In 3 sorsi– Evo Morales perde centralità politica dopo anni al potere, ma mantiene un forte zoccolo duro elettorale. Una sentenza costituzionale gli vieta di ricandidarsi, spingendolo a mobilitare i suoi sostenitori. Il suo partito, il MAS, è diviso sulla successione e nomina un candidato alternativo tra tensioni interne.
1. ASCESA, CRISI E RESISTENZA DEL POTERE EVISTA IN BOLIVIA
La Bolivia ha una lunga storia di instabilità politica e conflitti sociali, che spesso vedono protagonisti i suoi leader carismatici. L’ex Presidente Evo Morales ha dominato la scena politica boliviana per oltre un decennio, implementando politiche economiche e sociali che hanno un impatto significativo sulla vita dei cittadini. La sua ascesa al potere nel 2006 segna una svolta storica in Bolivia, con una forte enfasi sulla nazionalizzazione delle risorse naturali e sulla riduzione della povertà. Tuttavia, la sua ostinazione a mantenere il potere e il tradimento di alcune promesse minano la sua popolarità. Dopo la seconda vittoria elettorale nel 2014, nel 2019 subisce la prima sconfitta, perdendo un referendum con cui intendeva modificare la Costituzione per ottenere un quarto mandato. Nonostante il declino della sua egemonia, Morales mantiene un nucleo elettorale attivo pari al 35% dell’elettorato.
2. ASCESA, CRISI E RESISTENZA DEL POTERE EVISTA IN BOLIVIA
Con una decisione unanime, il Tribunale Costituzionale della Bolivia ha confermato il divieto per l’ex Presidente di partecipare alle prossime elezioni presidenziali dell’agosto 2025. Già in passato la Corte si era espressa sul tema con due sentenze, ma Morales ha sempre contestato le decisioni come incostituzionali, affermando di non avere alcuna intenzione di rinunciare alla propria candidatura e che solo il popolo boliviano potrà farlo desistere. Con la sentenza definitiva del maggio 2025, pronunciata pochi giorni prima della scadenza per la presentazione delle candidature, viene confermata ufficialmente l’impossibilità per il cocarelo boliviano di candidarsi alle elezioni, evidenziando come nessun boliviano possa ricoprire la carica di Presidente o di vicepresidente, in modo continuativo o intermittente, per più di due volte consecutive.
In risposta alla sentenza, Morales organizza una grande marcia a La Paz il 16 maggio 2025. I sostenitori, in gran parte contadini, inneggiano alla sua ricandidatura con gli slogan “Tutti siamo Evo” e “Evo non è solo” e le loro manifestazioni, sfociate in scontri violenti, vengono represse con gas lacrimogeni dalle forze di polizia. I simpatizzanti annunciano l’organizzazione di nuove proteste in tutto il Paese, tra cui posti di blocco, mentre Morales è bloccato nella regione di Chapare, dove pende su di lui un ordine di arresto emesso dal tribunale per un caso di traffico di minori.
3. DIVISIONI DEL MAS E BOICOTTAGGIO ELETTORALE
A complicare ulteriormente la situazione politica boliviana è la profonda spaccatura interna del Movimento al Socialismo (MAS), il partito fondato da Morales, diviso in tre fronti: gli “evistas”, i suoi sostenitori, gli “arcista”, i simpatizzanti dell’attuale Presidente boliviano in carica Luis Arce, e una terza corrente che invoca una nuova leadership. In questo clima, Arce annuncia che non si ricandiderà e invita il popolo boliviano a far convergere i propri voti verso il Presidente del Senato, Andrónico Rodríguez, considerato il delfino di Morales, e legato ad Alleanza Popolare, una scissione del MAS. Tuttavia, viene nominato l’attuale ministro dell’Interno, Eduardo del Castillo, come candidato del MAS alla presidenza della Bolivia. Nel frattempo, l’ex Presidente contesta la sua esclusione dalla corsa elettorale e i suoi sostenitori promettono di boicottare le future elezioni.





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