Gas sarin sulla campagna elettorale francese
di FEDERICO DEZZANI
La Siria è stata teatro dell’ennesimo atto di guerra psicologica: il 4 aprile l’aviazione di Damasco è stata accusata di aver perpetrato un attacco chimico nella provincia di Idlib, sebbene tutto lasci supporre, proprio come nel caso della strage di Ghouta dell’agosto 2013, la presenza di un’oculata regia “occidentale” dietro l’episodio. C’è da chiedersi perché il nuovo assalto mediatico contro Bashar Assad sia lanciato proprio ora: come le presidenziali americane furono accompagnate dalla grancassa dell’assedio di Aleppo, “la nuova Sarajevo”, così l’episodio di Idlib si collega alle imminenti presidenziali francesi. Lo spettro di una vittoria di Marine Le Pen si materializza man mano che il voto si avvicina e l’attacco di Idlib è l’estremo tentativo di intralciarne l’ingresso all’Eliseo.
Attacco chimico ad Idlib: sì, Marine Le Pen è proiettata verso l’Eliseo
Si avvicina il primo turno delle presidenziali francesi e, considerando gli effetti che la vittoria di Marine Le Pen produrrebbe sui già malconci assetti euro-atlantici, tutto è apparso sinora fin troppo tranquillo: calma piatta sui mercati finanziari, sporadici allarmi terroristici, fiacchi attacchi giudiziari. Decisamente troppo poco, calcolando che la conquista dell’Eliseo da parte del Front National sconquasserebbe definitivamente l’architettura internazionale negli ultimi 70 anni, con il duplice abbandono francese della NATO e dell’Unione Europea. Solo negli ultimi giorni, quando mancano meno di tre settimane al primo ballottaggio del 23 aprile, il registro degli eventi si è adattato alla gravità dell’imminente voto: ci riferiamo all’attacco chimico nella provincia siriana di Idlib.
Collegare la presunta mattanza siriana alle prossime presidenziali francesi può sembrare una forzatura, il frutto di un approccio così olisitico da vedere connessioni tra eventi anche dove in realtà non ci sono. Eppure, attraverso qualche semplice passaggio logico, si può dimostrare non solo che l’episodio di Idlib sia correlato all’imminente voto francese, ma anche come esso corrobori la tesi che la vittoria di Marine Le Pen sia più concreta che mai. Dopotutto, c’è un illustre precedente a quanto sta avvenendo in questi giorni: la campagna elettorale americana dello scorso autunno, dove una candidata filo-establishment, Hillary Clinton), fronteggiò uno sfidante “filo-russo” (Donald Trump), sullo sfondo dell’assedio di Aleppo, definita dai media come“la nuova Sarajevo”. L’equivalente della Clinton è il candidato centrista Emmanuel Macron, Marine Le Pen corrisponde al “populista” Trump, e la strage di Idlib è la versione aggiornata dei fatti di Aleppo.
Partiamo dalla situazione politica in Francia, dove media, sondaggisti ed opinionisti ripetono il mantra di una vittoria di Emmanuel Macron al ballottaggio con la stessa ossessività con cui sostenevano che Hillary Clinton avrebbe conquistato la Casa Bianca (“Clinton has 90 percent chance of winning: Reuters/Ipsos States of the Nation” scriveva la Reuters l’8 novembre 20161): il timore che aleggia nella stanza dei bottoni è che la candidata del Front National, già data vincente al primo turno da alcuni sondaggisti, riesca nell’impresa che suo padre, Jean-Marine Le Pen, fallì nel 2002, sbaragliando il concorrente al ballottaggio e conquistando l’Eliseo. La forza di Marine Le Pen consiste nella sua carica anti-establishment, che l’ha portata su posizioni agli antipodi rispetto all’oligarchia euro-atlantica. Due, in particolare, sono le iniziative che ci interessa sottolineare ai fini della nostra analisi: il 20 febbraio scorso, durante una visita ufficiale in Libano, la candidata del Front National si è espressa a favore del presidente Bashar Assad (“la seule solution viable et une solution bien plus rassurante pour la France que l’État islamique”2) ed il 24 marzo è volata a Mosca per un amichevole incontro con Vladimir Putin, cui ha ribadito la volontà, se eletta, di ristabilire prontamente le relazioni franco-russe3.
