Il voto tedesco e la crescita in Europa delle forze “antisistema”: qualcuno si chiede perché?
DA LA FIONDA (Di Paolo Arigotti)
Non staremo qui a snocciolare numeri, percentuali o seggi riferiti al voto regionale tedesco di domenica scorsa, per quelli esistono numerosi report che gli appassionati potranno reperire senza problemi.
A noi interessa molto di più proporre alcune riflessioni sul voto, che ha riguardato i Länder tedeschi – corrispondenti più o meno alle nostre regioni, ma con poteri più ampi – di Turingia e Sassonia, mentre già si profila un nuovo appuntamento elettorale, quello in Brandeburgo, in calendario per il prossimo 22 settembre.
Spicca la comune collocazione geografica, visto che i Länder interessati dalle consultazioni (compreso il Brandeburgo) sono tutti situati nel territorio di quella che fu la Repubblica democratica tedesca, meglio nota come DDR. Ma quel che li accomuna maggiormente è il responso delle urne.
Alternative fur Deutschland (AFD), presentato dalla quasi totalità dei media come di “ultradestra”, ha vinto in Turingia, dove è risultato il primo partito per numero di voti, e si è posizionato al secondo posto in Sassonia, a poca distanza dall’Unione Cristiano-Democratica (CDU). Inoltre, in ambedue i casi si registra un risultato di tutto rispetto per l’Alleanza (di sinistra) guidata da Sarah Wagenknecht (BSW), che fa da pendant al tracollo dei tre partiti di governo, in primis quello socialdemocratico (SPD) del Cancelliere Olaf Scholz, che a poco più di un anno dalle politiche del settembre del 2025 hanno subito una sconfitta che ha pochi precedenti (l’SPD ha preso tra il 6 e 7 per cento dei voti).
I partiti che compongono la cosiddetta coalizione semaforo (SPD, Verdi e liberali, questi ultimi “scomparsi” dalle due assemblee regionali), che governa a Berlino dal 2021, non possono neppure dire di essere stati penalizzati dall’astensionismo: al contrario, in entrambi i Länder le percentuali di affluenza hanno sfiorato il 75 per cento, dimostrando che l’esistenza di alternative favorisce la partecipazione (a qualcuno verrà in mente il caso dei 5stelle).
Sommando le percentuali dei voti ottenuti dalle due forze “antisistema” – dette così per via della posizione critica circa il sostegno all’Ucraina e le sanzioni alla Russia, la gestione dei flussi migratori irregolari e l’approccio neoliberista in economia, col diffuso precariato, adottato dal governo e il diffuso precariato – si arriva al 48 per cento in Turingia e si sfiora il 44 in Sassonia. In sostanza, poco meno della metà degli elettori ha votato per partiti o coalizioni che osteggiano apertamente l’indirizzo politico espresso dall’attuale maggioranza governativa.
Se Covid e gestione dei flussi migratori sono state delle note dolenti per l’ex locomotiva d’Europa, è innegabile che la transizione green e la politica sanzionatoria e filo-atlantista sposate senza riserve dal governo Scholz siano all’origine della crisi che investe il paese, attraversato da una depressione industriale e produttiva che ha pochi precedenti e da una crescente disoccupazione, oltretutto accompagnate da una spirale inflazionistica che rischia di mettere in pericolo il benessere del ceto medio.
Quando si parla di AFD, si tende molto a sottolinearne il carattere estremista e la presenza di frange che si richiamano al passato nazista; come ricordava qualcuno, nel 1931 fu proprio nella Turingia che si formò il primo governo regionale con la partecipazione dei nazionalsocialisti. Ora, se è innegabile che all’interno del partito siano presenti dei nostalgici, il voler liquidare il tutto – come già si fece negli anni Trenta – come un voto di protesta significherebbe non comprendere nulla dell’esito delle urne, e forse degli insegnamenti della storia recente. Lo stesso si potrebbe dire commentando certi titoli e/o letture politiche circa i risultati elettorali, che si preoccupano più di lanciare allarmismi per la rinascita dell’estremismo, piuttosto che interrogarsi sulle ragioni del malessere e del disagio espresso dagli elettori. Inoltre, voto di protesta o meno, l’esito delle consultazioni era tutto, fuorché inatteso.
Chi vota per l’AFD non vuole, salvo alcune eccezioni, un ritorno al passato, ma semplicemente sta chiedendo un deciso cambio di rotta, sia rispetto alla situazione attuale, che al prossimo futuro, che si prospetta tutt’altro che roseo. E per chi parla di antisemitismo, giova ricordare che in merito alla crisi in Medio Oriente l’AFD ha sposato una linea pro-Israele, pur sostenendo le rivendicazioni dei palestinesi, il che non esclude, beninteso, la presenza al suo interno di componenti razziste, tra le quali non mancano coloro che vorrebbero il rimpatrio in blocco dei migranti, regolari inclusi; uno scenario oggettivamente ed economicamente impraticabile per la Germania.
Per criticare le posizioni della coalizione di sinistra (BSW) non essendo possibile parlare di nostalgie degli anni Trenta, si tende a parlare di filo-putinismo e affini. A parte le vuote etichette, tra le quali spicca quella di “rosso-brunismo”, va detto che non mancano i punti di contatto col programma dell’AFD, per esempio il contrasto alla crescita della spesa militare, all’ideologia Woke e all’origine antropica del cambiamento climatico, ma da qui a fare delle assimilazioni ce ne corre. Probabilmente, come nel caso dell’AFD, si tende a fare ricorso ad accuse strumentali nel goffo tentativo di distrarre le masse dalle cose serie.
