Siria, inizia la battaglia per Raqqa. Ma la guerra non finisce qui
di LOOKOUT NEWS (Luciano Tirinnanzi)
Corsa a tre per entrare in città per primi. Le forze arabo-curde supportate dagli americani si avvicinano, mentre anche le truppe turche e l’esercito di Assad vorrebbero arrivare all’obiettivo
La battaglia per riconquistare Raqqa, la capitale de facto dello Stato Islamico in Siria, inizierà «a giorni», ha affermato il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, rispondendo a una domanda della tv francese CNews. «Oggi, possiamo affermare che Raqqa è circondata, e che la battaglia avrà inizio nei prossimi giorni. Sarà molto dura, ma della massima importanza». Sebbene questo sia solo l’ennesimo annuncio dell’imminente battaglia, la strada appare segnata e la strategia per contenere ed eliminare lo Stato Islamico ormai è largamente condivisa dalla coalizione internazionale.
Da settimane, le SDF (Forze Democratiche Siriane) con il sostegno delle forze speciali USA, stanno stringendo la morsa attorno alla roccaforte jihadista. Da inizio marzo, hanno conquistato quattro villaggi situati a ovest di Tabqa, assumendo il controllo dell’arteria stradale che da Aleppo, attraversa la valle dell’Eufrate collegando Raqqa al governatorato di Deir Ezzor, ancora saldamente in mano al Califfato.
L’ultima manovra militare in ordine di tempo risale alla notte tra il 21 e 22 marzo, quando forze speciali americane sono state paracadute nei pressi di Tabqa, circa 40 km a ovest di Raqqa. Insieme a loro, sul posto sono atterrati elicotteri e aerei Osprey che trasportavano anche 500 miliziani della coalizione militare curdo-araba delle SDF.
Obiettivo dell’operazione era prendere il controllo della diga situata sull’Eufrate: l’infrastruttura è in mano dello Stato Islamico dal 2013 e garantisce energia elettrica a una vasta aerea della Siria centro-settentrionale. La sua riconquista consentirebbe alla coalizione internazionale di aprirsi un varco a ridosso della linea fortificata di Raqqa e accelerare così l’assalto finale alla roccaforte jihadista, sfruttando come forza di terra i circa 30mila miliziani delle SDF che stanno convergendo a nord.
Così, mentre forze arabe e curde si posizionano a nord, le truppe del governo siriano sostenute dalla Russia stanno invece spingendo da ovest, intenzionate a entrare per prime a Raqqa. Al pari delle forze armate turche, che a loro volta meditano di entrare in città dal passante di Al Bab. Gli USA puntano invece a frenare l’avanzata dell’esercito regolare siriano, e vorrebbero che a issare per primi le bandiere sul palazzo del governo di Raqqa fossero le milizie da loro supportate. Non a caso Bashar al-Jaafari, negoziatore a Ginevra per il governo siriano, ha affermato che «qualsiasi azione non coordinata con Damasco sarà considerata illegittima».
Insomma, la gara per colpire al cuore il Califfato e magari scovare il Califfo Abu Bakr Al Baghdadi – un trofeo di caccia che il presidente Donald Trump spera in cuor suo di poter esibire di fronte alla nazione e al mondo intero – è iniziata. Ma è lecito domandarsi se tutto ciò significherà la sconfitta dello Stato Islamico. e i dubbi in tal senso sono molti.
La ripresa delle ostilità nei settori di Hama, dove i ribelli hanno preso 200 kmq in due giorni senza che il regime fosse capace di reagire, e della stessa capitale Damasco, dove è iniziata una guerra di posizione che potrebbe durare a lungo, dimostra l’alto tasso d’imprevedibilità del conflitto, tale per cui gli esiti della guerra, al suo sesto anno, sono ancora avvolti da una nube tossica che la caduta di Raqqa non aiuterà a dipanare.
Spiace molto per il gaudente senatore della repubblica italiana Antonio Razzi, ma la Siria degli Assad è al tramonto e, se anche il presidente sopravvivrà alla guerra, il suo paese non sarà più lo stesso.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/siria-raqqa-battaglia-curdi-turchi-assad/
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