IL MONDO OGGI – Rassegna geopolitico della giornata
DA LIMES (Di Mirko Mussetti)
NATO
Il primo ministro uscente dei Paesi Bassi Mark Rutte è stato designato come nuovo segretario generale della Nato. Entrerà in carica il 2 ottobre 2024. La nomina del premier olandese è una riprova dello spostamento verso Nord del baricentro dell’Alleanza Atlantica. Negli ultimi vent’anni la carica più rilevante nella struttura politico-militare occidentale è stata riservata a paesi dell’Europa settentrionale: Jaap de Hoop Scheffer anch’egli dall’Olanda (2004), Anders Fogh Rasmussen dalla Danimarca (2009), Jens Stoltenberg dalla Norvegia (2014). Durante questo periodo i rapporti tra Nato e Federazione Russa sono sensibilmente peggiorati, fino a essere definitivamente compromessi nel “decennio Stoltenberg” iniziato poco dopo la battaglia di Jevromajdan del 2014.
La nomina di Rutte non imprimerà una svolta significativa nella posizione euroatlantica verso Mosca. Anzi, il politico olandese potrebbe spingere per un approccio ancor più intransigente. È nota infatti la sua disistima verso il presidente della Russia Vladimir Putin, maturata in seguito all’abbattimento condotto da separatisti filorussi di un aereo civile (volo Mh17 del 17 luglio 2014) nei cieli del Donbas in cui perirono ben 193 cittadini olandesi. Dall’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, Rutte ha sempre sollecitato i partner euroatlantici a incrementare il proprio sostegno militare alle Forze armate di Kiev, definendo “vitale” per la pace in Europa la sconfitta della Russia sul campo di battaglia. Stoltenberg ha espresso visibile soddisfazione: “Lascerò la Nato in buone mani”.
Per approfondire: No, il Pentagono non ha detto che la Nato farà la guerra alla Russia
POLONIA – CINA
Il presidente della Polonia Andrej Duda è volato a Pechino per incontrare il leader della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Varsavia spera di ottenere relazioni economiche più strette con Pechino per ciò che riguarda la logistica, la tecnologia, il settore manifatturiero, l’agricoltura. La notizia scioccante arriva però dal settore automobilistico. Mentre l’Unione Europea annuncia nuovi dazi contro i veicoli elettrici orientali, Cina e Polonia si accordano per cooperare proprio in tale settore: “Entrambe le parti sosterranno la crescita degli investimenti bilaterali nelle auto elettriche, nello sviluppo verde, nella logistica e in altri settori” per il periodo 2024-27. La casa automobilistica cinese Geely è in trattative avanzate con l’azienda polacca ElectroMobility, sovvenzionata dallo Stato, per sviluppare un’auto elettrica la cui produzione potrebbe iniziare entro due anni. Nel frattempo, un’altra joint venture tra il produttore cinese Leapmotor e l’azienda europea Stellantis ha iniziato ad assemblare automobili in uno stabilimento di Tychy nel voivodato della Slesia.
In cambio, la Cina aumenterà le importazioni agroalimentari dalla Polonia e ai cittadini polacchi sarà permesso entrare nella Repubblica Popolare senza visto per quindici giorni.
Per approfondire: Xi torna in Europa per dividerla dagli Usa
SPAZIO
Nei giorni in cui la sonda cinese Chang’e-6 inviata sul lato nascosto della Luna per esplorare e recuperare campioni fa ritorno sulla Terra, la Repubblica Popolare Cinese ha classificato per la prima volta gli Stati Uniti come “concorrente” nella corsa allo Spazio. Il nuovo piano strategico dell’Agenzia spaziale cinese (Cnsa) è chiaro: “La stazione lunare cinese e il programma Usa Artemis competeranno sempre più in termini di tecnologia ed efficienza operativa nella stessa porzione geografica” (Polo Sud della Luna).
Per approfondire: La lunga marcia della Cina verso lo Spazio
ISRAELE
Con una sentenza adottata all’unanimità, la Corte suprema di Israele ha stabilito che non c’è alcuna motivazione giuridica per esentare dal servizio militare gli studenti ultraortodossi delle yeshiva (istituti teologici). La decisione presa dal governo di Binyamin Netanyahu nel giugno 2023 di non arruolare i giovani haredim (ultraortodossi dediti all’esclusivo studio della Torah e del Talmud) non avrebbe dunque alcun fondamento legale. Le Forze armate di Israele (Idf) dovranno quindi iniziare ad arruolare anche gli ultraortodossi generalmente ostili al sionismo. La Corte non ha però stabilito né la tempstica né il numero delle nuove reclute, precisando invero che il processo può essere graduale. La decisione della massima istituzione giudiziaria dello Stato ebraico può avere effetti importanti sugli equilibri interni e sulla tenuta del governo. L’esecutivo di Netanyahu dipende infatti dall’appoggio di ben due partiti ultraortodossi. Tuttavia, sia nelle Idf sia in ampia parte della società israeliana i privilegi riservati agli haredim vengono visti come inaccettabili, soprattutto in considerazione della necessità di uomini per l’esercito emersa dopo i tragici fatti del 7 ottobre.
Per approfondire: Nella contesa sugli ultraortodossi è in gioco l’unità di Israele
GIAPPONE
Una flotta di oltre trenta aerei militari provenienti da Germania, Francia e Spagna volerà in Giappone per condurre esercitazioni congiunte con le Forze di autodifesa di Tokyo (Jieitai). Si tratta della prima esperienza in questo formato e rappresenta un importante passaggio verso il dispiegamento di forze europee nell’Indo-Pacifico. Le manovre aeree del 19 luglio sono parte integrante del dispiegamento “Pacific Skies”, operazione della durata di due mesi che vedrà le forze aeree delle tre cancellerie europee esercitarsi con altri partner regionali, tra cui India, Australia e Stati Uniti. Le manovre delle Jieitai con l’Aeronautica della Francia si svolgeranno il 19 e 20 luglio nello spazio aereo intorno alla base militare di Hyakuri nella prefettura di Ibaraki, mentre quelle con l’aviazione militare di Germania e Spagna si terranno nei cieli intorno alla base di Chitose a Hokkaido.
Per approfondire: Al Giappone non basta più l’autodifesa
KENYA
Le strade di Nairobi e di altre città del Kenya si sono riempite di contestatori antigovernativi – tra cui la sorellastra dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama – frustrati per la difficile situazione socio-economica. Il detonatore delle proteste è il disegno di legge sull’innalzamento delle tasse voluto dal presidente William Ruto. Le manifestazioni di dissenso si sono intensificate, al punto che diversi dimostranti hanno cercato di irrompere nel parlamento per chiedere le dimissioni del capo dello Stato. Si registrano diversi morti a seguito di violenti scontri con le Forze dell’ordine. Le cause del malcontento sociale e dei moti di protesta sarebbero quindi di matrice esclusivamente interna. Tuttavia, il disordine in Kenya potrebbe condurre a risvolti internazionali, dato che Nairobi è divenuta negli anni alleata principale degli Stati Uniti nell’Africa orientale.
Per approfondire: Kenya, prove di democrazia
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