Un altro spunto interessante ce lo offre la collocazione geografica degli elettori, come accennavamo tutti residenti nel territorio della ex Germania orientale, quella che nel 1990 si riunì repentinamente con la sorella dell’ovest, nella prospettiva di un rapido sviluppo democratico ed economico. A distanza di diversi decenni sarebbe arduo sostenere che quelle promesse siano state mantenute; al contrario, per effetto dell’annessione del ‘90, la condizione degli ex tedeschi dell’est non è migliorata più di tanto, e tutti gli indicatori lo confermano, così come il fatto che i maggiori vantaggi siano stati appannaggio dei conterranei dell’ovest.
In questo senso, qualunque tentativo di parlare solo di una spirale populista e/o rancorosa, lungi dal risolvere il problema, rischierebbe solo di esacerbare gli animi. E occorrerebbe considerare che allargare la frattura esistente tra le due parti del paese, magari ignorandola, sarebbe come rinchiudersi in un castello fuori città per sfuggire alla pestilenza (e che Boccaccio ci perdoni!).
Per le forze tradizionali, l’unico punto a favore che arriva dal voto è il risultato ottenuto dalla CDU, che si conferma primo partito (come già alle europee di giugno), con circa un terzo dei consensi, e che si candida a guidare il paese tra circa un anno, magari nel quadro di nuova grande coalizione.
Questo ultimo sembrerebbe al momento lo scenario più probabile, vista la tendenza dei partiti tradizionali di fare “quadrato” contro la prospettiva di un’ascesa di quelli estremisti (il caso francese fa scuola). Ma, e torniamo a ribadirlo per l’ennesima volta, se facendo questo si pensa di poter sorvolare sulla disaffezione e sfiducia, non si capisce come si possa parlare di rispetto del principio della sovranità popolare. Dovrebbe essere chiaro che disporre dei numeri per formare una maggioranza aritmetica non è sufficiente, in mancanza di un progetto politico attorno al quale raccogliere il consenso. E nonostante quello di domenica sia stato un voto locale, è innegabile che sia la spia di un disagio più profondo e generalizzato.
A finire sul banco degli imputati sono le stesse politiche dell’Unione Europea, come pure la vicenda dell’esplosione del North Stream, riguardo la quale stanno emergendo una serie di fatti e circostanze che non hanno contribuito a mettere in buona luce l’operato del governo; a non voler dire, che è stata proprio la fine dell’energia a basso costo proveniente dalla Russia a infliggere un colpo mortale alla competitività tedesca. Ed è lecito dubitare che larga parte dell’elettorato condivida l’approccio bellicista incarnato, tra gli altri, proprio da una cittadina tedesca, quella Ursula von der Leyen recentemente confermata alla guida della Commissione europea.
Parlando dei riflessi immediato del voto regionale, con ogni probabilità AFD non riuscirà a formare un governo, nonostante la disponibilità già dichiarata dal leader Bjorn Hocke; nella stessa Turingia, dove è primo partito, difficilmente troverà forze disposte alla formazione di una coalizione, ed è prevedibile che in tutti e due i Lander nascerà una grande coalizione, che secondo alcune voci potrebbe coinvolgere anche la BSW. Una cosa è certa: se la Wagenknecht abbracciasse una linea governista, lo dovrebbe fare senza abdicare minimamente ai punti del suo programma, pena, in caso contrario, la dilapidazione di un patrimonio di consenso non indifferente. In altre parole, la sua operazione potrebbe avere successo se o qualora lei riuscisse a cambiare il sistema dall’interno, dando una spallata a un sistema che, piaccia o meno ai benpensanti, riscuote sempre minor consenso tra le masse.
Se poi tutto questo potrà avere dei riflessi anche sul governo federale, determinando per esempio un voto anticipato, è presto per dirlo, ma nel frattempo si registrano i primi scossoni sui mercati finanziari, a iniziare dai titoli di stato.
Una cosa è certa. Il responso delle urne va tenuto in debito conto, in caso contrario si rischierebbe di dare ragione a un aforismo del drammaturgo e scrittore tedesco Bertold Brecht: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.
FONTI
www.ispionline.it/it/pubblicazione/germania-terremoto-elettorale-182942
www.politico.eu/article/germany-superstar-sahra-wagenknecht-far-left-far-right/
www.agi.it/estero/news/2024-09-01/elezioni-germania-afd-vince-in-turingia-in-sassonia-duello-con-cdu-27679233/
www.euractiv.com/section/politics/news/scholz-government-to-face-tough-test-in-state-elections/
it.insideover.com/politica/turingia-e-sassonia-laltra-germania-prende-a-schiaffi-il-governo-scholz.html
www.sinistrainrete.info/politica/28586-paolo-arigotti-la-locomotiva-arresta-la-sua-corsa-la-crisi-della-germania.html
www.lindipendente.online/2024/06/10/effetto-europee-in-francia-e-belgio-cadono-i-governi-in-germania-scholz-e-sfiduciato/
www.ilsole24ore.com/art/bund-e-btp-cosi-elezioni-germania-scuotono-titoli-stato-AFJBAhfD
www.dw.com/en/populist-gains-in-state-elections-jolt-german-government/a-70106153
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