Power of Siberia 2: tutto quello che devi sapere sul gasdotto che cambierà il mondo
di OTTOLINATV (Demostenes Floros, Giuliano Marrucci)
Come ricorda il Wall Street Journal, quando, il 5 novembre scorso, i risultati elettorali mano a mano arrivavano in quel di Mar-a-Lago, al fianco di Donald Trump c’era Harold Hamm: è il multimiliardario fondatore di Continental Resources, una società che si occupa di petrolio e gas e che, nonostante sia a conduzione familiare, fattura una decina di miliardi l’anno; Hamm aveva investito sulla rielezione di Trump diverse decine di milioni di dollari e ora era pronto a passare all’incasso. E Donnie ce l’ha messa tutta: ha dato il via libera a nuove trivellazioni in aree protette, ha buttato nel cestino le norme ambientali, ha fatto a pezzi la concorrenza della green economy; a garantire che l’agenda pro-fossili di Trump andasse avanti, Chris Wright, il suo segretario all’Energia che, prima di arrivare al governo federale, era l’amministratore delegato di un’altra azienda del settore, la Liberty Energy. I risultati nei conti delle aziende, però, languono: la settimana dell’insediamento di Trump il petrolio era a 76 dollari il barile; ora è intorno a 65. Le aziende energetiche hanno perso diversi miliardi di capitalizzazione in borsa e tutto il settore è stato attraversato da licenziamenti massicci: la scorsa settimana, ConocoPhillips ha annunciato che avrebbe tagliato fino a un quarto della sua forza lavoro; Chevron ha annunciato, all’inizio di quest’anno, che avrebbe ridotto la sua forza lavoro fino al 20%. E sarebbe solo l’inizio: secondo Oil Price, il prezzo del petrolio è destinato a scendere sotto i 60 dollari al barile entro la fine dell’anno; merito dell’OPEC+, che ha iniziato a ridurre i tagli alla produzione.
Ad approfittarne sono state l’India, ma soprattutto la Cina, che sta riempiendo i magazzini: “Da marzo in poi”, si legge su Oil Price, “abbiamo iniziato a vedere un tasso di accumulo davvero impressionante”. E, poi, è arrivato l’accordo del decennio: dopo lunghe ed estenuanti trattative, a latere del summit SCO di Tianjin, Russia e Cina hanno siglato l’accordo per la realizzazione del Power of Siberia 2, il più grande gasdotto di sempre; trasporterà fino a 100 miliardi di metri cubi di gas l’anno, una quantità simile a quanto avrebbe importato l’Europa una volta completato il secondo ramo del Nord Stream e che renderà la Cina relativamente ancora più competitiva rispetto all’industria europea, costretta a versare un gigantesco obolo imperiale, ritrovandosi sul groppone la bolletta energetica più cara del pianeta. Di tutto questo e di molto altro ancora parliamo con il nostro esperto di energia preferito, il sempre puntualissimo e rigorosissimo Demostenes Floros, Senior Energy Economist del CER.





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