Il genocidio di Gaza “rende il mondo migliore”: il discutibile editoriale di Mario Sechi
DA OTTOLINATV

l genocidio di Gaza “rende il mondo migliore” e gli apparentemente pacifici attivisti della Sumud Flotilla ricordano in tutto e per tutto i sostenitori di Hitler durante la seconda guerra mondiale: pensate che stia esagerando? Probabilmente, per autoconservazione, vi siete rinchiusi in una bolla e non leggete la stampa filogovernativa, che ha deciso che la migliore difesa rimane sempre l’attacco. Oltre ad aver attaccato non una, ma due volte delle semplici imbarcazioni civili ancorate in Tunisia, ieri, infatti, Israele ha pure attaccato, con ben altri mezzi, il Qatar: è il sesto Paese straniero nell’arco di meno di 2 anni; prima di Tel Aviv, soltanto la Germania nazista era arrivata a tanto e quindi, per giustificarla, bisogna alzare un po’ l’asticella. E una sempre in prima linea quando si tratta di alzare l’asticella della propaganda suprematista è senz’altro lei: Fiammata Tricolore Nirenstein. Un messaggio agli amici occulti dei terroristi, titola il suo commento di oggi sul Giornanale

Ma non è un’autobiografia: anche lei, infatti, è amica dei terroristi; però, non è occulta. Ovviamente il riferimento è al Qatar: “il santuario delle mille finzioni, del lusso”, “il grande amico di Hamas” che, però, è pure peggio di Hamas stessa, perché come Hamas “prescrive l’odio verso l’infedele”, “ma mentre Hamas lo pratica in pubblico”, il Qatar “pur di compiere la volontà del cielo” ricorre all’uso sistematico della menzogna; “adesso il suo ruolo in commedia era quello del mediatore nelle trattative per il rilascio degli ostaggi”, sottolinea Fiammata, “ma la sua faccia più esposta, quella di Al Jazeera, ha costruito un’autentico ottavo fronte di guerra, quello della criminalizzazione di Israele”, addirittura, pensate un po’, “con le accuse di genocidio” – ovviamente del tutto infondate. Ora qui, magari, al di là dell’appartenenza all’internazionale fascio-sionista, c’è anche un po’ di invidia personale: Fiammata Nirenstein, infatti, magari da bambina sognava di diventare una giornalista autorevole; si ritrova a fare propaganda spiccia in un giornale provinciale, privo di ogni qualsivoglia forma di dignità, seguito esclusivamente da una ristretta bolla di suprematisti invasati. Però, insomma, invida a parte, il principio è quello.
Rilanciato in grande stile da Libero: Mentre gli utili idioti farneticano, titola il suo editoriale di oggi il direttore, Mario Sechi, c’è chi combatte i terroristi

Gli utili idioti, ovviamente, sono “i propagandisti dell’asilo infantile” della Sumud Flotilla, “un gruppo di scansafatiche che suonano la chitarra interpretando lo spartito”, appunto, “degli utili idioti di Hamas” e che, per colpire il popolo dei buoni sentimenti, sono arrivati a bombardarsi da soli, due volte – un po’ come la Russia di Putin con il Nord Stream, prima, e la centrale nucleare di Zaporižžja poi; certo, però, che i suprematisti c’hanno culo, eh? Tutti i loro avversari, quando non li bombardano loro, si bombardano da soli: è un vantaggio notevole! “Parlando di cose serie”, invece, continua Sechi, “il blitz di Israele in Qatar è un fatto straordinario” perché se è vero che il primo obiettivo “erano i capi di Hamas”, “il secondo è il governo qatarino che ha esaurito il bonus di fiducia ricevuto da Gerusalemme e soprattutto da Washington”. Sechi dimostra anche di essere più fedele al regime di Tel Aviv che non all’attuale inquilino della Casa Bianca: mentre Forrest Trump, infatti, come scontato, fa un po’ l’indiano e si presenta al pubblico con un espressione contrariata, Sechi sottolinea come, invece, “sia stato avvisato del blitz” e come la vera notizia “è che non si è opposto” e “ha lasciato che i missili israeliani colpissero gli obiettivi”. “Il silenzio/assenso degli Stati Uniti per il raid in Qatar è il fatto nuovo”, sottolinea Sechi, è anche “un avviso per tutta la regione”: chi gioca a “flirtare con l’Occidente”, ma poi, in realtà, non fa altro che “sostenere i terroristi”, è un “obiettivo militare” legittimo di Israele e, in prospettiva, pure “degli stessi americani”; “Uno scenario nuovo”, insiste, “che riguarda anche altri attori”, a partire dall’Egitto che, come il Qatar, vorrebbe proporsi come paciere, ma poi, alla resa dei conti, continua a non voler dare un contributo concreto alla pulizia etnica della Striscia accogliendo i rifugiati. Questo blitz, continua Sechi, “conferma che Israele vuole vincere la guerra in fretta, prendendo Gaza, eliminando tutti i leader dei terroristi, e mettendo in guardia i loro fiancheggiatori”, e contro chi fa finta di scandalizzarsi per la violazione della sovranità del Qatar, come se fosse una pratica anomala, Sechi ricorda sommessamente come “Barack Obama nel 2011 inviò un commando in Pakistan per eliminare Osama Bin Laden”, “Trump nel 2019 fece uccidere in Siria il leader dello Stato Islamico Al Baghdadi”, e “Biden nel 2022 fulminò con un drone a Kabul il dotto di Al Qaeda Al Zawahiri”: “Quelli che oggi parlano di sovranità e Stato di diritto hanno la memoria corta”, sottolinea, e “dimenticano che nella storia i cattivi perdono sempre e qualcuno deve fare quel lavoro per tutti gli altri che giocano a guerra e pace in salotto”. E “la killing machine di Israele” è quella che questo lavoro lo fa “meglio di tutti”: “fa giustizia”, “rende il mondo migliore” e “lo libera dai tagliagole e dai tiranni che sognano la fine dell’Occidente”.
L’idea che sterminare decine di migliaia di bambini, dopo aver imposto un feroce regime di apartheid su un popolo colonizzato per decenni, faccia giustizia e renda il mondo migliore, per un attimo mi aveva tentato di equiparare l’editoriale di Sechi a una sorta di piccolo Mein Kampf del XXI secolo e di accusare i propagandisti sionisti di essere i nuovi nazisti; poi mi sono ricordato che la reductio ad hitlerum di solito non serve a molto e inquina solo il dibattito, fino a quando non mi sono avventurato nelle pagine successive di Libero e mi sono imbattuto su questo: Le similitudini tra l’era di Hitler e la Flotilla pro Pal

