Patto Nato-Turchia. Solidarietà a 33 rifugiati e rifugiate
di GLI ASINI (Redazione)
A margine delle trattative condotte a Madrid per il lancio della cosiddetta Nato globale e dell’eliminazione del veto della Turchia all’ingresso di Svezia e Finlandia nella alleanza atlantica, è stato reso noto l’accordo tra i tre paesi per l’estradizione di 33 rifugiati e rifugiate per ragioni politiche. Le vittime sono membri del Pkk (Partito dei lavoratori curdi), delle affiliate Unità di Protezione Popolare (Ypg e Ypj), e persone accusate di essere affiliate alla rete Feto – Fethullah Terrorist Organisation, nome dato dal governo turco ai seguaci di Fethullah Gulen, imputato di aver condotto il golpe del 2016.
Ieri, sulla prima pagina di “Hurrayet”, campeggiavano 15 volti sotto il titolo “isvec’teki teröristler”, terroristi in Svezia. Tra questi Ragip Zarakolu, editore, impegnato da molti anni nella diffusione di libri sul genocidio del popolo curdo e del popolo armeno. Zarakolu era stato già processato con accuse di terrorismo; la stessa indagine aveva coinvolto altri scrittori e scrittrici, tra cui Aslı Erdoğan, ed è culminata il 25 aprile scorso con la condanna all’ergastolo di Osman Kavala, attivista e promotore culturale.
Per reagire all’invasione di Putin dell’Ucraina, e per tenere conto delle comprensibili paure dei due paesi scandinavi confinanti con la Russia, si avalla la violenza di Erdogan contro i curdi e contro gli oppositori politici. Come gli ucraini hanno diritto a decidere chi li governi, a non subire le bombe di un invasore, e a non essere incarcerati come nemici politici, lo stesso dovrebbe valere per i curdi e per chi dissente dal regime di Erdogan. Ma così non è.
Non c’era bisogno di questo episodio per rilevare l’ipocrisia della narrazione che contrappone in modo netto “democrazie occidentali” e “autoritarismi orientali”. Nessuna voce si è levata infatti contro i recenti bombardamenti di Erdogan (a capo del secondo esercito Nato) nel nord dell’Iraq e in Siria contro militanti curdi e yazidi. L’accordo di ieri dimostra quindi, ancora una volta, la variabilità dei valori che i leader dei paesi dell’Alleanza presentano come non negoziabili. L’autoritarismo non è un problema in sé, ma lo diventa se esercitato da potenze con cui si decide di confliggere e non mediare. Fino a quando gli interessi non cambiano.
L’accordo di ieri, strumentalizzando l’invasione ucraina, rafforza la repressione e legittima ancora una volta il governo autoritario di Erdogan. Esprimiamo quindi sdegno per il sacrificio dei diritti dei curdi e dei dissidenti turchi ai fini dell’attuale consolidamento del blocco Nato e solidarietà con i movimenti e le persone che, in Turchia e in esilio, lottano per la giustizia e la libertà.
FONTE: https://gliasinirivista.org/patto-nato-turchia-solidarieta-a-33-rifugiati-e-rifugiate/
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