DA TERMOMETRO GEOPOLITICO
La Russia vara il nuovo governo e una offensiva nel nord dell’Ucraina. E a Mosca sfila un solo carro armato della II guerra mondiale.
La Russia ha improvvisamente intensificato le sue attività militari lungo tutta la linea del fronte ed è penetrato in profondità a Nord, nella regione di Kharkov. L’offensiva, preparata da tempo con il martellamento sistematico delle linee nemiche, è iniziata il 10 maggio, subito dopo le celebrazioni del giorno della vittoria sul nazismo. Il simbolismo ha la sua importanza.
La pressione sull’intero fronte serviva a tenere le truppe ucraine impegnate nelle altre aree, in modo che non potessero essere stornate verso il Nord. Allo stesso tempo, dopo lo sfondamento di Kharkov – negato dai generali ucraini ma palese, tanto che il Nyt si interroga se sia un punto di “svolta” – dirottare forze verso il Nord esporrebbe altre zone agli attacchi.
È evidente che Mosca ha intenzione di sfruttare a fondo la superiorità del momento, anticipando così l’arrivo dei nuovi armamenti Nato collegati al nuovo pacchetto di aiuti approvato dal Congresso Usa a fine aprile.
Non che l’ulteriore supporto avrà un impatto travolgente sulla guerra, anzi, ma potrebbe rallentare le operazioni dei russi, da cui l’accelerazione attuale.
Il carro armato della parata
Sullo sviluppo, che ha mandato nel panico le autorità militari e politiche ucraine (e non solo esse), va letto con la tragica ironia del caso un resoconto sulla celebrazione della vittoria del 9 maggio, che non ha visto l’usuale parata militare, ma solo l’esposizione di un carro armato sovietico della Seconda guerra mondiale (vedi foto di copertina).
Così su Dagospia: “Putin ha finito le armi da mostrare. C’era un solo carro armato a quella baracconata della parata delle vittoria a Mosca […] Non proprio una manifestazione di forza per ‘Mad Vlad’ che sostiene che le forze strategiche russe siano ‘sempre pronte a combattere’”.
Ironia che stride con quanto si è scatenato successivamente e con la follia di continuare questa guerra, nella quale i soldati ucraini sono sottoposti a una macelleria che non ha soluzioni di continuità e che nega ogni possibilità alla diplomazia (Zelensky ha inserito il divieto ai negoziati nella Costituzione… altra criminale follia).
A contrastare nel breve l’offensiva russa non basterà la coscrizione massiva appena approvata da Kiev, dal momento che per fare di un operaio un soldato ci vuole tempo, anche volendolo usare, come accade da tempo per i militi ucraini, come carne da cannone.
Né basterà l’ancora più recente chiamata alle armi dei detenuti (misura che fu adottata anche dai mercenari Wagner, suscitando il biasimo generale in Occidente), dal momento che se ne ricaverà, come scriveva Strana, solo 15-20mila soldati.
Nel panico, l’Occidente sta rielaborando le sue strategie. L’imperativo di inviare altri aiuti all’Ucraina, stavolta tramite Ue, è sempre a tema, ma i Paesi europei mostrano certa reticenza a compiere l’ennesimo inutile passo.
Qualcosa sarà stanziato, forse, in futuro, per ora si è deciso di inviare gli utili derivanti dai beni russi congelati, circa 3 miliardi l’anno. Iniziativa di prospettiva per un Paese che prospettiva non ha, e che nell’immediato destina molto meno di quanto promesso.
Il fallito golpe in Ucraina e l’offensiva russa
Situazione che urgerebbe l’apertura di una trattativa, dal momento che le cose per Kiev potranno solo peggiorare nel breve, degradando ulteriormente, insieme alle residue forze ucraine, anche le utopiche possibilità di una controffensiva vincente nel 2025, prospettate dai soliti strateghi da salotto occidentali (vedi Politico: “La strategia di guerra dell’Ucraina: sopravvivere al 2024 per vincere nel 2025”).
Ma per riparlare di trattative bisognerà aspettare il prossimo novembre, cioè le presidenziali Usa, con gli ucraini mandati al macello a maggior gloria del partito democratico americano. Così vanno le cose del mondo.
Resta che i russi, avendo visto che la porta della diplomazia è sbarrata, hanno deciso di forzare, usando la forza fin qui trattenuta. Sotto l’urto, le forze ucraine potrebbero collassare prima del tempo.
Val la pena, en passant, aprire una parentesi su una coincidenza temporale. Possibile che ai russi sia stata prospettata l’eliminazione di Zelensky, che avrebbe aperto una nuova fase della guerra, quella conclusiva (con chiusura rimandata sempre a dopo le presidenziali). Il putsch, però, è stato sventato e i congiurati sono stati arrestati o mandati in esilio.
Ne abbiamo scritto nella nota pregressa, alla quale aggiungiamo in questa un corollario: sfumata la possibilità di una svolta nel potere ucraino, Mosca si è mossa.
Da segnalare i cambiamenti nel governo russo formato dopo l’avvio della nuova presidenza di Putin, il più rilevante dei quali è il cambio di guardia al ministero della Difesa, dove al posto del generale Sergej Shoigu è andato un civile, l’economista Andrei Belousov.
Per l’esercito cambia poco, dal momento che a gestirlo resta il generale Valery Gerasimov. All’economista Belusov, invece, il compito di sviluppare l’apparato militar industriale, sia a livello produttivo che tecnologico, dovendo questi, a cui si ascrivono doti e prossimità allo zar, immaginare e organizzare la macchina bellica russa del futuro in coordinato disposto con l’economia dell’Impero.
Quanto a Shoigu, non è stato mandato ai giardinetti, essendo stato nominato segretario del consiglio di Sicurezza, il più alto organo dirigenziale dello Stato, presieduto dallo stesso Putin. La sua esperienza la dovrà utilizzare per difendere la Russia da minacce più oscure. Prende il posto di Nicolai Petrushev, il cui destino non è stato ancora dichiarato.
Al di là degli interna corporis del potere russo, che si apre a prospettive future, nel breve si prospettano cambiamenti nel campo di battaglia ucraino, che potrebbero riservare sorprese amare per i fautori delle guerre infinite. Sviluppi da seguire.
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