Collasso della metallurgia europea
di IL SIMPLICISSIMUS
La deindustrializzazione del continente procede a grandi passi: non passa giorno senza che un’azienda ad alta intensità energetica sia costretta a chiudere a causa dei prezzi fuori controllo delle forniture elettriche. La prima vittima designata è ovviamente il settore metallurgico che richiede molta energia e così la produzione di zinco, alluminio e silicio all’interno dell’UE si è già ridotta della metà. Tutto questo non arriva certo a sorpresa visti i pasticci che l’Ue è andata facendo da due anni a questa parte sui prezzi del gas e e tuttavia la società europea è entrata in un periodo di tale confusione che le vittime stesse non riescono a credere ai loro occhi. Forse perché queste vittime illustri hanno tratto vantaggi dalle narrazioni che si susseguivano e ora fanno fatica a credere che i cannoni si siano rivolti contro di loro: così non sanno che fare sul piano politico per evitare il suicidio a cui sono destinate.
In una lettera a Ursula von der Leyen, Eurometaux, l’associazione dell’industria metallurgica europea, conferma che “circa il 50 per cento della capacità di produzione di alluminio e zinco dell’UE è già stato tolto dalla rete a causa della crisi elettrica”, ma invece di affondare la critica nel corpo molliccio e inconsistente delle pseudo ideologie sulle quali si fonda l’eurodelirio, preferiscono non toccare la narrazione e si limitano a far notare a Bruxelles che se la produzione metallurgica dovesse cessare allora si dovrebbero importare metalli che vengono prodotti in Cina con un maggior sviluppo di Co2. Possibile che questi signori non sappiano o non abbiano compreso che quello della Co2 e del riscaldamento globale antropico non è che l’ennesima mitologia il cui scopo è proprio la deindustrializzazione europea? Possibile che questi padroni delle ferriere non capiscano che della Co2 non gliene importa nulla a nessuno dei falsi profeti, tanto che essi sono ampiamente disposti a tornare al carbone e ad appoggiare il modo di estrazione del gas più pesante per l’ambiente, ovvero il fracking il quale non solo devasta il territorio dove si pratica ma è accompagnato da notevoli dispersione di metano in atmosfera; per non parlare del gigantesca emissione di CO2 relativa alla liquefazione gas e al suo trasporto.
Pensare di riportare alla ragione questi mentitori con l’argomentazione del surplus di anidride carbonica che ci sarebbe producendo in Cina, ammesso e non concesso che sia poi vero, è come andare a denunciare un furto in casa dei ladri: non si può ottenere alcun risultato restando dentro la narrazione del potere e magari cercando di individuarne le falle. Solo smontando e rifiutando l’intera narrazione mostrandone l’inconsistenza si può davvero mettere in difficoltà il potere e destabilizzare i suoi rappresentanti. Naturalmente le aziende metallurgiche temono di rompere un fronte che ha portato loro grandi vantaggi negli ultimi 20 anni, anche se adesso sono loro a dover bere l’amaro calice. Ma questo vale per tutti, anche per i cittadini che vogliono resistere alla espropriazione di democrazia, di dignità e di futuro: non si può vincere se non si smonta completamente la macchina scenica del potere che in quanto tale è sempre portatrice di una menzogna. Così se Eurometaux e 40 amministratori della maggiori aziende metallurgiche chiedono “ai capi di Stato e di governo dell’UE e degli Stati membri di adottare misure immediate per preservare le loro industrie strategiche ad alta intensità di elettricità e prevenire la perdita permanente di posti di lavoro”, non servirà a nulla se non smonteranno la fiaba della Co2 di cui peraltro l’Europa produce una minima parte che di certo ha una parte assolutamente marginale anche a dar retta a logori modelli climatici.
Fonte: https://ilsimplicissimus2.com/2022/09/10/collasso-della-metallurgia-europea/amp/
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