La politica estera di Marine Le Pen è quindi chiara e ben delineata: sui dossier internazionali più bollenti, i rapporti Russia-Occidente e la crisi siriana, “la populista” francese è fortemente sbilanciata verso il Cremlino e verso Damasco, in aperta opposizione alla retorica dominante dei media e dei governi occidentali. È possibile, per chi volesse bloccarne ad ogni costo l’ingresso all’Elisio, studiare un’offensiva ad hoc sulla base di questi orientamenti. Come? Inscenando l’ennesima crisi internazionale che dipinga Bashar Assad come un macellaio del suo popolo e Vladimir Putin come il cinico e spregiudicato difensore del dittatore siriano. Entra quindi in campo l’attacco chimico di Idlib del 4 aprile: l’ennesimo episodio di guerra psicologica che ha accompagnato la destabilizzazione della Siria, giocato però più in chiave “francese” che “mediorientale”.
La cronaca degli eventi è nota: il 4 aprile, le agenzie di stampa sono inondante delle ultime atrocità commesse dal regime siriano contro la popolazione civile. Nella provincia di Idlib, non distante dal confine con la Turchia ed ancora controllata dai ribelli, l’aviazione di Damasco avrebbe bombardato con “gas tossici” i centri urbani in mano agli insorti, compresi alcuni ospedali. Centinaia di civili presentano i tipici sintomi di intossicazione da agenti nervini ed il bilancio dei morti sale rapidamente fino a contare 86 vittime, di cui una trentina di bambini. Nel volgere di poche ore i giornali sono subissati di scioccanti immagini dell’ennesima strage di innocenti: salme avvolte nei teli, bimbi ricoverati, soccorritori impegnati nella decontaminazione.
Preparato adeguatamente il terreno mediatico, può iniziare l’affondo politico-diplomatico: Unione Europea ed Onu partono lancia in resta contro Bashar Assad, ma sono soprattutto Regno Unito e Francia a guidare l’offensiva. Ai fini della nostra analisi è importante evidenziare il ruolo dell’Eliseo e del governo francese: è il ministro degli Esteri Jean-Marc Ayrault che imputa “senza alcun dubbio” la strage al regime siriano4, è Parigi a chiedere un’immediata riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, è il presidente François Hollande ad attaccare duramente Bashar Assad ed i suoi alleati, cui va addossata una “responsabilité politique, stratégique et morale5”. In difesa di Damasco interviene ovviamente la Russia che, decisa ancora una volta a bloccare qualsiasi risoluzione ostile al Consiglio di sicurezza dell’ONU, parla di vere e proprie “fake news” scientemente alimentate attorno alla presunta strage.
Sulla matrice “occidentale” della presunta strage e sulla sua fabbricazione a tavolino, ci sono pochi dubbi. L’attacco chimico di Idlib è identico, in termini di immagini, narrazione e battage mediatico di accompagnamento, all’analogo episodio di Ghouta dell’estate 2013: già allora emerse con chiarezza la responsabilità di quelle potenze regionali6 (Turchia, Arabia Saudita ed Israele) interessate a trascinare gli USA in una campagna di bombardamenti aerei contro l’esercito arabo siriano. Parallelamente, fu subito evidente l’assurdità di un simile gesto se perpetrato da Damasco: oggi come allora, le forze armate siriane non hanno alcun interesse nel cimentarsi in azioni suicide, specie dopo i successi militari degli ultimi 18 mesi. Ma sono soprattutto gli attori coinvolti nell’operazione ad imprimere l’inconfondibile sigillo “atlantico” sui fatti di Idlib: tutto il materiale prodotto sulla presunta strage di Idlib è confezionato dai “White Helmets”, un’organizzazione non governativa adibita alla “difesa civile” nelle zone liberate “dal regime” e finanziata da “the governments of the UK, Holland, Denmark, Germany, Japan, and the USA7”.