Eh? Accusare un po’ a caso chiunque di antisemitismo è, da sempre, lo strumento più utilizzato per zittire anche le critiche più moderate nei confronti di Israele; ma così non è un po’ eccessivo? L’articolo, affidato al divulgatore storico specializzato in persecuzione degli ebrei nella seconda guerra mondiale Marco Patricelli, è estremamente interessante: ricorda i mesi successivi all’operazione Gomorrah, il feroce bombardamento a tappeto della città di Amburgo da parte degli Alleati nell’agosto del 1943, con “morti civili che si contavano a decine di migliaia”, un’operazione che, ricorda Patricelli, aveva scatenato “un moto di orrore” in mezza Europa. “Le università cominciarono a bandire Shakespeare dai convegni, e i rettori a sospendere gli accordi con gli atenei dei Paesi Alleati”; “poi gli studenti cominciarono a manifestare a favore dei tedeschi”, continua Patricelli, a “piantare tende a difesa della civiltà tedesca” e “a reclamare che i colossi degli armamenti sospendessero le forniture di armi”. Cominciò, addirittura, “a prendere corpo una piccola flotta, con piroscafi e barche a vela”; “Avevano un piano geniale”, continua Patricelli: “forzare il blocco navale britannico e portare viveri e medicinali alla stremata popolazione tedesca”. Vi ricorda qualcosa? Secondo Patricelli, il movimento pro Pal sarebbe il remake hollywoodiano di un fantomatico movimento di pacifinti che, nella seconda guerra mondiale, si mobilitò, con l’unico risultato che – proprio come accade oggi – “il cattivo non era più Hitler, che accarezzava i bambini, ma le democrazie che i bambini li facevano morire di fame sotto le bombe”: “Al ministro della propaganda Goebbels tanta manna dal cielo non sembrava vera”, sottolinea Patricelli, e “a saperlo prima avrebbe fatto bombardare lui stesso Amburgo, per dare la colpa agli angloamericani e ribaltare l’opinione pubblica”; fortunatamente, anche allora, però, “Londra comprese il pericolo” e “l’avviso fu netto: non venite qui, o vi tratteremo da nemici”. Partirono lo stesso, “in attesa dell’incidente che li avrebbe trasformati in eroi”, ma, arrivati al dunque, una cannonata affondò una delle imbarcazioni “a monito dell’intera armata”, e l’avventura si concluse; come sottolinea lo stesso Patricelli, ovviamente, “ogni riferimento al presente è puramente voluto”.
Piuttosto, sono i riferimenti alla storia reale che mancano; l’operazione Gomorrah, infatti, effettivamente fu un’operazione di una ferocia inaudita: venne rasa al suolo gran parte della città e causò oltre 150 mila vittime tra morti e feriti, in grandissima parte civili. Una carneficina che effettivamente, comprensibilmente, sollevò non poche polemiche, ma del bando di Shakespeare e della sospensione dei rapporti universitari non c’è traccia, come, d’altronde, di proteste studentesche spontanee e tanto meno, ovviamente, di “tende piantate in difesa della civiltà tedesca”; vi fu, al limite, qualche manifestazione di propaganda organizzata direttamente dal regime nazista e dai collaborazionisti dei Paesi occupati e di quelli che erano neutrali sulla carta, ma sostenitori di Hitler nei fatti, come la Svezia e il Portogallo.
