Perché “Mani pulite”, adesso, a Kiev
di INDIPENDENZA! (Canale Telegram)
Alla fine si è dimesso anche lui, Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale, politicamente il più in vista dopo Zelensky. Effetti della eterodiretta, ad orologeria, Mani Pulite ucraina. Niente che non fosse già noto a Washington e a Bruxelles (corte dei conti). Pure l’attuale regime di Kiev è prodotto di un sistema di corruzione di cui sono solo punte dell’iceberg le ‘sovvenzioni’ europee e d’oltre Atlantico profuse a man bassa per sostenere i due colpi di Stato, uno fallito (2004) l’altro riuscito (2014) con connessa svendita del Paese e suo utilizzo per la guerra per procura contro la Russia. Lo stesso Zelensky ha conti e proprietà all’estero, Italia inclusa, a suo nome o a società a lui riconducibili dacché è diventato Gauleiter regionale gradito al centro di potere allora allocato alla Casa Bianca. Quando un individuo o una classe dirigente non sono più utili, un modo per sbarazzarsene è quello di screditarli e poi sostituirli accreditando i sub/entranti in modo che il tutto sia accettabile per le “opinioni pubbliche” previamente intossicate. Mai i grandi riflettori si accendono sui corruttori d’ultima istanza.
A Kiev la posta in gioco è appunto politica, non morale. Le pressioni internazionali sulla lotta alla corruzione coprono un cambio di conduzione di regime espressione, ad un livello superiore, di un braccio di ferro tra Casa Bianca e alcune cancellerie europee. L’inchiesta «Midas» (tangenti intorno al colosso energetico nucleare di Stato Energoatom) sta terremotando attuali ed ex soci di Zelensky, oligarchi suoi amici, ministri, funzionari di alto livello e chissà chi altro. Coinvolto nell’inchiesta, ma ancora non impallinato, Rustem Umerov, ex ministro della “Difesa” e attuale segretario del “Consiglio nazionale di sicurezza e difesa”, che ‘curiosamente’ Zelensky ha in queste ore promosso da membro a capo della delegazione che sta trattando con USA e UE per definire la bozza del cosiddetto “accordo di pace” da presentare alla Russia. In questi giorni Zelensky ha ribadito che i membri dell’Ufficio del presidente li decide lui e nessun altro, un chiaro sostegno a Yermak, nominato capo della squadra negoziale volata solo pochi giorni fa a Ginevra, un ruolo forse il più importante e delicato in questa fase. Una convulsa riunione, quella a Ginevra, malamente ‘coperta’ dal linguaggio diplomatico e dai grandi mezzi di comunicazione ‘di servizio’. Poi, ieri, marcia indietro di Zelensky («ci sarà una riorganizzazione dell’ufficio presidenziale») e dimissioni di Yermak, ormai sgradito agli attuali tenutari della Casa Bianca, segretario di Stato Marco Rubio incluso. Con quanto è in corso, avranno a che fare gli stretti legami degli uffici anti-corruzione ucraini (NABU e SAPO) con le agenzie di sicurezza statunitensi (FBI in primis)?
Questo regime change (un po’ pacchiano) per via giudiziaria, indebolendo o rimuovendo Zelensky, mira ad arrivare a un qualche accordo di tregua. Per l’amministrazione Trump sconfiggere la Russia a breve non è più un obiettivo realizzabile (per quanto desiderato!) nonostante le enormi sovvenzioni per tenere in piedi un Paese insolvente qual è l’Ucraina e le forniture militari di diverse amministrazioni USA, incluse la Trump 1 e Trump 2. Prevalgono ora interessi di immagine internazionali (i due su detti colpi di Stato a Kiev sono di matrice e regìa principalmente statunitense; una patente sconfitta incoraggerà altri Paesi a sganciarsi dall’invadenza USA), economici (miniere cedute agli USA da Kiev, diverse delle quali perdute per l’avanzata russa) e militari (coinvolgimento diretto, non gradito adesso). Mani Pulite a Kiev copre un braccio di ferro tra Casa Bianca e cancellerie europee (Berlino, Parigi, Londra) le quali fomentano la guerra come sola prospettiva per uscire dalle crisi economiche che attanagliano i rispettivi Paesi ed aspirare a recuperare un ruolo di potenza di fronte ad un ‘Alleato’ che, dovendo far fronte al proprio declino, si muove considerandoli non più dei subalterni, ma dei semplici vassalli.
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Fonte: https://t.me/rivistaindipendenza/967





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