L’economista Marcello De Cecco ebbe a dire…
di PIANO CONTRO MERCATO (Canale Telegram)
L’esimio economista Marcello de Cecco, contrario alle privatizzazioni, una volta, alla fine degli anni novanta ebbe a dire ad un interlocutore che lo intervistava: “una delle ragioni principali per cui le categorie economiche volevano le privatizzazioni è che nelle imprese pubbliche – banche, industrie, utilities, trasporti, telecomunicazioni ecc. – i salari erano piu’ alti di quelli adottati nelle imprese private, dunque facevano concorrenza a loro perché gli operai, specie specializzati, preferivano andare all’Iri”. Questo fu il cavallo di Troia della deflazione salariale, strategia iniziata con la controffensiva padronale del 1973 (Agnelli: profitti zero). Solo che allora c’era la lotta di classe operaia, impiegatizia, giovanile (si pensi al ’77 contro Lama e il Pci dei “sacrifici” e dell’austerità), c’era la scala mobile, diminuita da Craxi e poi smantellata del tutto con la “politica dei redditi” post Prima Repubblica, nell’ambito del “neocorporativismo” che voleva la Triplice protagonista del nuovo riassetto socio-economico-finanziario italiano (enti bilaterali, fondi di previdenza, patronati ecc.). Una volta smantellata l’Iri ,dopo l’accordo Andreatta-Van Miert del 1993 e la firma di Maastricht, fino alla lunga marcia di adesione all’euro del 1999 (Prodi continuava a dire che occorrevano “sacrifici” per entrare nel “Paradiso dell’Ue”). E fin qui parliamo di salari, ovvero di salario diretto, che ieri l’Ocse (proprio esso, da anni, assieme al Fmi, bastione della lotta di classe al proletariato), con la famosa tabella resa nota di ieri. Ma Gianfranco Pala, Carla Filosa e altre/i, con cui mi formai, già agli inizi degli anni novanta scrivevano del salario sociale globale di classe, cioe ‘tutte quelle forme monetarie o meno che facevano si che i proletari vivessero una vita non infernale, seppur, siamo nel capitalismo, lo sfruttamento non viene meno. E dunque salario differito, vale a dire pensioni, e sappiamo quanto ce le hanno tagliate e quanto ancora dobbiamo lavorare per andare in pensione. Salario indiretto, vale a dire scuola, trasporti, università, sanità, ecc. e sappiamo come l’accetta si è riversata nella Seconda Repubblica, nessun partito escluso, sul proletariato. Poi, metteteci, la casa, fine dell’equo canone, canoni stellari per la gioia della rendita immobiliare, lo strozzamento bancario, il ruolo della Bce, la lettera di Draghi del 2011, Amato, Ciampi, Jobs Act, Paccetto Treu ecc. Insomma ci hanno distrutto. Negli anni novanta, lettore e poi collaboratore della rivista la Contraddizione, stando come addetto stampa alla Cisl di Crotone, leggevo i documenti neocorporativi. Ci vollero la mia fidanzata Ste e la dottoressa Tiano per salvarmi dall’inferno, tanto inferno avevo visto e letto. Ah, in ultimo, da decenni non facciamo figli e siamo destinati ad estinguerci.
Fonte: https://t.me/pianocontromercato/5264





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