore di prestiti entro il 31 agosto 2023 sino ad un ammontare massimo pari al 6,8% del reddito nazionale lordo dello Stato.
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