I laboratori ucraini e la guerra di distruzione di massa
da LA CITTA’ FUTURA (Alessandra Ciattini)
Purtroppo il conflitto nel cuore dell’Europa continua a intensificarsi, lasciando spazio a poche speranze di pace.
Qualche giorno fa la Federazione Russa ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di costituire una commissione incaricata di investigare su qualcosa di più di un’ipotesi: la violazione da parte degli Stati Uniti e dell’Ucraina delle convenzioni internazionali, che proibiscono ai laboratori biologici di svolgere attività mirate alla individuazione di agenti patogeni, che potrebbero produrre armi di distruzione di massa. Questi laboratori si troverebbero in Ucraina e sarebbero finanziati dagli Usa (ovviamente ve ne sono molti altri sparsi per il mondo). La commissione dovrebbe essere formata da 15 membri e dovrebbe riferire i risultati della sua indagine alla fine di novembre nella sede delle UN a Ginevra.
Commentando questo evento, i nostri telegiornali hanno affermato a chiare lettere “Nessuno crede alla Russia”. Purtroppo per loro, il 9 marzo passato al Senato federale degli Usa la ormai famosa Victoria Nuland ha ammesso la presenza di laboratori di ricerca biologica in Ucraina, in particolare a Kiev e Odessa, e si è dichiarata preoccupata che i russi possano porli sotto il loro controllo. Nonostante ci siano voci negli Usa che smentiscono questa notizia, l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato il governo ucraino a distruggere gli agenti patogeni che potrebbero “fuggire” dai laboratori e provocare gravi disastri.
Se navigate in Internet, troverete una mappa dei laboratori ucraini che è definita falsa sulla base di una serie di considerazioni, la prima delle quali è che questi sarebbero biologici e non biologico-militari e che costituiscono parte di un trattato firmato nell’agosto del 2005 tra Usa e Ucraina, il cui unico scopo sarebbe “ridurre al minimo le potenziali minacce biologiche”. Inoltre, aggiunge anche un’affermazione secondo cui tutti i laboratori biologici, inseriti in detto trattato, sono di esclusiva proprietà dei paesi ospitanti e da essi gestiti: lo stesso trattato costituisce “un pilastro degli sforzi pacifici degli Stati Uniti per ridurre la proliferazione di minacce biologiche e aiutare a ridurre il rischio di pandemie frutto di malattie impattanti come la Covid-19”.
Naturalmente si può osservare che la separazione tra laboratorio biologico e laboratorio biologico-militare è alquanto labile e pertanto non può rassicurarci.
Poco dopo l’inizio della cosiddetta operazione militare speciale l’ambasciatore russo presso le NU Vassily Nebenzia aveva affermato che laboratori segreti Usa in Ucraina erano impegnati nello studio degli elementi necessari allo sviluppo della guerra biologica; accusa negata sia dagli Usa che dall’Ucraina. Già nel mese di marzo del 2022, il ministero della Difesa della Russia aveva presentato documenti dai quali si poteva dedurre che gli Usa stavano sviluppando un programma di ricerche biologiche in Ucraina in ben 46 laboratori, per il cui finanziamento erano stati stanziati 200 milioni di dollari. E ciò a dispetto della Convenzione sulle armi biologiche, un trattato multilaterale siglato nel 1975 e tuttora in vigore.
Sempre secondo la Russia, in particolare secondo l’opinione del tenente generale Ígor Kiríllov, capo delle Forze di Protezione radioattiva, chimica e biologica delle Forze Armate, il compito di questi laboratori era quello di raccogliere e di inviare agli Usa specie di agenti patogeni di malattie infettive come il colera, l’antrace o tularemia. I russi hanno anche fatto notare che il trasferimento di questi organismi negli Usa non è stato ispezionato da organi internazionali come l’Organizzazione mondiale per la sanità, che sono stati inoculati a personale militare, cittadini poveri e pazienti sofferenti di malattie mentali in Ucraina. Tracce di queste attività sono state scoperte e parzialmente distrutte dall’esercito russo avanzato in Ucraina dopo il 24 febbraio.
La Federazione russa ha richiesto anche una riunione a breve termine del Consiglio di sicurezza per discutere questo grave problema e trovare una rapida soluzione. Nel 2018 aveva già accusato gli Stati Uniti di realizzare esperimenti biologici segreti in Georgia, altra repubblica postsovietica che vorrebbe entrare nella Nato e nell’Unione europea.
Purtroppo i pericoli di impiego di armi di distruzione di massa non si limitano agli agenti patogeni, dato che sempre la settimana passata un’altra accusa è stata lanciata dalla Russia e questa volta riguarda la possibile creazione di una “bomba sporca” da parte degli ucraini, cui ha dedicato un buon intervento Inna Afinogenova che ora lavora in Spagna con Pablo Iglesias. In quei giorni, sulla base di informazioni raccolte dai servizi segreti, il ministro russo della Difesa Shoigu ha chiamato al telefono i suoi omologhi britannico, francese, statunitense, affermando che il governo ucraino avrebbe intenzione di far esplodere una bomba del genere per accusare i loro nemici e scatenare un’ulteriore campagna propagandistica contro la Russia. Si sono succedute altre conversazioni tra le autorità russe e quelle occidentali, le quali hanno sempre negato questa possibilità e dichiarato che i russi stavano mentendo consapevolmente allo scopo di intensificare la loro attività bellica. Ma cosa è una bomba sporca? Si tratta di un’arma confezionata con esplosivi convenzionali come, per esempio, la dinamite, e con materiale radioattivo, magari quello recuperato dalle centrali nucleari presenti in Ucraina. Il suo nome tecnico è “dispositivo di dispersione radioattiva” e, come le armi biologiche, per i bassi costi della sua fabbricazione, viene considerata un’arma di distruzione massiva impiegabile dai paesi poveri o da organizzazioni terroristiche. Bisogna anche aggiungere che sia per le armi biologiche che per le bombe sporche non è facile prevederne le conseguenze, che potrebbero colpire anche il paese responsabile. Ma in questo caso, svolgendosi la guerra in Europa, evidentemente gli Usa ritengono forse di non essere in pericolo e di poter sacrificare altri ucraini.
Secondo il “Bullettin of Atomic Scientists” del 31 ottobre, già in passato si è parlato di bombe sporche. I loro effetti dipendono da molte variabili, dal tipo di materiale radioattivo utilizzato, alla quantità di fumo e detriti nell’aria, alla vicinanza dell’esplosione. In ogni caso, l’estensione della superficie che sarebbe interessata da una bomba sporca è molto inferiore a quella eventualmente colpita da una bomba nucleare: la prima potrebbe diffondere radiazioni solo su poche miglia quadrate, mentre la seconda diffonderebbe radiazioni su centinaia di miglia quadrate.
Infine, come è già stato segnalato tempo fa, sembrerebbe che il figlio di Biden, Hunter, e la sua società finanziaria Rosemont Seneca siano in rapporti molto stretti con i laboratori del Pentagono nel mondo e in Ucraina. Questi fatti sono documentati dalle email dello stesso Hunter e riferiti nelle accuse mosse dal già citato Kirillov.
Mentre qui alcuni discutono del nuovo inconsistente e pessimo governo italiano e altri stanno disarmati a guardare, questi eventi gettano luce sulla spietatezza della guerra e sulla logica perversa dei rapporti di forza che si sono fatti più truci e più cinici.
FONTE: https://www.lacittafutura.it/esteri/i-laboratori-ucraini-e-la-guerra-di-distruzione-di-massa
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