Tra dire e il fare
No Gianfranco. Non ci siamo proprio.
Non ci sembra che l’unico problema di ‘Italia sovrana’ si riduca alla questione del 40%. Piuttosto difficile rimane da spiegare anche come un terzo dell’attuale classe dirigente, quella che ha finora incentivato la globalizzazione, l’abuso sull’immigrazione (legge Bossi-Fini), la delocalizzazione delle imprese con l’appoggio totale e indiscriminato a CONFINDUSTRIA, e lo sfruttamento dei lavoratori (che gli stessi protagonisti della Seconda Repubblica insomma) siano capaci adesso di compiere tale inversione a U.
Di fatto il singolo programma di ciascun partito che era presente all’inaugurazione di ‘Italia sovrana’ non mette in discussione l’Europa ma nemmeno la NATO, senza comprendere la stretta connessione tra la UE e gli USA; vuole inoltre la riduzione drastica della spesa di Stato e non ha nessuna intenzione di restituire allo Stato una sua politica industriale. Inoltre, è puntualmente a favore dei tagli che l’Europa ci chiede di applicare ai servizi pubblici così come è d’accordo con le riforme del lavoro che ci sono state inflitte dagli anni ’80 fino ad oggi.
Dovremmo così continuare a sentire ogni volta il Brunetta di turno con la sua filastrocca auto-razzista contro il Popolo italiano quando definisce i lavoratori disoccupati come dei fannulloni? Tanto per fare un esempio, rispetto alla recente risposta della Consulta nei riguardi del ricorso che i sindacati hanno fatto contro il ‘Jobs Act’, la Meloni ha evidenziato come fosse d’accordo con la commissione che ha respinto la richiesta di ripristinare l’articolo 18.
Sarebbe arrivata anche l’ora di cominciare a distinguere invece tra ‘populismo’ vero e ‘partito popolare’: ovvero, tra chi vuole approfittare del nuovo vento che tira per mezzo di improvvisi riposizionamenti colpendo la pancia dell’elettore, e chi fa analisi politica seria e si sta impegnando a costruire soggetti politici più complessi.
di GIANFRANCO LA GRASSA
“Il nostro programma è uno soltanto. Noi vogliamo abbattere la globalizzazione, noi vogliamo il protezionismo per le nostre aziende e punire chi delocalizza, noi vogliamo combattere per i diritti dei lavoratori, per il salario dignitoso, noi vogliamo la sovranità politica e monetaria, noi siamo il popolo e col popolo, contro i mercati finanziari ma per i mercati rionali.
Oggi non esistono più destra e sinistra, oggi esistono chi sta col popolo e chi sta col grande capitale. E noi siamo i nemici del grande capitale. Noi vogliamo un esercito forte. In politica estera noi vogliamo la sovranità rispetto alla UE, noi vogliamo un’alleanza con la Russia e non la servitù della Nato.
Sull’immigrazione noi vogliamo il blocco navale, chiudere le frontiere e l’espulsione di tutti i clandestini. Noi fermeremo l’invasione e non permetteremo la sostituzione etnica. Noi vogliamo che le famiglie italiane abbiano più figli e daremo incentivi economici.
Questa è Italia sovrana. È l’inizio di una rivoluzione nazionale. Chiediamo agli italiani di darci il 40% per portare le nostre idee al potere”.
Queste sono parole della Meloni all’odierna manifestazione a Roma. Nella sostanza, e non volendo sottilizzare troppo soprattutto in questa disgraziata fase storica, si tratta di propositi non disprezzabili. C’è soltanto un “ma”. Non si può chiedere il 40% + 1 dei voti per realizzarli. Intanto, si può avere la netta contrarietà del 60% – 1. E poiché ogni 5 anni si vota (ammesso che l’avversario non riesca a sottrarti parlamentari eletti con te e farteli votare contro in Parlamento, quest’“aula sorda e grigia” com’è ben noto), tu devi stare attento ai mutamenti “d’umore” della cosiddetta opinione pubblica, che è quanto di più volatile ci sia (anche questo dovrebbe essere ben noto a chi ha memoria storica).
E allora ci possono essere incertezze; alcuni parlamentari, pensando alla zona dove sono stati eletti e in cui si ripresenteranno dopo 5 anni, cominceranno magari a tentennare, a fare discorsi un po’ “strani” e contorti, non volendo appunto scontentare i propri elettori che hanno un po’ mutato le loro idee, ma nemmeno i vertici del partito che ti deve ricandidare. E dunque si ricomincia con le pantomime e le giravolte, che hanno caratterizzato la vita di tutte le nazioni cosiddette “democratiche” da tempo ormai quasi immemorabile.
In genere, è invece necessario che una élite, dotata di simili propositi, approfitti di una situazione in cui il malcontento si fa sempre più consistente, in cui fette non indifferenti di ceti “popolari”, e anche “medi” in fase di impoverimento, si vanno incattivendo. Bisogna quindi organizzare tutto quanto è necessario per approfittare di un’occasione che faccia fare un salto al malcontento e incattivimento in questione; e a quel punto ci si muove per occupare il complesso degli spazi in quelle date istituzioni, creandone poi di nuove e idonee allo scopo.
Ci si scontrerà però, e non certo con semplici discussioni da bar, con le istituzioni esistenti e con chi ci vive e ne approfitta, comodamente assiso in esse. Bisogna conquistare il favore di determinati organismi appositamente creati per il sedicente “mantenimento dell’ordine”, convincendone una parte decisiva a difendere un ordine diverso. E se queste forze non sono “mature” per accettare un cambio di indirizzo, bisogna riuscire a sconfiggerle con le “tue truppe” e a creare nuovi organismi di “mantenimento dell’ordine”. E…. non continuo, spero abbiate compreso che parlare in una piazza a coloro che già stanno con te, ma che non vogliono rischiare un solo pelo della loro tranquillità di vita, è una cosa; realizzare determinati progetti – lo ripeto, approvabili nella sostanza – è cosa totalmente, stellarmente, differente.
I progetti manifestati dalla Meloni, non si realizzeranno stabilmente con il 40% dei voti (che poi temo siano un sogno per non so quanti anni ancora). Certi discorsi servono solo a rendere soddisfatti quelli che già ti votano, avere magari voti in più e dunque un po’ di udienza in più presso le stesse istituzioni e l’identico sistema politico, che ci hanno condotto a questa situazione di disastro e di disfacimento anche culturale.
Occorre una vera “rigenerazione” e non si ottiene con le parole utili ad “infiammare” i tuoi abituali sostenitori. Comunque, prendiamo atto che ci sono dati mutamenti d’opinione, qualcosa di nuovo sembra serpeggiare. Va bene, seguiamo lo sperabile montare di rabbia e volontà di sbarazzarsi di questi mediocri, e anche imbroglioni, che pullulano nel mondo politico odierno. Per non parlare di quello detto intellettuale, che desta stupefazione ogni giorno di più per la sua arroganza unita ad una pochezza epocale. Può essere che il clima stia mutando, in modo però ancora molto incerto e non deciso. Comunque seguiamone l’evoluzione.
Fonte:http://www.conflittiestrategie.it/tra-il-dire-e-il-fare-di-glg
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