Finché Europa non si separi
di L’Intellettuale dissidente (Lorenza Vita)
Francia e Germania hanno da sempre rappresentato poli alternativi e confliggenti dell’Europa. È avvenuto per secoli, da quando si sono divise per sempre a livello dinastico e culturale, definendo nel Reno non solo i confini fra due Stati, ma anche il confine fra due visioni dell’Europa a volte diametralmente opposte, tanto da rendere ineluttabile il destino dello scontro bellico.
Solo per rimanere nel Novecento, senza addentrarci nella storia del nostro continente, questi due Stati hanno rappresentato le parti principali, almeno all’inizio, dei peggiori conflitti che hanno insanguinato l’Europa. La linea Maginot, l’Alsazia e la Lorena, sono ancora oggi quei punti fermi nella lettura della Storia dell’Occidente e sono quei simboli di un continente che ha deciso, da quel momento, di porre fine, almeno in questi termini, al conflitto che da sempre coinvolge questi due popoli.
Francia vs Germania
Parigi e Berlino, un tempo nemici storici, hanno nel corso degli anni conformato i propri interessi nel grande calderone d’Europa, rendendo di fatto l’Unione creata a Roma, un’Unione fortemente nordica, quasi atlantica, il cui asse poggia sullo stesso asse che un tempo era stata la rotta di eserciti che dall’Est all’Ovest invadevano la Francia per unirla indissolubilmente allo Stato teutonico. Passati ormai molti decenni dall’ultimo conflitto mondiale, lo scontro tra Germania e Francia si è molto assopito, rendendo di fatto le due potenze europee un soggetto unico nel panorama politico mondiale, tanto da definire l’Unione Europea la cosiddetta “Europa franco-tedesca”.
È cronaca degli ultimi anni il fatto che la Germania ha poi surclassato definitivamente la Francia nel ruolo di guida dell’Europa unita. Con l’avvento di Angela Merkel, e la crisi finanziaria che ha falcidiato la pur solida (ma non solidissima) economia francese, Parigi ha definitivamente abdicato al ruolo di guida dell’UE di fatto cedendo terreno, nuovamente, a Berlino, in una versione 2.0, senza spargimenti di sangue, ma non di meno tragica per certi versi, di una guerra universale tra Stati d’Europa.
Dalla guerra con gli eserciti alla guerra con i numeri, la Francia sembra comunque dover di nuovo soccombere ai dettami tedeschi. In quest’ottica, la presidenza Hollande altro non ha fatto che condannare la Francia a questa situazione. La sua pochezza politica, il suo essere totalmente privo di carisma e caratura politica, il suo convincimento nella capacità dell’Europa di regolare in fondo tutto, ha fatto sì che non solo diventasse il Presidente più odiato della storia della Quinta Repubblica, ma soprattutto, che lasciasse definitivamente la leadership del Continente al nemico-amico germanico.
Hollande Europa
Curiosamente, l’anno della fine di Hollande coincide anche con l’ultimo anno di cancellierato per Angela Merkel. Con una differenza sostanziale: mentre Hollande non si ricandiderà (prima volta della storia francese di un presidente che non si ricandida per il suo partito dopo il primo mandato), Merkel è di nuovo stata eletta dall’assemblea della CDU quale candidato al ruolo di Cancelliere per le prossime elezioni.
I due leader non lasciano soltanto i propri Stati in maniera completamente diversa, ma anche i loro stessi partiti vivono di una fortuna totalmente inversa. Angela Merkel, pur non senza problemi interni dettati dalla volontà di emersione di una nuova generazione, lascia sostanzialmente la CDU come primo partito di Germania, ma la rimonta di Schulz potrebbe far cambiare il programma della Cancelliera nelle prossime settimane.
Al netto di elezioni regionali con l’avvento di nuovi movimenti e la crescita delle frange più radicali, la CDU insieme al suo degno sodale, l’SPD, sono saldamente i primi partiti di Germania e, seppur esista il rischio di vedere sorgere un nuovo governo di matrice socialdemocratica, difficilmente si potrà vedere un governo di stampo sovranista/populista con Alternative fur Deutschland.
Hollande, al contrario, lascia un Paese e un partito devastati da anni di politiche infime che hanno condotto la sua presidenza al baratro politico. Il partito socialista, dopo decenni di assoluta forza all’interno del Paese, oggi rasenta il 15% nei sondaggi. A pochissimi mesi dal primo turno elettorale, il nuovo leader, Benoit Hamon, rischia di veder naufragare il proprio partito al quarto posto, con numeri quasi pari a quelli della sinistra radicale di Mélenchon.
