La pressione di Biden va a vuoto. Netanyahu si rafforza…
da PICCOLE NOTE (Davide Malacaria)
La manovra dell’amministrazione Biden di tentare di detronizzare Netanyahu va a vuoto. Il premier israeliano si rafforza e va per la sua strada, lastricata di sangue palestinese. La manovra era semplice ed era iniziata con l‘invito di Benny Gantz negli Stati Uniti. Se il suo partito si fosse sfilato dalla coalizione di governo, questa non avrebbe avuto più la maggioranza, da cui o Netanyahu addiveniva a più miti consigli o si sarebbe andati alle elezioni.
Il problema di Biden
Per Biden non si tratta tanto di trovare un’alternativa a Netanyahu, ma di chiudere la mattanza di Gaza, che rischia di fargli perdere le elezioni, come dimostrano le proteste interne al suo partito. Poco o nulla è trapelato di quanto si sono detti Gantz e i suoi interlocutori americani, e quanto è trapelato non può corrispondere al vero dialogo intrecciato nel segreto perché gli Usa non possono rivelare al mondo un’ingerenza tanto sfacciata negli interna corporis di Israele.
Ma che si sia posta un’alternativa reale all’attuale governo lo dice la reazione infuriata di Netanyahu, ma soprattutto la dichiarazione di Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Atid attualmente all’opposizione, il quale, al ritorno di Gantz dagli Stati Uniti, ha nuovamente proposto il suo ingresso al governo in sostituzione dei partiti di estrema destra.
Hamas non si può eliminare completamente
La proposta di Lapid è caduta nel vuoto, anche se ovviamente nel segreto se ne sarà parlato, ed è stata accompagnata dalla pubblicazione del Threat assessment, il documento che annualmente redigono Cia ed Fbi sulle minacce poste agli Stati Uniti.
Nel documento, fra le altre cose, si leggeva che il governo Netanyahu era impopolare e che potrebbe essere sostituito da un altro, più “moderato”. Inoltre, che Hamas non può essere eliminata del tutto, che poi è quanto dichiara da tempo Gadi Eisenkot, alleato di Gantz, che in base a tale convinzione afferma che l’unico obiettivo che si deve porre Israele è la liberazione degli ostaggi, da cui un accordo con Hamas a tale scopo, anche a costo di chiudere le operazioni militari.
Insomma, il documento di Cia e Fbi rappresentava un assist per Gantz e Eisenkot e i tanti che, pur pensandola come loro, restano allineati e coperti. Già, ma nel frattempo Netanyahu non è stato con le mani in mano e, consapevole della manovra aggirante, ha fatto la mossa del cavallo.
Di oggi la notizia che Gideon Sa’ar, passato dal Likud di Netanyahu al partito di Gantz, ha annunciato che sia lui che altri esponenti del suo partito che siedono alla Knesset, il parlamento israeliano, appoggeranno il governo come formazione politica indipendente.
Come annota il Jerusalem Post, dopo questa mossa, anche se Gantz abbandonasse il governo, questo sopravviverebbe. Anzi resterebbe in piedi, con una maggioranza di 62 seggi, anche se venisse meno il sostegno di di Otzma Yehudit, il partito di estrema destra guidato da Itamar Ben-Gvir.
Su Sa’ar e sui suoi disaccordi con Gantz, il JP annota: “Sa’ar si oppone a uno Stato palestinese e vuole aumentare la portata delle operazioni israeliane a Gaza, mentre Gantz non ha escluso la soluzione dei due Stati e non è tanto propenso a un ampliamento della guerra”.
Il golem americano
Quadro alquanto chiaro quanto fosco per i palestinesi. Biden deve fare i conti con il fallimento dei suoi piani e cercare alternative. Ma l’unica reale alternativa è quella di tagliare le armi a Israele e supportare, piuttosto che contrastare a suon di veti, la pressione internazionale per un cessate il fuoco.
Cosa che finora non ha fatto sia per evitare un’aperta rottura con l’alleato mediorientale, ma anche per non irritare la comunità ebraica americana in vista delle presidenziali, nonostante il fatto che tanti ebrei siano in prima fila nelle manifestazioni contro la guerra. Evidentemente ritiene questi ultimi meno importanti di altri.
Intanto, le vittime palestinesi sono salite a oltre 31mila, la situazione umanitaria a Gaza è indicibile, la stretta sulla Cisgiordania sempre più forte e via dicendo, di orrore in orrore, come annota Gideon Levy, il quale, in un articolo di Haaretz in cui racconta le “condizioni disumane” in cui versano migliaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane – vittime di abusi terrificanti tanto che 27 sono già morti – conclude: “Siamo diventati come Hamas”.
Orrori che saliranno a livello esponenziale se davvero Netanyahu attaccherà Rafah, come ripete da giorni, nulla importando che Biden abbia dichiarato che si tratta di una linea rossa insuperabile.
Biden annaspa impotente, mentre gli Stati Uniti continuano ad appoggiare a tutti i livelli Israele, anzitutto quello militare e di intelligence. Una situazione che richiama alla memoria una leggenda medioevale che vede gli ebrei iniziati alla cabala riuscire a fabbricare il golem, un gigante d’argilla dalla forza sovraumana che prende vita per difendere gli stessi come servo obbediente. Tale il golem americano, ridotto a servo obbediente di Netanyahu e soci perché li supportino nel far strame del popolo palestinese.
FONTE: https://www.piccolenote.it/mondo/la-pressione-di-biden-va-a-vuoto
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