Daniele Luttazzi – Da sempre la menzogna fa parte della strategia militare: anche in Israele
di L’ANTIDIPLOMATICO (Daniele Luttazzi)

di Daniele Luttazzi – Nonc’èdiche, Fatto Quotidiano, 28 ottobre 2025
Da che mondo è mondo, la menzogna fa parte della strategia militare. Ne è un esempio il cavallo di Troia, un dono di pace che in realtà portava la distruzione. Secoli dopo, Sun Tzu (L’arte della guerra) spiegava che “tutta la guerra si basa sull’inganno”: Il nemico deve essere ingannato riguardo a forze, intenzioni e tempi: “Quando sei vicino, fingi di essere lontano; quando sei lontano, fingi di essere vicino”. Erodoto e Tucidide citano casi di falsi negoziati o falsi messaggeri usati come strumenti tattici durante la guerra del Peloponneso. Nella guerra dei Trent’anni (1618) furono diffusi volantini che distorcevano eventi per giustificare la rivolta boema anti-cattolica. Nella guerra di successione spagnola e nelle guerre napoleoniche venne usata la manipolazione diplomatica delle notizie per provocare o legittimare atti di guerra.
Bonaparte creò il Bureau de la Presse: controllava la stampa divulgando bollettini falsi sulle vittorie francesi per sostenere il morale della nazione. Con queste bugie (che servono non tanto a ingannare il nemico, ma a mobilitare il popolo), nasce la propaganda bellica moderna. Durante la guerra di Crimea (1853-56), giornalisti come William Russell del Times denunciano le falsità militari diffuse dai governi. Nella guerra ispano-americana (1898), la stampa statunitense (Hearst, Pulitzer) fabbrica o amplifica atrocità spagnole a Cuba per spingere gli Usa alla guerra. Con le guerre mondiali si afferma la propaganda totale. Prima guerra mondiale: creazione di uffici statali per la propaganda (Wellington House in Uk, Creel Committee negli Usa) che danno notizia di atrocità inventate (“baionettamento di bambini belgi”, “grasso ricavato dai cadaveri”) per demonizzare il nemico e mantenere alta la mobilitazione patriottica. Seconda guerra mondiale: Goebbels teorizza la “grande menzogna”: più una falsità è enorme, più la massa tende a crederci se ripetuta. Operazioni alleate: disinformazione militare come l’Operazione Fortitude (armamenti gonfiabili per ingannare i tedeschi sul D-Day). La menzogna diventa un’arma psicologica che manipola la percezione dei fatti. Durante la Guerra fredda, l’Urss sviluppa la disinformazia: il Kgb diffonde all’estero notizie false. Gli Usa rispondono con radio clandestine, falsi documenti, campagne mediatiche.
Casi celebri: Golfo del Tonchino (1964: un episodio navale ingigantito per giustificare l’escalation in Vietnam) e Afghanistan (anni 80: entrambi gli avversari producono narrazioni che ingannano su crimini e vittorie). La guerra dell’informazione diventa parallela a quella militare. Oggi la disinformazione è virale e globale. Nel 2003, Usa e Uk allarmarono su fantomatiche “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein per giustificare l’invasione dell’Iraq e la caduta del regime. Russia-Ucraina (dal 2014 a oggi): uso sistematico di fake news, deepfake, bot di propaganda. Ma è con Gaza che la menzogna si fa spudorata: Israele, grazie alla stampa complice, diffonde fake news per legittimare un genocidio che sta commettendo sotto gli occhi del mondo intero! Dopo due anni di atrocità, sappiamo per esempio che il 7 ottobre Hamas non ha “decapitato 40 bambini”, non ha compiuto “stupri di massa sistematici e organizzati su donne e bambini”, né gettò bambini vivi nei forni accesi.
E non è vero che l’Unrwa era complice di Hamas; che Hamas usava gli ospedali di Gaza come basi operative; che Hamas ruba gli aiuti umanitari; che Hamas usa la popolazione civile come scudi umani; e che Israele ha fornito agli organi internazionali prove decisive e verificabili di queste balle schifose. Del resto, a quante cose sbagliate ci hanno fatto credere, da quando siamo al mondo?





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