Il “declino” italiano
di GENNARO ZEZZA
Aggiorno un mio post precedente sul “declino italiano”, che molti commentatori riferiscono al calo della produttività, come nel grafico che segue.
Il grafico riporta un indice del valore aggiunto a prezzi costanti per addetto per l’Italia, la Francia e la Germania. E’ evidente il declino relativo nella produttività complessiva.
Ma il concetto di “produttività” è complesso, perché immagino che evochi soprattutto l’intensità dello sforzo del lavoratore, e in questo caso il grafico sopra verrebbe commentato come “vedi gli italiani, non vogliono lavorare, a differenza dei tedeschi e dei francesi”.
Ma la produttività così misurata dipende solo in piccola parte dallo sforzo dei singoli lavoratori. Gran parte dipende dalla composizione settoriale della produzione: nei settori che innovano (in particolare nel manifatturiero), la quantità di prodotto aumenta, a parità di ore lavorate, mentre in altri settori – come i servizi – la misurazione della produzione è più difficile, e più difficile misurare gli effetti dell’innovazione.
Nel grafico che segue riportiamo gli indici di produttività per il manifatturiero.
Confrontando i dati per il solo settore manifatturiero, il declino nella produttività italiana rispetto alla Germania sparisce. Toh! I nostri lavoratori sono efficienti quanto i tedeschi (ma meno dei francesi)?
Il calo del peso del settore manifatturiero in Italia, e lo speculare aumento del peso dei settori a bassa produttività, deve quindi spiegare gran parte del “declino” di cui al primo grafico
E per questa parte, le cause del “declino” vanno quindi individuate in quelle che hanno generato, per Italia e Francia, una riduzione nel peso dell’industria manifatturiera, a fronte di una sostanziale stabilità per la Germania.
Aggiunta del 22 aprile: Il Sole 24 ore pubblica oggi un contributo di Cochrane, e questo mio post mi sembra ancora più tempestivo…
fonte: http://gennaro.zezza.it/?p=2015
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