Le armi destinate all’Ucraina nelle mani delle gang: cosa succede in Svezia
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Emanuel Pietrobon)
In Svezia è in corso una delle guerre della droga più violente del Vecchio Continente. Centinaia di attori, fra bande di strade e mafie strutturate, in lotta per il controllo del territorio e l’egemonia dei traffici di sostanze stupefacenti in ingresso nel Paese. La posta in palio è una cifra dai sei zeri in su.
La campagna di contrasto alla violenza gangsteristica delle autorità svedesi ha prodotto risultati misti, spostando il crimine anziché sopprimerlo, e quel poco che è stato duramente ottenuto rischia di essere cancellato dall’entrata in scena di una variabile inaspettata: la guerra in Ucraina. Perché esiste il rischio concreto che una parte delle armi inviate dai paesi occidentali all’esercito ucraino finisca nelle mani delle bande.
Gli occhi delle gang sulle armi inviate a Kiev
Stoccolma è in stato di allerta da inizio 2023. Gli informatori che aiutano gli inquirenti nelle loro indagini contro il crimine organizzato hanno messo in guardia le autorità portuali e frontaliere: i trafficanti di armi che si occupano di rimpinzare le strade di Göteborg di pistole, mitraglie ed esplosivi si sarebbero messi alla ricerca di armamenti in Ucraina su richiesta delle bande.
Le rivelazioni dei confidenti, per quanto sensibili, hanno trovato il modo di raggiungere il grande pubblico. Non è da escludere che l’apparente fuga di notizie sia, in realtà, una “diffusione gestita” delle informazioni voluta dai servizi segreti svedesi, che sperano di mettere le bande sotto pressione dimostrando di essere a conoscenza dei loro piani.
L’intelligence svedese ha ragioni fondate per temere l’ingresso clandestino delle armi occidentali inviate all’esercito ucraino. Perché trattasi di prodotti sofisticati e potenti in grado di esacerbare la guerra della droga, come ha ricordato l’agente doganale Jesper Liedholm a Sveriges Radio, perché l’Ucraina è divenuta un enorme arsenale al quale i trafficanti di armi (inclusi quelli della Scandinavia) stanno già attingendo, come hanno spiegato il giornalista investigativo Mathias Stahle e l’Ufficio nazionale di indagine della Finlandia, e perché “il mercato svedese delle armi è fuori controllo”, come ha denunciato il ricercatore Ardavan Khoshnood dell’università di Lund.
I numeri della guerra della droga svedese
Le origini della guerra della droga svedese affondano nei primi anni del Duemila, nelle lotte tra la senile e impreparata criminalità autoctona – già indebolita dall’afflusso di gangster iugoslavi durante gli anni Novanta – e l’emergente panorama delle bande mediorientali e subsahariane.
Motociclisti scandinavi, avanti con l’età e più abituati alle risse di strada che a faide chicagoane, contro gangster giovani e aitanti, mossi dalla fame e forgiati dalle guerre. Prevedibile l’esito – la sconfitta dei primi. Meno prevedibile la continuazione della storia – una guerra tra bande senza fine.
Il “mafiaverso” svedese è entrato in una fase di violento e caotico interregno da quando sono finite le ere delle bande di motociclisti e del crimine organizzato balcanico, causa l’estinzione delle prime e la ritirata strategica del secondo – i cui attori-chiave, primariamente albanesi ed ex-iugoslavi, hanno ceduto volontariamente il mercato della droga alle ambiziose e spietate bande di Medioriente e Subsahara, di cui sono diventati armieri. Intoccabili, perché indispensabili, i gangster dei Balcani hanno trovato nelle armi l’ancora di salvataggio dalla violenza che avrebbe successivamente invaso le strade svedesi.
I numeri della guerra della droga spiegano, molto meglio delle parole, perché persino le notoriamente temute mafie balcaniche abbiano preferito fare un passo indietro in Svezia:
– 388 sparatorie e 90 attentati dinamitardi, per un totale di 61 morti, nel 2022;
– Oltre 400 attentati dinamitardi nel periodo 2018-21;
– 1.674 sparatorie nel periodo 2017-21, per un totale di oltre 220 morti e più di 600 feriti;
– 46 innocenti uccisi dalle bande nel periodo 2011-20, a causa di proiettili vaganti, per scambi di persona o per sfortuna, 8 dei quali non ancora adolescenti – come la dodicenne uccisa da un proiettile vagante il 3 agosto 2020.
I numeri di cui sopra hanno significato il conseguimento di diversi record negativi per la Svezia, il fu punto di riferimento del liberalismo occidentale divenuto il primo paese dell’Unione Europea per numero di sparatorie mortali, nonché l’unico in cui la violenza con armi da fuoco è aumentata in maniera costante dal 2000.
Ostaggio di 40 famiglie criminali e di 500 bande, i cui soldati rappresentano una sfida alla tenuta delle istituzioni in forza del numero – 9/12.000 gangster contro 21.000 poliziotti –, la Svezia odierna è l’esempio plastico di cosa può accadere quando al fallimento dei progetti di ingegneria sociale, quali sono gli esperimenti di integrazione, segue l’indifferenza. La Svezia odierna è Snabba Cash.
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[Fonte: https://it.insideover.com/criminalita/le-armi-destinate-allucraina-nelle-mani-delle-gang-cosa-succede-in-svezia.html]
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