Come nell’agosto di quattro anni, la mattanza a base di gas sarin è prontamente sfruttata da quelle potenze che dal 2011 lavorano per la caduta di Bashar Assad: “tutte le prove che ho visto suggeriscono che è stato il regime di Assad, nella piena consapevolezza di usare armi illegali in un attacco barbaro contro il suo stesso popolo” afferma il ministro degli Eteri inglese Boris Johnson; “più di 100 persone sono state uccise e tra queste 50 bambini, Assad assassino, come farai a sfuggire alle loro maledizioni?” incalza il presidente turco Recep Erdogan; “the murderous chemical weapons attacks on citizens in Idlib province in Syria and on a local hospital were carried out on the direct order and planned by the Syrian president, Bashar Assad, using Syrian planes” ribadisce il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Liberman. Ma non c’è dubbio l’arma chimica di Idlib sia indirizzata soprattutto alla campagna elettorale francese.
“Comment les prétendants à l’Élysée comptent-ils gérer le dossier syrien?” si domanda le Figaro il 6 aprile, stigmatizzando le posizioni filo-Assad e filo-russe di Marine Le Pen8. “Attaque chimique en Syrie : les réactions des candidats à la présidentielle” scrive Le Monde, ricordando che per Marine Le Pen “le seul rempart contre Daech, c’est Bachar Al-Assad”, mentre secondo il centrista Emmanuel Macron, “Assad devra répondre de ses crimes devant des tribunaux internationaux”9: la populista parteggia per il dittatore che gasa i bambini, al contrario del candidato della banca Rothschild che vorrebbe trascinarlo in un tribunale internazionale. Il mondo politico non è da meno e coglie al balzo l’attacco chimico siriano per portare all’attenzione dell’opinione pubblica le impresentabili frequentazioni di certi candidati all’Eliseo:
L’attacco chimico di Idlib inaugura quindi l’ultima fase della campagna elettorale francese: si tratta di un voto capace di stravolgere gli assetti consolidatisi negli ultimi ‘70 anni se Marine Le Pen emergesse come vincitrice. In vista del ballottaggio del 7 maggio, l’affare siriano è destinato ad ingrossarsi.
1http://www.reuters.com/article/us-usa-election-poll-idUSKBN1322J1
2http://www.lefigaro.fr/elections/presidentielles/2017/02/20/35003-20170220ARTFIG00317-au-liban-marine-le-pen-affirme-qu-assad-est-la-seule-solution-viable-en-syrie.php
3http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/03/24/putin-riceve-le-pen-al-cremlino_40eae81b-e24b-4d27-9106-c909b39c56c2.html
4http://www.agenzianova.com/a/58e4cb60cf9ae2.78265989/1540636/2017-04-05/siria-ministro-esteri-francese-nessun-dubbio-su-responsabilita-assad
5http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2017/04/04/97001-20170404FILWWW00207-syrie-hollande-charge-les-allies-d-assad.php
6http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2017/04/04/97001-20170404FILWWW00207-syrie-hollande-charge-les-allies-d-assad.php
7http://syriacivildefense.org/our-partners
8http://www.lefigaro.fr/elections/presidentielles/2017/04/06/35003-20170406ARTFIG00132-comment-les-pretendants-a-l-elysee-comptent-ils-gerer-le-dossier-syrien.php
9http://www.lemonde.fr/election-presidentielle-2017/article/2017/04/06/attaque-chimique-en-syrie-les-reactions-des-candidats-a-la-presidentielle_5107035_4854003.html
fonte: http://federicodezzani.altervista.org/gas-sarin-sulle-campagna-elettorale-francese/
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