È tempo del “lancio del nano”?
di Paolo Benanti (blog)
Il lancio del nano o dwarf tossing è un passatempo australiano a dir poco bizzarro. Questa disciplina che ha fatto discutere tutto il mondo consiste nel far indossare tuta, casco e protezioni ad un uomo nano, il quale viene lanciato tramite delle maniglie poste sull’imbragatura. Crudele stigmatizzazione di alcune persone o nobile sport olimpico?
Di fatto questa attività può essere capita come una attrazione da bar nella quale uno o più persone affette da nanismo, vestite con degli speciali costumi di velcro, vengono lanciate verso dei muri o dei materassi ricoperti di velcro. L’obbiettivo, per i partecipanti alla sfida, è lo stesso del tiro al bersaglio. Alcuni fans ne vorrebbero addirittura fare una disciplina olimpica
Esistono addirittura diverse prove di abilità, tra le quali il lancio attraverso la vetrata e quello nel cerchio infuocato. Il record del lancio del nano è stato stabilito da Jimmy Leonard che ha fatto fare un volo di 9 metri e 15 centimetri a Lenny The Glant.
Qualcuno fa risalire il lancio del nano addirittura all’antica Mesopotamia, mentre è quasi certo che la Florida degli anni Ottanta sia stata la culla del dwarf tossing contemporaneo: il proprietario di un locale, per attirare clienti, raccontò che uno degli habitués del bar, il nano australiano Midge, avrebbe praticato la sacra arte dell’australian dward tossing. Finì male, nel senso che nell’ultimo lancio Midge (ubriaco) cadde di testa e morì per un’emorragia cerebrale. La Little People of America (LPA), un’organizzazione no-profit che tutela gli interessi dei cittadini americani affetti da nanismo (alti non più di 147 cm) e delle loro famiglie, chiese al Governatore Jeb Bush di intervenire: così, dal 1989, il lancio del nano in Florida è illegale. Tra l’altro, la Florida ha un rapporto molto stretto con i nani: nello Stato esistono 4 città chiamate Sweetwater e una di queste è stata “comprata” nel 1938 da un gruppo di nani russi circensi, che costruirono case in scala ridotta per trascorrervi gli anni della pensione. Nell’intenzione dei fondatori doveva essere l’inizio di una comunità di nani, ma col tempo la città è cresciuta popolandosi di persone di statura normale.
Il cosiddetto lancio del nano però fa molto discutere.
I fan del dwarf tossing la mettono così: “Sfortunatamente per lo sport, molte persone politically correct sostengono che il nome «nano» sia degradante e che il termine «lancio del nano» debba essere sostituito dal titolo più adatto di «propulsione di persone dalla crescita ridotta»”. Le polemiche interessano poco ai nani professionisti del lancio (che “vogliono semplicemente essere lanciati”, oltretutto in cambio di abbondanti somme di denaro che difficilmente potrebbero guadagnare in altri modi), ma hanno avuto seguito in Canada, Francia e Stati Uniti.
Nel 2003, nello Stato dell’Ontario (Canada), si registra un tentativo (fallito) di vietare per legge il lancio del nano, con il “Dwarf Tossing Ban Act”: la proposta prevedeva una multa fino a un massimo di 5mila dollari, l’incarcerazione fino a 6 mesi o entrambi, a carico di chiunque fosse coinvolto nella pratica (nano, arbitro o lanciatore). In Francia, il lancio del nano non è proibito a livello nazionale, ma ogni amministrazione comunale, se vuole, può vietarlo. A schierarsi per prima fu la città di Morsang-sur-Orge: quando il caso finì in tribunale, il Consiglio di Stato francese stabilì che le amministrazioni locali hanno il diritto di proibire il lancio del nano perché viola la dignità umana ed è contrario all’ordine pubblico (lasciando aperti alcuni interrogativi su quale sia il confine discrezionale del cosiddetto “ordine pubblico”). Sulla questione – il dwarf tossing è una cosa molto seria – si è pronunciato persino l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, sottolineando che la decisione di bandirlo non è stata discriminatoria, ma necessaria per preservare l’ordine pubblico e, appunto, la dignità umana.
In Florida, la Little People of America ha fatto pressione affinché il lancio diventasse illegale. La legge, approvata nel 1989 con una larga maggioranza, vieta a chiunque “mantenga, possieda o gestisca un esercizio commerciale in cui si vendano alcolici di organizzare o permettere qualsiasi sfida o attività ricreativa che metta in pericolo la salute, la sicurezza e il benessere delle persone affette da nanismo”. La violazione può costare una sospensione o la revoca della licenza, oltre a una multa in denaro. Anche il Michigan e l’Illinois si sono accodati.
