Ancora una volta: dobbiamo continuare a scavare e studiare
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
Presso il sito di Gurgy, in Francia, i ricercatori hanno identificato un albero genealogico di circa 5000-4500 anni fa esteso per sette generazioni (circa cento anni), ricavando però informazioni sulle strutture familiari e forse i tipi di unioni e le strategie riproduttive del periodo.
Per cominciare nel sito è stato rinvenuto un antenato maschile primario, il cui corpo pare sia stato traslato da un altro luogo di sepoltura. Questo corpo è associato alla sepoltura di un corpo femminile, da cui non sono stati estratti dati genetici e quindi di cui non sappiamo nulla.
L’albero genealogico in questione collegherebbe 64 individui di vari età e genere.
Nella fase più antica non disponiamo di bambini defunti, per cui ne ricaviamo che da un sito originario, gli abitanti di Gurgy decisero di portare il solo fondatore della stirpe, a cui era evidentemente assegnato un valore simbolico (come nel post di ieri, creando un ponte con la religione cinese e romana possiamo trovare in nuce un culto degli antenati o forse un eroe eponimo, scopritore della grotta in cui poi il gruppo si trasferì)
Nelle generazioni successive fanno la comparsa cadaveri di bambini, maschi e femmine; in età adulta le donne del gruppo mancano, quelle presenti sono tutte di gruppi esterni (pare poco collegati tra loro a livello genetico).
Questo ci fa supporre che raggiunta la pubertà, le donne fossero scambiate tra i vari gruppi per garantire un certo ricambio genetico. Lo scarso collegamento tra le donne accolte fa supporre che si trattasse di più gruppi, coinvolti in una rete di scambio. L’idea di un meccanismo che garantisse scambi regolari di giovani donne in età fertile non è nuova; ma porta a scartare l’ipotesi del “ratto delle Sabine” (se così fosse sarebbero presumibilmente più donne adulte del gruppo indigeno).
I corpi sono, inoltre, sepolti con ordine: venivano predisposti vicino ai propri parenti più stretti.
Dunque, la struttura familiare era virilocale (la donna andava a vivere presso il partner).
In passato, alcuni studiosi hanno provato ad associare la virilocalità con la matrilinearità: le donne che si trasferivano presso la sede del marito, guadagnavano il diritto di preservare il nome (o altro); ma la teoria allo stato attuale è abbastanza debole e buona parte delle informazioni sul sito (incluso il trasporto di un antenato maschile da altra sepoltura) fanno suppore che il padre svolgesse una funzione centrale.
Nel sito, i figli sono sempre della stessa coppia, non ci sono tracce di fratellastri. Dettaglio importantissimo per gli studi sulla famiglia: questa assenza esclude la poligamia o la monogamia seriale (quella che pratichiamo nella nostra società, monogamia con possibilità di divorziare e avere un altro partner con cui avere altri figli, in un secondo momento). Sembra che nel nucleo sociale, prevalesse la monogamia e forse anche vedove e vedovi subivano un qualche tabù che li escludeva dal pool riproduttivo.
Chiaramente questi dati non possono essere universalizzati, si tratta pur sempre di un sito specifico, in un certo contesto, tuttavia le informazioni sullo scambio di donne adulte ci fanno supporre che alcune di queste dinamiche fossero condivise almeno con i vicini, grossomodo di pari dimensioni.
Supponiamo che il gruppo decise di spostarsi verso una nuova sede, perché nelle sepolture più recenti ci sono i bambini, ma mancano gli adulti, probabilmente trasferitisi o trasportati altrove.
Un antenato maschile trasportato da altro sito (quindi forse con valore simbolico), una serie di generazione, scambio delle donne fertili probabilmente pianificato, famiglia monogamica rigida, probabile culto dei morti o almeno commemorazione degli stessi.
Nel sito è stato ricostruito anche un secondo albero genealogico più piccolo, composto da dodici membri. La sepoltura tra i due gruppi avveniva in posizioni diverse, separando quindi i membri di una famiglia, da quelli dell’altra. Le parentele dei due gruppi sono mediate unicamente dalle donne, questo può voler dire o che non abbiamo trovato l’anello di congiunzione tra i due gruppi o che i due gruppi avessero accolto donne esterne provenienti dallo stesso nucleo (e da qui il legame di parentela creato nelle generazioni successive attraverso le donne accolte; per farla breve, come se io e il mio vicino di casa sposassimo due sorelle, i nostri figli sarebbero parenti, ma solo tramite due donne esterne).
Quel che qui appare chiaro è quindi che 5000 anni fa gli uomini avevano già occupato una posizione preminente nel gruppo familiare e sociale esteso, che esistevano reti di scambio esogamico e che in questo modo le donne diventavano le garanti di un sistema di scambio genetico e forse culturale-politico (sancire collaborazioni? Alleanze? Accordi? Scambi commerciali? Trasportare usi, costumi, saperi e tecnologie da altri gruppi?). In questa prospettiva si riafferma, in via traversa la teoria che vuole famiglia virilocale – retaggio femminile preservato, probabilmente le donne diventavano latrici nel nuovo gruppo delle loro vecchie conoscenze.
Nature (link nei commenti*), fa un piccolo confronto con un albero genealogico di 5700 anni fa, ricostruito in Inghilterra, in cui invece emergono alcune diversità sulla gestione familiare: un uomo figli con quattro donne diverse, al momento della sepoltura i figli furono raggruppati attorno al padre in base alla discendenza materna (divisione in fratrie – centralità del padre); attorno alcuni uomini sono sepolti dei figli della compagna avuti con altri uomini (probabile pratica di adozione); alcuni individui non erano parenti del gruppo principale pur essendovi sepolti, questo fa supporre che la famiglia comprendesse dei membri non biologici (potevano essere dei servitori o come nel Medio Evo degli apprendisti di qualche mestiere, che diventavano membri effettivi della famiglia).
Sul punto cosa fosse famiglia o non famiglia, un parente, i rapporti padre-madre-figlio, dobbiamo sempre ricordare che al di là dei parametri strettamente biologici, questi ruoli ricoprono delle valenze socio-culturali che possono variare molto tra un contesto e l’altro e quindi, pur usando alcuni termini per facilitare la comunicazione, non dobbiamo ignorare le diversità tra un gruppo umano del Neolitico e i nostri canoni occidentali contemporanei.
Ancora una volta: dobbiamo continuare a scavare e studiare.
(In foto: mappa della necropoli, metto il link all’articolo nei commenti).
Qui link al M. Planck Institut:
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