Il bigino del perfetto guastafeste
Il bigino del perfetto guastafeste
La mattina di venerdì 19 dicembre ho partecipato, con il ruolo di guastafeste, ad un incontro fra i federalisti europei e gli studenti del Liceo Scientifico T.Taramelli di Pavia, programmato nell’ambito di una giornata di autogestione studentesca.
Ero stato invitato da un mio amico parroco, che insegna al Taramelli, per assicurare agli studenti un confronto dialettico fra chi sogna la c.d. “integrazione europea” e chi invece ritiene che tale percorso sia non solo impraticabile, ma foriero di una spaventosa regressione, sia sul piano economico che su quello, ancor più importante, della democrazia realizzata.
I federalisti hanno esposto le consuete tesi (riporto testualmente da un loro giornalino universitario, accuratamente omaggiato ai liceali presenti): “in un mondo globalizzato e sempre più indipendente, la comunità politica, le istituzioni democratiche, la solidarietà tra cittadini, la partecipazione e il confronto che permettono di maturare decisioni di governo devono espandersi al di sopra dei confini nazionali. Deve essere quindi superato il concetto di nazione a favore di una convivenza pacifica e civile tra i popoli, anche solo per controllare in modo legittimo i processi finanziari, economici e produttivi che hanno dimensione mondiale. Il modello federale permette proprio di unire nelle diversità ovvero di aggregare popoli di origine diversa senza compromettere le loro identità e di estendere l’orbita del governo democratico a livello sovranazionale. Un altro valido motivo per preferire l’integrazione tra gli Stati è l’incapacità di una singola nazione di competere a livello mondiale sia con le potenze emergenti come Cina e India, sia con quelle da tempo affermate, come gli USA o la stessa Russia. Le differenze di potenziale rispetto ai paesi di dimensioni continentali sono troppo elevate, non solo per le dimensioni territoriali, che comunque spesso significa anche presenza di materie prime e fonti energetiche, ma soprattutto per il numero di abitanti, e quindi di capitale umano (anche riferito al mercato)”.
Un bel campionario di luoghi comuni, apparsi forse suggestivi a una platea di giovani animati da forti pulsioni idealistiche, ma non ancora in possesso delle risorse culturali (soprattutto giuridico-economiche) indispensabili per comprendere le reali radici ideologiche di un modello (l’internazionalismo) spacciato come categoria di valore positivo a prescindere dai suoi contenuti effettivi e descritto come fenomeno ineluttabile, privo di alternative che non siano catastrofiche per le popolazioni europee).
Da parte mia, proprio per spiegare agli studenti le vere fonti ideologiche del c.d. “processo di integrazione europea” e quali finalità esso dissimuli, ho parlato di democrazia e del suo progresso storico, soffermandomi sul concetto di costituzionalismo democratico e sul modello sociale che esso ha voluto affermare. A quest’ultimo ho quindi contrapposto il modello sociale della UE, svelando, con la disamina delle principali norme dei trattati, l’ideologia antidemocratica ad esso sottostante. Ho quindi spiegato agli studenti le ragioni, di ordine politico, giuridico e storico che rendono tale modello insuscettibile di progresso democratico e li ho sollecitati a riflettere sulla necessità, ormai imprescindibile per il nostro Paese ed imposta dal rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, di recedere dai trattati europei, recuperando la piena sovranità politica, economica, monetaria e fiscale e, con essa, la possibilità di scegliere e programmare il nostro destino.
A loro beneficio (e di tutti gli amici dell’ARS che non hanno una formazione giuridica) ripropongo il contenuto del mio intervento, arricchito sensibilmente di concetti e di dati che non ho potuto esporre a causa della ristrettezza dei tempi concessimi.
Il risultato è un articolo tecnico-politico molto lungo e forse un tantino faticoso.
Per questo, chiedo venia. Avrei potuto esordire come autore su questo forum con qualcosa di più leggero. Avvertivo però un dovere di completezza verso gli studenti del Liceo Taramelli. Leggetelo caso mai con tutta calma e consideratelo una sorta di bigino sovranista: il bigino del perfetto guastafeste.
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