Leader partito comunista russo: “La vittoria di D. Trump conferma la crescente instabilità del capitalismo globale”
di L’ANTIDIPLOMATICO
G.A. Zyuganov: “Non abbiamo bisogno di copiare il modello liberale fallimentare del capitalismo”
di Ghennady Zyuganov, presidente del Partito Comunista della Federazione Russa | da kprf.ru
(Traduzione dal russo di Mauro Gemma per Marx21)
L’analisi del leader della principale forza di opposizione della Federazione Russa in merito ai possibili sviluppi della situazione nel suo paese e nel mondo, dopo l’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
Nelle elezioni presidenziali USA dell’8 novembre 2016 la vittoria è stata di Donald Trump, candidato del Partito Repubblicano, che ha sopravanzato in modo significativo la rappresentante del Partito Democratico Hillary Clinton.
La vittoria di D. Trump conferma la crescente instabilità del capitalismo globale. La crisi dei mutui, che ha avuto inizio negli Stati Uniti nel 2007, ha portato a una pesante perturbazione nel sistema finanziario-economico globale, che ha colpito quasi 200 paesi in tutto il mondo. Alla ricerca di una via di uscita Washington ha avviato una nuova serie di pericolose avventure politico-militari.
Ciò ha portato al rovesciamento del governo legittimo della Libia e all’assassinio brutale di Muammar Gheddafi. In seguito ha intrapreso la selvaggia distruzione della un tempo pacifica e prospera Siria. Il culmine dei crimini dell’imperialismo americano è stato lo scatenamento della guerra civile in Ucraina, con gli USA schierati dalla parte delle forze nazi-banderiste.
Tutte queste avventure hanno avuto un effetto destabilizzante in Europa e in America, portando ad un aggravamento delle relazioni del mondo occidentale con la Russia, alla divisione delle élite degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. La popolazione dell’Olanda in un referendum si è pronunciata contro l’ammissione dell’Ucraina nell’UE, rifiutando di seguire la linea del globalismo. La Gran Bretagna si è pronunciata per l’uscita dall’UE, non volendo piegarsi ai diktat della Commissione Europea.
Parrebbe che il successo di Trump assuma il significato della sconfitta dell’idea di globalizzazione. Il programma economico del nuovo presidente USA riflette una tendenza globale al ritorno alla produzione, di tutta la catena dei paesi con manodopera a basso costo e risorse sul territorio nazionale, allo scopo di creare nuovi posti di lavoro. E’ la vittoria del capitale produttivo nazionale su quello finanziario-speculativo internazionale.
Tuttavia il successo di Trump non scuote le fondamenta, ma produce solo un cambiamento nell’equilibrio delle forze all’interno del capitalismo mondiale. Per questa ragione, noi comunisti non nutriamo alcuna illusione sul nuovo presidente degli Stati Uniti. Trump è comunque parte integrante dell’oligarchia americana e mondiale. La differenza sta nel fatto che egli è il rappresentante di una sola parte del grande capitale, che comprende come il precedente modello di mondo unipolare, che ha portato alla stagnazione dell’economia e all’inasprimento della situazione internazionale, non funzioni.
Sullo sfondo dello stato dell’economia della Russia, l’America si presenta come un’oasi di benessere. Ma questo è un quadro illusorio. Alle sue spalle si nasconde un debito astronomico di quasi 20 trilioni di dollari. A quanto pare, Trump – pensando fuori dagli schemi e andando controcorrente – cerca di tirare fuori l’America dalla palude del debito e delle avventure, in cui essa, lentamente ma inesorabilmente, sta affondando. Non è un caso che Trump abbia dichiarato di volere avviare il corso della reindustrializzazione degli USA e del rilancio della produzione agricola.
Il gruppo dirigente americano ha avuto il buon senso di non falsificare le elezioni. Ma tutte le principali stazioni televisive e i giornali hanno operato contro Trump. La coscienza degli elettori è stata sottoposta a un’intensa pressione da parte dei media globalisti, in particolare con l’ausilio di innumerevoli “sondaggi”, che predicevano la vittoria di Clinton. Va detto che i vertici dell’America non sono comunque arrivati ai livelli di manipolazione e di uso palese delle risorse amministrative, registrati da noi nelle recenti elezioni.
Ciò testimonia del fatto che il sistema politico degli Stati Uniti è in grado di attuare cambiamenti negli interessi, si capisce, della salvaguardia del dominio del capitale monopolistico. Questa è la sua differenza essenziale rispetto al gruppo dominante russo, che intende mantenere le sue posizioni con tutti i mezzi, ignorando chiaramente la necessità urgente della società di un cambiamento radicale della politica e dell’aggiornamento della composizione del governo.
Alcune dichiarazioni di Trump riguardanti la Russia e la situazione nel mondo hanno un carattere positivo. Ma non dobbiamo ingannare noi stessi, perché Trump è attestato su posizioni di solida difesa degli interessi della propria classe e degli interessi dell’America.
Nel frattempo, per qualche ragione, nella società russa si è diffusa l’impressione che Trump, chiedendo il ripristino di buone relazioni con la Russia, sia più vicino a noi rispetto alla agguerrita signora Clinton. C’è da osservare che il risultato della politica del “ripristino di legami amichevoli con la Russia” potrebbe rappresentare il ritorno a quella politica dello “strangolamento con modi amichevoli”, che ha portato alla distruzione della nostra industria, della scienza, del sistema dell’istruzione. Proprio con il pretesto della mancanza di una minaccia esterna è stato distrutto il grande esercito sovietico.
Le intenzioni positive di Trump potrebbero essere corrette da parte di coloro che controllano realmente la politica estera degli Stati Uniti: i neo-conservatori, intenzionati a preservare e rafforzare il dominio dell’America sul mondo. Trump sarà rapidamente chiamato a chiarire che una cosa sono le aperture elettorali a Putin, un’altra i veri interessi degli USA, che hanno bisogno dell’immagine del nemico, allo scopo di mantenere le gigantesche spese militari e i profitti dei produttori di armi.
In ogni caso, il nuovo vicepresidente degli USA Mike Pence si è espresso nei confronti della Russia in un modo non meno aggressivo della signora Clinton, e lo stesso Trump ha dichiarato con forza la necessità di mantenere alto il livello delle spese militari.
Il modo più sicuro per ottenere il ripristino di normali relazioni con gli Stati Uniti non è fare affidamento sul “buon zio Donald”, ma rafforzare la potenza economica, intellettuale e militare della Russia, unire la società sugli ideali della giustizia sociale e dell’amicizia tra i popoli.
Non abbiamo bisogno di copiare il modello liberale fallimentare del capitalismo, come suggerisce la cricca Kudrin-Chubais (tra i principali esponenti dell’opposizione neoliberista e filo-occidentale a Putin. Chubais, in particolare, è considerato uno degli artefici delle devastanti politiche economiche dell’era Eltsin, ndt), ma una vigorosa politica di industrializzazione, di rinascita della scienza e dell’istruzione.
Solo una grande Russia sarà in grado di parlare con l’America su un piano di parità!
Il presidente del CC del PCFR
G.A. Zyuganov
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