Il vertice della SCO potrebbe salvare il nuovo ordine dei BRICS+?
di GIUBBE ROSSE NEWS (Old Hunter)
È legittimo affermare che il vertice della SCO di Islamabad stia dando un grande aiuto ai BRICS.
Eccoci qui: ormai il prossimo vertice BRICS+ di Kazan 2024 è alle porte. È forse l’evento più importante dell’anno, e certamente quello che darà una rotta decisiva all’anno a venire. Nelle ultime settimane c’è stato un movimento frenetico di capi di stato, ministri, esperti e persino sconvolgimenti sui fronti militari. Tutto vive un’attesa frenetica che ci parla anche di una particolare fragilità. Non pochi sono i rischi e non pochi gli ostacoli sulla strada. Forse per garantire la tenuta del vertice di Kazan, c’è un’altra data che può sistemare le cose: il vertice della Shanghai Cooperation Organization.
Il Rimland a Islamabad si rafforza
Martedì 15 ottobre e mercoledì 16 ottobre a Islamabad, la capitale del Pakistan, si terrà il 24° Summit SCO, la partnership istituita nel 2001 come evoluzione dei Cinque di Shanghai per promuovere la difesa reciproca, la sicu-rezza e la lotta al terrorismo internazionale nella più ampia regione eurasiatica. Oggi ci sono 10 membri effettivi, ovvero Cina, Bielorussia, India, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan, Uzbekistan e Russia, con Afghanistan e Mongolia come membri osservatori già accolti e Armenia, Azerbaigian, Bahrein come paesi in dialogo, Cambogia, Egitto, Kuwait, Maldive, Myanmar, Nepal, Qatar, Arabia Saudita, Sri Lanka, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, a cui si uniranno in questo Summit del 2024 ospiti provenienti da ASEAN, CSI, ONU e una rappresentanza del Turkmenistan.
Un lungo e vasto elenco di stati che rappresentano, geopoliticamente parlando, tutta l’Eurasia e la zona costiera del Rimland. Poiché si tratta di una partnership incentrata su questioni di sicurezza, e quindi con un’agenda almeno in parte militare, stiamo parlando di un incontro che può essere una spina nel fianco della NATO e dell’Occidente collettivo.
Il rafforzamento del Rimland è una condizione necessaria per l’integrità dell’Eurasia. Non una possibilità, ma una necessità. I leader sovietici lo avevano capito, e per questo motivo avevano mirato non solo al controllo efficace della maggior parte delle aree confinanti con il Rimland, e quindi a sud e a est, ma erano anche stati lungimiranti nel tessere forti relazioni diplomatiche e cooperazione ideologico-politica con i paesi a est, in modo da garantire una stabilità duratura a spese dei tentativi di destabilizzazione provenienti dall’ovest.
La stabilità del Rimland non è solo una questione strategica, ma anche economica e politica. Questo incontro dei leader della SCO arriva a pochi giorni dall’inizio del tanto atteso BRISC+ Summit di Kazan, soprannominato da molti “l’evento dell’anno”, da cui potrebbe emergere la linea organizzativa della nuova maggioranza globale, o almeno le sue linee programmatiche.
Come descritto in precedenza, esiste una possibilità – non dichiarata ufficialmente, ma teoricamente plausibile e confermata da alcune indiscrezioni – che sia in cantiere un’alleanza tra BRICS e SCO, cioè tra i due polmoni del mondo multipolare emergente, uno economico e l’altro strategico. Questa unione porterebbe il nuovo blocco ad avere una forza coesiva superiore a quella della NATO e, quindi, a rappresentare non solo un avversario, ma addirittura un nemico.
