Cosa dice la bozza sui combustibili fossili – Nel documento, al punto 39, si “riconosce la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra” e si invitano le parti a intraprendere azioni, tra cui “potrebbero essere incluse”, per esempio, quella di “triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale” e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030 e di una “riduzione graduale – ma rapida – del carbone unabated (si parla della produzione che causa emissioni che non si possono abbattere con tecnologie come la cattura e lo stoccaggio di Co2), e limitazioni per nuove autorizzazioni, sempre laddove non si possa contare su queste tecnologie”. Tra le azioni che “si potrebbero” intraprendere, anche quella di accelerare lo sviluppo di tecnologie a zero e basse emissioni. Ed ecco l’elenco: energie rinnovabili, nucleare, tecnologie di abbattimento e rimozione, inclusa cattura, utilizzo e stoccaggio di carbonio, nonché produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio “in modo da potenziare gli sforzi verso la sostituzione dei combustibili fossili (sempre unabated, ndr) nei sistemi energetici”. Infine, il colpo di grazia all’ambizione: tra le potenziali azioni anche quella di “ridurre (non eliminare, ndr) sia il consumo che la produzione di combustibili fossili, in modo giusto, ordinato ed equo così da raggiungere le emissioni nette zero prima o intorno al 2050 (unico orizzonte temporale), in linea con quanto dice la scienza”. E poi il passaggio sul metano: “Ridurre sostanzialmente le emissioni diverse dalla CO2, in particolare quelle di metano a livello globale entro il 2030”.
Le parole di Guterres e il manifesto del Boga (di cui l’Italia non è membro, ma solo ‘amica’) – Il testo è dunque lontano dalle parole pronunciate da Guterres. “È essenziale che il Global Stocktake riconosca la necessità di eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili in un arco di tempo coerente con il limite di 1,5 gradi e di accelerare una transizione energetica giusta, equa e ordinata per tutti”. Dunque, che tenga conto del principio delle responsabilità comuni, ma differenziate, combinando “ambizione ed equità”. Perfettamente in linea con quanto espresso dal Boga che, prima della pubblicazione della bozza, ha tenuto una conferenza stampa, spiegando la sua posizione rispetto ai negoziati. “Esortiamo tutte le parti a unirsi a noi nel chiedere l’eliminazione graduale di tutti i combustibili fossili a livello globale” ha scritto in una nota ufficiale, sottolineando che “ciò deve includere un picco nella produzione e nel consumo di combustibili fossili in questo decennio, il picco delle emissioni entro il 2025” insieme a obiettivi su rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica. Tutt’altro che una favola green quella descritta, ma una transizione con insidie e ostacoli, che vanno però superati: “Dobbiamo pianificare una transizione ordinata e giusta, in linea con l’obiettivo di 1,5°C, piuttosto che rischiare la chiusura improvvisa della produzione antieconomica di petrolio e gas. Produttori, consumatori e il sistema multilaterale devono lavorare insieme per evitare la volatilità dei prezzi e sostenere gli investimenti nella transizione, in particolare per le economie e le comunità più esposte”. Firmato dal Boca, che oggi conta appena tredici Stati membri e sei ‘amici’, tra cui l’Italia, mai diventata a tutti gli effetti un membro. D’altro canto ne fanno parte pochissimi Paesi. Non ci sono Usa, Regno Unito e, neppure a dirlo, Cina, Russia, India e petro-Stati.
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