La flotta dei volontari per “rompere l’assedio”, pure, è una completa invenzione, a meno che non ci si riferisca al fatto che sempre Svezia e Portogallo hanno sempre continuato a fornire alla Germania materie essenziali all’industria bellica del Reich, ed è abbastanza plausibile che parte di questo traffico sia avvenuto via mare, violando il blocco navale britannico; e anche che, qualche volta, sia volata qualche cannonata, ma si trattava – appunto – di trafficanti di materiale bellico sostenuti da regimi collaborazionisti, non certo di società civile impegnata a portare aiuti umanitari alla popolazione. Insomma: un racconto fantasy senza capo né coda, dato in pasto ai sostenitori del governo italiano che leggono Libero per rassicurarli sul fatto che anche se si trovano a giustificare lo sterminio indiscriminato di decine di migliaia di bambini indifesi, i cattivi non sono loro, ma i gretini al soldo dei Poterih Fortih, gli artefici del piano Kalergi e dell’islamizzazione che, con la loro ideologia green e la loro teoria del gender, sono i veri eredi del nazismo. Se vuoi leggere un articolo non cringe sulle intimidazioni contro la Sumud Flotilla: https://thecradle.co/articles/sumud-flotilla-for-gaza-hit-by-drone-attack-for-second-time-in-two-days.
Sul Qatar, qui c’è il post paraculo di Trump e qui un articolo piuttosto dettagliato del Financial Times; qui l’Economist, qui il NYT e qui Foreign Policy . Qui una cosa un pochino originale – siamo su Responsible Statecraft: “Dopo i bombardamenti”, scrivono, “è tempo di sfatare il mito della lobby del Qatar”; “Come ha scoperto martedì la monarchia di Doha, centinaia di milioni di dollari investiti per costruire influenza non possono competere con la presa che Israele ha sugli Stati Uniti”. E qui, invece, un articolo più nerd sull’aspetto prettamente tecnico/militare.
Sulla stampa israeliana, segnalo questo articolo dove si rivendica il fatto di non voler negoziare alle condizioni dettate da Hamas; d’altronde, sostengono, bloccavano il negoziato e, tutto sommato, “abbiamo aspettato pure troppo”.
Se volete fare un recap molto mainstream e non troppo “critico” sulla vicenda polacca, qui c’è un articolo molto sintetico di Bloomberg.
Polonia e Qatar hanno oscurato completamente l’Asia, ma è successo di tutto, in primo luogo il Nepal; qui un po’ di roba random: https://archive.fo/7a0fH, https://archive.fo/H7Yoc, https://www.aljazeera.com/features/2025/9/9/we-want-mass-resignations-nepals-gen-z-anger-explodes-after-19-killed. Una lettura un pochino più sofisticata e intrisa di geopolitichese ce la offre il buon Andrew Korybko; qui, invece, una lettura meno geopolitichese e più di classe.
Alla fine, forse, bisognerebbe anche ricordare come ci si è arrivati: che il Nepal rischiasse di saltare per aria era nell’aria da un po’; la situazione non è poi così dissimile da quella dello Sri Lanka, tutto sommato. In ballo c’è sempre il debito estero in dollari e le politiche dell’FMI; purtroppo, a differenza dello Sri Lanka, sembra molto più probabile una torsione regressiva che non una qualche forma di avanzamento popolare.
Nel frattempo, in Thailandia si va verso il tramonto definitivo del clan Shinawatra: https://asiatimes.com/2025/09/finally-thailands-thaksin-goes-to-prison/
Se a qualcuno è rimasta ancora qualche curiosità sul significato delle armi esibite durante la Parata di Pechino: https://www.nakedcapitalism.com/2025/09/coffee-break-armed-madhouse-the-dragons-teeth.html; nel frattempo, comunque, l’export cinese non accenna a rallentare: https://archive.fo/YcnA3, https://asiatimes.com/2025/09/chinas-exports-keep-rising-despite-trumps-tariffs/.
Sul Financial Times c’è un articolo interessante sulle divisione all’interno dei MAGA a proposito del sostegno incondizionato dell’Amministrazione Trump alla corsa per l’Intelligenza Artificiale e, per finire, “Come Donald Trump è diventato presidente dell’Europa”.





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