Quale fondamentalismo?
di FERDINANDO PASTORE (Pagina FB)
Il fondamentalismo religioso appare sempre più di facciata riferendosi a Israele. Sembra, al contrario, al di là di un’esteriorità osservante addirittura troppo enfatizzata perché possa essere presa sul serio, che Israele incarni a pieno titolo sia l’evoluzionismo razzista che lo spirito imperiale condensati nell’ideologia dell’Occidente collettivo. Spazio ormai del tutto secolarizzato. Lo stato ebraico, quindi, rappresenta l’avamposto terrorista fattosi istituzione dell’Occidente a guida statunitense e risponde unicamente a quegli interessi geostrategici. Il discorso religioso copre unicamente la nostra volontà distruttiva, la nostra ferocia disumana; ci fornisce un alibi lasciando alla sola Israele la responsabilità storica del terrore. Il genocidio di Gaza è occidentale non solo israeliano.
In effetti anche le confraternite settarie evangeliche, che propongono una stretta militanza protestante, riassumono imperativi di scarso impatto confessionale. Si distinguono per un solerte agonismo performativo dove la Bibbia diventa una sorta di prontuario aziendale, una spada sguainata che disciplina mire politiche assai prosaiche.
Insomma l’estremismo evangelico e il sionismo assolvono al medesimo compito. Sprigionare la violenza occidentale sotto l’egida della moralizzazione, del razzismo, dell’evoluzionismo. Una versione conservatrice della medesima pulsione imperiale progressista chiamata “esportazione della democrazia” o civilizzazione.
Non è un caso che la laica Europa non abbia perso tempo a difendere la vile aggressione israeliana all’Iran. “Ha diritto di difendersi” dicono in coro le cancellerie francese e tedesca. A dimostrazione dell’unità strategica dell’Occidente; che non si dissolve tra Trump e Biden. Marcia compatta verso la guerra.
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