Le armi nucleari tattiche in Europa (dopo l’annuncio di Putin)
di GEOPOLITICAL CENTER (Redazione)
Tanto si è parlato nelle ultime ventiquattro ore riguardo alla dispiegamento di armi nucleari tattiche della Federazione Russa in Bielorussia. Si é parlato di ricatto nucleare, di nuova minaccia, oltre ad aver fatto molta confusione sul concetto di arma nucleare tattica. Ma cosa veramente è cambiato e cosa sono le armi nucleari tattiche? Per prima cosa facciamo il punto sulla presenza delle armi nucleari tattiche in Europa. Durante la guerra fredda, le armi atomiche tattiche, definite anche armi atomiche di teatro, erano diffuse in ambedue gli schieramenti che si confrontavano nel nostro continente. Dopo il collasso dell’Unione Sovietica tutte le armi atomiche di teatro sovietiche sono state ritirate dai paesi che appartenevano al patto di Varsavia, e riportate in Russia. Questo non è accaduto invece per le armi atomiche tattiche americane che ancora oggi sono dispiegate in Turchia, Belgio, Olanda, Germania e in Italia, il numero esatto di questi dispositivi nucleari è coperto da segreto, sistema tuttavia che possono essere in un numero compreso tra le 140 e le 165 unità. Le armi atomiche americane presenti in Europa sono esclusivamente bombe caduta libera modello B-61, aggiornate ripetutamente e portate pochi mesi fa alla loro ultima versione, la quale ha digitalizzato i sistemi di armamento e di sicurezza. Questo tipo di ordigno può essere utilizzato sia dalle forze dell’aviazione militare americana, sia dalle areonautiche dei paesi che ospitano questi sistemi d’arma, per quanto riguarda l’Italia i velivoli deputati al bombardamento atomico sono Tornado del 6º Stormo con base a Ghedi, presto tale compito verrà assegnato agli F-35, sempre del 6º stormo dell’Aeronautica Militare. I dispositivi destinati agli aerei italiani dispongono di una cosiddetta doppia chiave di attivazione, cioè serve l’autorizzazione sia della comandante in capo delle forze militari americane sia l’autorizzazione della presidenza del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana affinché tali armi possono essere impiegate.
la bomba atomica B-61 non ha una potenza ”fissa” ma la sua capacità distruttiva è imposta abile prima del lancio, secondo le istruzioni del comando supremo. La forza distruttiva di tale ordigno può essere impostata a 0.3, 1.5, 10, o 50 kt questo in base al tipo di bersaglio da colpire, la situazione sul campo e alla necessità di impedire contami azioni o danni diretti a forze amiche presenti a breve distanza dall’obiettivo.
la bomba 61 teoricamente possiede la capacità di arrivare ad una potenza teorica di 400 kt, potenza che fa sì non venga più classificata come bomba tattica, gli ordini a disposizione delle forze armate alleate in Europa non posseggono questa caratteristica e la loro potenza distruttriva è limitata a 50 kt.
Non esistono attualmente in Europa armi nucleari tattiche dagli Stati Uniti installate come testate di missili da crociera oppure balistici.
Negli anni da Russia ha ripetutamente condannato la presenza di armi atomiche tattiche americane in Europa, chiedendo contestualmente il loro ritiro, e denunciando tale presenza come una minaccia diretta alla Federazione Russa.
cambiando radicalmente la propria postura riguardo le armi nucleari, ieri il presidente russo Putin ha annunciato il trasferimento e contestuale dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Tali armi, a differenza di quelle americane, non saranno unicamente bombe atomiche a caduta libera, ma molto probabilmente si tratterà di un mix composto da armi atomiche caduta libera, simili alla B-61, ma anche ordigni che possono essere installati sui messi da crociera e sui missili balistici Iskander. La Russia aveva fino ad oggi evitato di trasferire armi atomiche in Bielorussia, anche per il timore che successivamente a fase di instabilità politica tali armi potessero non essere più sotto il controllo diretto di Mosca, osservare oggi questa decisione del Cremlino indica a tutti noi che il rischio che queste armi possono essere la preda di un’eventuale rivoluzione e comunque ritenuto accettabile nell’attuale situazione geostrategica. Non è chiaro se le armi che verranno trasferite in Bielorussia rimarranno sotto l’esclusivo controllo del Cremlino, oppure se saranno anche esse dotate di un dispositivo di attivazione a doppia chiave, fatto che riteniamo poco plausibile. In Bielorussia verrà realizzato un singolo deposito di armi atomiche che probabilmente sarà alle dipendenze del 12º direttorato, il quale ha la responsabilità delle armi atomiche di teatro anche in patria. Anche i sistemi d’arma nucleari russi a caduta libera hanno capacità di regolare alla potenza esplosiva da 0,5 a circa 50-80 kt, mentre le testate dei missili da crociera e balistici hanno una potenza prefissata che stimiamo in 70-80 kt. Non esiste una dichiarazione russa riguardo la potenza delle testate tattiche dei missili balistici, la nostra stima si basa sulla dottrina storica russa riguardo a questo tipo di armamento.
La Russia tuttavia dispone di una seconda postazione europea dove sono dispiegate armi atomiche tattiche, e si tratta del territorio di Kaliningrad, exclave russa sul Mar Baltico. Kaliningrad possiede un deposito per le armi nucleari e diversi sistemi di lancio, sia balistici che da crociera, sia aviolanciati, sia basati a terra o sulle unità della flotta. Ma perché quindi posizionare armi atomiche in Bielorussia? Per gli stessi motivi per i quali sono presenti armi atomiche americane in Europa e cioè per avere a disposizione opzioni di utilizzo dell’arma atomica senza che possa essere coinvolta direttamente la madrepatria, nell’ottica di parte di quella dottrina militare che prende il nome di Limited Nuclear War, una dottrina che teorizza l’impiego limitato delle armi atomiche in un conflitto, senza che tale conflitto diventi globale e veda l’impiego degli arsenali nucleari strategici nel loro utilizzo “counter-force” (e cioè contro obiettivi militari strategici del nemico) o “counter-value” (e cioè contro i centri abitati e industriali del nemico).
Nel mai auspicato utilizzo di armi atomiche, il loro impiego partendo da un paese terzo potrebbe teoricamente limitare la rappresaglia nemica contro il paese terzo in oggetto, risparmiando, sempre in teoria, alla madrepatria una ritorsione atomica. Il limite intrinseco e strategia risiede nel fatto che ambedue i protagonisti sono perfettamente a conoscenza che se è pur vero che l’ordigno è partito da un territorio terzo, l’ordine è comunque stato impartito dal vertice politico del nemico.
Sicuramente il moltiplicarsi di aree di possibile lancio di testate nucleari in Europa rappresenta per il nostro continente un concreto e significativo aumento del rischio di guerra limitata nucleare su suolo europeo. Il conflitto nucleare potrebbe deflagrare per molteplici motivi: in prima istanza nel caso in cui il massiccio supporto militare fornito dall’Occidente all’Ucraina determinasse una rapida e significativa avanzata delle forze di Kiev verso un territorio definito irrinunciabile dalla Russia quale la Crimea.
Allo stesso modo, se l’offensiva delle forze ucraine dovesse fallire e l’Occidente si ritrovasse in drammatica carenza di armamento convenzionale, dinanzi al dilagare delle forze russe verso Kiev e verso Leopoli la deterrenza nucleare occidentale potrebbe essere impiegata come scudo per l’invio di forze di terra occidentali a difesa della parte ovest dell’Ucraina
Photo Credit Ru Air Force / FAS
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