Ci sono molte ragioni per la necessità di una tale alleanza: l’Occidente continua a promuovere guerre e distruzione, con una diplomazia aggressiva e un esasperato tentativo di controllare il globo, senza accettare che l’ordine basato sulle regole non si applichi più; il diritto internazionale è praticamente morto e non ha più senso ragionare con pa-radigmi scritti dagli uffici dei burocrati di Washington e New York; in Palestina si sta verificando un genocidio ed è quasi impossibile intervenire a causa dell’equilibrio di guerra che Israele e gli Stati Uniti hanno creato, minacciando un’apocalisse nucleare e incolpando l’Iran e l’Asse della Resistenza. Ma, più di ogni altra cosa, ci sono alcune brevi ragioni che sono particolarmente urgenti:
i paesi BRICS hanno bisogno di un sistema di difesa integrato che armonizzi differenze e specificità, soprattutto ora che la partnership si sta espandendo e i nuovi membri non hanno la vera forza militare delle grandi potenze. Questo in un mondo multipolare è normale, perché la capacità militare viene ridistribuita tra più attori che partecipano allo stesso scenario, si perde la forza polarizzante egemonica e si stabilisce un equilibrio fatto di magnetismi diversi, che devono mantenersi in costante contatto ed equilibrio per sussistere; l’economia dei paesi BRICS e la politica del partenariato rischiano di essere compromesse, essendo l’egemone ancora molto forte e radicato, con la capacità quindi di minare le tappe di realizzazione della transizione multipolare.
Questo secondo punto è di grande attualità: si pensi a come la situazione a Gaza e in Libano stia minando i delicati equilibri diplomatici tra Israele e Russia, e tra Russia e Iran, coinvolgendo gli altri stati mediorientali e provocando antipatia nei paesi orientali portatori di soluzioni pacifiche e che cercano di limitare l’escalation. Si pensi anche alla situazione a Taiwan, dove gli USA continuano a fomentare una rivoluzione colorata, o al doppio gioco della Turchia che sta prendendo in giro i paesi islamici.
C’è urgente bisogno di una soluzione che dia una frustata agli avversari dell’Occidente, in lento declino.
La corrispondenza tra BRICS, SCO e gli altri partenariati eurasiatici.
Volendo brevemente dare un quadro che sottolinei l’urgenza, consideriamo la composizione dei partenariati eura-siatici più importanti, sia dal punto di vista economico che strategico:
• BRICS+: Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran, Russia, Sudafrica con circa 40 paesi candidati, tra cui per la zona eurasiatica (escludiamo gli altri continenti) abbiamo Bielorussia, Kazakistan, Thailandia, Vietnam, Mongolia, Myanmar, Malesia, Indonesia, Sri Lanka, Bangladesh, Pakistan.
• SCO: Cina, Bielorussia, India, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan, Uzbekistan e Russia, osservatori Afghanistan e Mongolia, postulanti Armenia, Azerbaigian, Bahrein, Cambogia, Egitto, Kuwait, Maldive, Myanmar, Nepal, Qatar, Arabia Saudita, Sri Lanka, Turchia, Emirati Arabi Uniti,
• Comunità degli Stati Indipendenti (CSI): Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan.
• Unione economica eurasiatica (UEE): Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan, con osser-vatori Azerbaigian, Uzbekistan, Tagikistan e Cuba.
Questa potrebbe sembrare una lista inutile, ma in verità stiamo osservando una grande quantità di corrispondenza. Ciò manifesta un rafforzamento del blocco eurasiatico sotto tutti gli aspetti.
I paesi BRICS hanno già abbandonato il dollaro USA e pagano l’85 percento degli scambi commerciali in valuta loca-le, e a seguire anche la CSI ha regolato l’85 percento delle transazioni estere in valute nazionali. L’Unione economica eurasiatica lavora da tempo per la stabilità reciproca tra gli stati eurasiatici ed è riuscita non solo a emanci-pare le economie nazionali dalla dipendenza dai prodotti occidentali e dal dollaro USA, ma ha anche ripristinato le autonomie in vari settori di mercato, un elemento chiave per un polo che vuole definirsi polo e cooperare, non più competere, in un sistema multipolare.
A questo punto, diventa necessario consolidare l’Eurasia attraverso forme di difesa e garanzie di sicurezza affinché la fase politica possa procedere. L’effetto della stabilità eurasiatica si fa sentire enormemente sugli altri continenti e quindi sugli altri paesi di queste partnership. Proviamo a immaginare Russia e Cina, che sono i due stati leader dell’attuale multipolarismo, gettati in crisi dagli eventi internazionali. Sarebbe un rischio troppo grande per tutti i paesi che scommettono su questo cambiamento.
Ecco perché è legittimo dire che il summit SCO di Islamabad sta dando ai BRICS un aiuto importante. Se riuscissero a raggiungere un accordo nella capitale pakistana, ai BRICS potrebbe essere offerta una garanzia di sicurezza. E allora sì, per il blocco UK-USA, il problema diventerebbe irrisolvibile.
Commenti recenti