Un disastro politico che si ripercuote nella frenesia degli ultimi tempi dl panorama dei partiti francesi, dove a fare la voce grossa, per ora, sono due partiti: il Front National di Marine Le Pen, ed il nuovo partito liberale fondato da Macron, “En Marche!”. Due partiti totalmente diversi tra loro e che per la prima volta si scontrano per l’Eliseo.
Spiegel Gespraech mit Martin SchulzPraesident des Europaeischen Parlamentesund Jean Claude Juncker, Praesident der Europaeischen Kommission
Oggi come sempre, pertanto, Germania e Francia rappresentano non soltanto due diversi modi di intendere la vita politica, ma anche due modi diversi di intendere l’Europa, e il proprio posto all’interno dell’Europa. Da una parte, la Germania è salda nella sua volontà di rimanere alla guida dell’Europa e con partiti che rappresentano un continuum con la politica tedesca degli ultimi decenni. Che sia nuovamente la CDU di Angela Merkel o che sia il socialdemocratico Schulz, poco cambia. Non c’è distinzione.
Schulz e Merkel sono esattamente i prototipi di una politica in cui la Germania si pone sempre alla guida dell’Europa, ed entrambi rappresentano, seppur con differenze sostanziali riguardo alcuni punti, gli alfieri di un’Europa in cui il centralismo tedesco non può essere superato né può esserne superata la visione continentale. Per entrambi il Vecchio Continente è il Lebensraum della Germania in cui innestare la propria politica economica e sono entrambi consapevoli che sia quello il mercato da cui ripartire. Si possono modificare i parametri socio-culturali, neanche troppo visto come poi CDU e SPD abbiano governato così tanto insieme da essere diventati un’unica cosa in tema di politica interna, ma difficilmente i due candidati rappresenteranno una rivoluzione a Berlino.
Se solo mettessimo a confronto questi due candidati tedeschi con una fra tutti quelli francesi, ovvero Marine Le Pen, è del tutto evidente come ci si trovi di fronte a posizioni distanti anni luce l’una dall’altra. Isolazionismo contro europeismo; da una parte l’uscita dalla NATO dall’altra il rafforzamento della politica occidentale; da una parte il referendum sull’euro, dall’altra la nazione che più ha guadagnato e guadagna dalla moneta unica; da una parte la chiusura delle frontiere, dall’altra chi le ha aperte urbi et orbi rendendo di fatto la Germania un hub del mercato dell’immigrazione.
Francia e Germania, in caso di vittoria di Marine Le Pen all’Eliseo (ipotesi improbabile se Macron diventasse la seconda forza del ballottaggio), si ritroverebbero nel giro di pochi mesi non più a contendersi la leadership dell’Unione Europea, ma a contendersi direttamente la leadership europea nella grande “guerra” del Terzo Millennio, fra sovranisti e globalisti. La Francia diventerebbe paladina di un’Europa che ritorna alla Nazione, e che seguirebbe il filone Brexit e l’isolazionismo d’Oltreoceano. La Germania, dal canto suo, diventerebbe la culla dell’europeismo e la paladina di chi cede sovranità in cambio di un continente più unito e fortemente votato alla logica del mercato.
La visione dell’Europa di Marine Le Pen
Non sarà, di certo uno scontro facile. Se non altro perché l’ascesa di Macron, con le sue politiche fortemente volte all’Europa e al liberismo, di certo inciderà sulla vittoria di Marine Le Pen. Ma è chiaro che, comunque vada, Francia e Germania rappresenteranno le due visioni del mondo dei popoli europei del nostro tempo. Se i galli rappresenteranno un popolo che dubita di questo mondo germanocentrico, i teutoni, ancora una volta, saranno i portabandiera della granitica certezza nell’avvenire, dove il proprio mondo a dettare le regole sugli altri.
L’isolazionismo francese contro l’Europa al ritmo tedesco sarà quanto di più metaforico dei dubbi e delle diverse sensibilità dei popoli europei. Non a caso, se la Germania è a spinta atlantica, e a Sud è chiusa dal muro delle Alpi, quasi a significare uno stacco importante anche solo a livello geografico, la Francia è quel Paese dove allo spirito nordico, atlantico e più germanico, si contrappone quell’afflato emotivo, ribelle e anche più incostante di matrice mediterranea.
La sfida dunque sarà soltanto una: comprendere se la Francia “mediterranea” sconfiggerà la Francia “atlantica”, e si contrapporrà, definitivamente, al senso tedesco di unire l’Europa sotto la sua ala protettrice; oppure se, al contrario, e come probabile, la Francia atlantica, europeista e a stretto contatto con la Germania confermerà l’oblio nei confronti del suo senso di isolazionismo e ribellione, tornando a voler condividere la leadership dell’Unione Europea con Berlino e dimenticandosi della possibilità di guidare un’altra Europa rispetto a quella che viviamo a trazione tedesca.
Fonte:http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/finche-europa-non-vi-separi/
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