Le identità si fondano su delle mitologie
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
Le identità si fondano su delle mitologie. Nessun gruppo è mai realmente omogeneo come narrato (dal potere) e tutte le identità geografiche, culturali e storiche si costruiscono sulla base di menzogne ed omissioni.
Ad esempio, in Occidente attribuiamo un peso simbolico alle guerre persiane nella nascita della civiltà occidentale: fumetti, film, libri a descriverci le schiere di Dario e Serse come dei servi in catene d’oro, mentre i Greci erano tutti uomini liberi (mascolinamente muscolosi).
Viene suggerita l’idea che gli antichi fossero proto-europei e i persiani il prototipo del molle cortigiano: nulla di più falso.
La società persiana fu una società multietnica, in cui i Greci dell’Asia Minore prosperarono come filosofi, studiosi, letterati e commercianti. Tutte le lingue dell’Impero erano parlate liberamente, tutte le città conservavano ampi margini di autonomia se non per gangli fiscali (e questa fu la pietra dello scandalo), i Greci parteciparono alla temperie culturale persiana scambiando informazioni filosofiche con gli indiani, di astrologia con i mesopotamici e diventando ottimi (e fedeli medici) di corte.
Nel 499 a.C., Aristagora tiranno di Mileto (città parte dell’Impero Persiano) si ribellò e proclamò l’isonomia (uguaglianza dei cittadini davanti alla legge). Questa fu la scintilla che fece scoppiare la Ionia.
Questa lettura semplicistica conferma lo stereotipo dei greci-occidentali come portatori dei valori della libertà dell’individuo (delle sorti progressive del mondo), mentre i persiani sarebbero stati degli assetati servi di un’autorità anonima.
Vanno però tenute in considerazione due informazioni:
1- Il fatto stesso che Mileto avesse tiranno implica un’autonomia decisionale per Mileto garantita dalle istituzioni imperiali;
2- Che nel mondo antico, non esisteva un’autorità statale centralizzata come oggi e questi rapporti vanno intesi come rapporti fiscali (allo stesso modo va letta, ad esempio, la ben posteriore concessione di cittadinanza romana a tutti i cittadini dell’Impero). Alla base di questa rivolta, non vi era un idealismo, vi era una questione fiscale e l’uguaglianza proclamata era proprio di natura fiscale-giuridica, non politica (o meglio, la terza era derivata dalla seconda che a sua volta era derivata dalla prima). Nella polis greca erano liberi gli uomini adulti che erano dediti alla produzione, non schiavi, meteci (stranieri) e donne.
Aristagora dopo aver marciato su Sardi (il centro della regione), partì per la madepratria oltre l’Egeo, alla ricerca di alleati.
A Sparta tenne un lungo discorso sulle comuni origini dei Greci (qui nasce la mitologia dell’antica unità, quando in realtà vi erano tante poleis e almeno tre grandi etnie: Ioni, Dori ed Eoli – del cui posizionamento potrei dire anche dettagli, avendo passato cinque anni di liceo con una cartina dell’antica Grecia, e non dell’Italia odierna, appesa in classe) che cadde nel nulla; ad Atene -fattosi più furbo- arrivò con venti navi a testimoniare ricchezza e potere. Gli Ateniesi -che in buona sostanza erano gli USA dei tempi- decisero subito di tuffarsi sulle ricchezze dell’Asia Minore e da lì scaturì il tutto.
Erodoto, uomo ben più saggio dei nostri giornalisti e politici, disse che dall’avventurismo ateniese derivarono i successivi decenni di guerre; chissà cosa penserebbe del conflitto ucraino.
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