I detrattori del dwarf tossing sostengono che il nano sia trattato come un oggetto, alla stregua di una palla da football, e quindi disumanizzato. Senza contare che spesso è ubriaco e rischia di cadere nel modo peggiore. Ma il divieto opposto dallo Stato della Florida fa tuttora arrabbiare alcuni nani, che chiamano in causa la libertà di scelta personale: “Sono un nano – ha dichiarato Dave Flood, celebrità del settore – e voglio essere lanciato”. Il motivo sta soprattutto nelle possibilità di guadagno, visto che un nano professionista del lancio si definisce, a tutti gli effetti, un uomo di spettacolo. “Perché – ha aggiunto – la Little People of America e i politici dovrebbe decidere per noi? Non possediamo i nostri corpi? Non siamo abbastanza adulti da usarli come preferiamo? Se fossi stato alto due metri, sarei stato pagato come giocatore di basket, ma non sono alto due metri. Arrivo a 97 centimetri, quindi guadagno facendomi lanciare”.
Nel 2011, c’è mancato poco che il dwarf tossing tornasse legale in Florida. Il deputato repubblicano Ritch Workman aveva avanzato un’apposita proposta di legge per revocare il divieto, così da permettere ai nani di guadagnarsi da vivere, in uno Stato con un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale dell’1,6%: “I nani senza lavoro dovrebbero avere la possibilità di essere lanciati per soldi invece di fare la coda per il sussidio”, aveva spiegato, pur continuando a definire il dwarf tossing “offensivo e stupido”. “Se questo è il lavoro che vogliono e le persone pagano per vederlo o parteciparvi, perché dovremmo probirlo?”. Alla fine, Workman ha deciso di ritirare la proposta, “non perché sbagliassi sul problema della libertà personale – ha spiegato -, ma perché talvolta la dignità umana deve prevalere”.
Condizione “sine qua non” del dwarf tossing è che il nano sia consenziente. Non si può definire tale l’inglese Martin Henderson, rimasto parzialmente paralizzato nell’ottobre 2011 dopo essere stato lanciato da un ubriaco in un pub, durante una partita dei mondiali di rugby. Henderson stava festeggiando il suo 37esimo compleanno con alcuni amici, quando uno sconosciuto gli si è avvicinato, l’ha sollevato di peso e l’ha buttato a terra, provocandogli lesioni nervose gravi (è costretto a usare le stampelle e una sedia a rotelle per i tragitti più lunghi). Il tutto per emulare la squadra inglese di rugby che, pochi mesi prima, dopo la vittoria contro l’Argentina in Nuova Zelanda, aveva passato una serata a lanciare nani – consenzienti – in un bar (il capitano Mike Tindall venne anche cacciato dalla Nazionale per comportamento scorretto e dovette pagare una multa di 25mila sterline).
Non se ne sarebbe saputo nulla se l’anno scorso un nano famoso, Peter Dinklage (Tyrion Lannister nella serie tv “Game of Thrones”), non avesse dedicato a Martin Henderson il golden globe come “miglior attore non protagonista”, invitando il pubblico a googlare il suo nome. Superato lo shock iniziale, Henderson si è detto “contento di aver contribuito a diffondere il messaggio che lanciare in giro i nani non è accettabile”.
La domanda allora sorge spontanea: ma il lancio del nano, con tutti gli usi linguistici a questi associati, è un lecito sport in forza del consenso del lanciato o è l’ennesima offesa alla dignità di persone che sembrano non essere statisticamente alte come gli altri?
Può il consenso del “lanciato” giustificare l’attività, ludica o professionale – sportiva – del lanciatore?
Una prima risposta a questo tema la condivido con Armando Massarenti
Un libertario, come chi scrive, non può non uscirne turbato. Vorrebbe che questa pratica non esistesse, ma come giustificarne il divieto? Vorrebbe che si facesse un uso migliore della propria libertà, ma non vorrebbe neppure biasimare chi si trova in un orizzonte di scelte imparagonabile con il proprio. Era partito con l’idea di scrivere una cosa divertente. Ora non può che vergognarsi se davvero qualcuno ha riso mentre la leggeva (1).
Sapere quanto le parole possano ferire o dire quanto il libero consenso possa giustificare atti lesivi della persona, anche di fronte a gravi condizioni di necessità della stessa, non è una questione facile a cui rispondere. Di certo non lo si può fare in un tweet, in uno slogan o in un quesito secco del tipo “si” o “no”. Servono spazi e tempi per discuterne. Serve, forse, fare politica.
Se qualcuno leggendo pensa che il lancio del nano sia anche un’ottima metafora per parlare di altre questioni contemporanee, beh, l’etica non è mai pura teoria ma una disciplina che si interroga a partire dalla realtà e dai casi concreti.
Aimè, però, a voler prendere sul serio le questioni etiche ci si deve esporre e, a decidere cercando di fare il bene, non sempre si resta indenni. “Il tragico dell’azione”, come lo definisce il filosofo Paul Ricoeur, si incontra quando le regole sono in conflitto tra di loro e non ci consentono di scegliere, come accade, ad esempio, nella tragedia di Antigone, in cui la legge civile entra in conflitto con la legge dei legami familiari e della religione.
Prima di giudicare, occorre comprendere. Spesso l’errore non nasce dall’applicazione dei principi, ma dall’incapacità di “leggere dentro”, di intus legere il caso. Una buona etica non può prescindere infatti da una buona ermeneutica.
Quanti lanci di nani vediamo oggi leggendo i giornali…
Fonte: https://www.paolobenanti.com/post/lancio-nano
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