Il nuovo progetto di budget di Trump
de GLI OCCHI DELLA GUERRA
Il fronte della politica interna statunitense ha visto l’economia, in queste ultime settimane, occupare una parte preponderante delle discussioni del Congresso: dalla prevista deregulation alla voluminosa riforma fiscale proposta da Trump, la politica a stelle e strisce è oggi interessata da un’ampia gamma di questioni di primaria importanza destinate a delineare gli assetti futuri del Paese. Ulteriore priorità, in ogni caso, è stata assegnata a una nuova proposta riguardante la revisione delle principali linee guida del nuovo bilancio federale presentato a febbraio.
Il nuovo progetto di budget, denominato A New Foundation for American Greatness, si inserisce sul solco tracciato dalle precedenti politiche economiche dell’amministrazione Trump ed è stato pensato come il primo bilancio federale sviluppato “con gli occhi dei contribuenti”, come ricordato dal direttore dell’Ufficio Budget della Casa Bianca Mick Mulvaney.
Nei fatti, in ogni caso, l’edulcorata espressione di Mulvaney nasconde una realtà fatta di numerose proposte di forti tagli a diverse voci della spesa federale per servizi sociali e assistenza ai cittadini svantaggiati che recedono dalla volontà espressa in campagna elettorale da Trump di dedicare la sua presidenza al rilancio delle prospettive dei forgotten men: in combinato disposto con la riforma fiscale, infatti, le linee guida per il bilancio 2018 testimoniano come Trump abbia deciso di puntare, per arrivare all’agognato obiettivo di un’espansione annua del PIL superiore al 3%, sulle più tradizionali ricette economiche neoliberiste.
La proposta di un bilancio federale “a misura di contribuente”, infatti, si è materializzata in ingenti tagli a diverse voci della spesa pubblica, in primis facenti riferimento a settori assistenziali cruciali per milioni di cittadini americani.
E se si può considerare necessaria una radicale riforma del sistema sanitario che consenta di sopperire al tracollo dell’Obamacare, recentemente manifestatosi in Stati come il Tennessee e l’Iowa, al tempo stesso l’inserimento nel piano di un maxi-taglio, nel prossimo decennio, di 616 miliardi di dollari al programma Medicaid, che rappresenta la spina dorsale della sicurezza assistenziale della classe media e di oltre 1,75 milioni di veterani, rappresenta un ulteriore regresso su un tema decisamente delicato.
Damian Paletta del Washington Post ha stimato che il nuovo bilancio include al suo interno proposte per una riduzione pari a 1.500 miliardi di dollari degli investimenti federali in programmi sociali nei prossimi dieci anni: oltre a Medicaid, anche il Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP) sarà interessato da tagli voluminosi, pari a 193 miliardi di dollari. Lo SNAP rappresenta una delle architravi della sicurezza sociale statunitense: esso gestisce il sistema di erogazione dei buoni pasto (food stamps) che rappresentano un’importante fonte integrativa di reddito e una previdenza primaria per circa 46 milioni di cittadini americani, come ricordato da Elisabetta Grande nel suo saggio Guai ai poveri.
Le vistose riduzioni di questi stanziamenti rappresentano l’altra faccia della medaglia della netta riduzione delle aliquote fiscali massimali e delle sue possibili conseguenze sul bilancio federale: in ogni caso, è impossibile non notare la discrepanza tra gli effetti dei due programmi, dato che se da un lato a venire favoriti dalle politiche fiscali della Trumpnomics saranno principalmente i percettori dei redditi più elevati e le grandi corporations, le quali vedranno la creazione di un ambiente vantaggioso per le loro attività negli Stati Uniti, dall’altro i corrispondenti tagli del bilancio graveranno principalmente su una classe media fortemente impoveritasi nel decennio successivo alla Grande Crisi.
Degno di nota, nel nuovo schema di bilancio, è il previsto aumento allo stanziamento per il settore della Difesa: un incremento del 10% in linea con le precedenti aspettative che testimonia la forte volontà di Trump di rendere concreto uno dei punti del suo manifesto elettorale programmatico, Make our military strong again, ma al tempo stesso è funzionale al rilancio della produzione industriale statunitense.
Come sottolineato da Fulvio Scaglione sull’Eco di Bergamo, infatti, “Trump cerca di fornire una serie di stimoli alla crescita economica del Paese. In altre parole, facendo lavorare le grandi aziende del complesso militar-industriale (definizione che per primo usò il presidente Dwight Eisenhower nel 1961, nel suo discorso d’addio), la Casa Bianca spera di creare lavoro; con il lavoro, reddito; con il reddito, consumi; con i consumi, altro lavoro. Nello stesso tempo, arruolando migliaia di altri soldati (e migliaia di altri poliziotti) Trump crea dal nulla posti di lavoro e, cosa che al politico non dispiace mai, compiace l’elettorato.
Le famiglie bianche impoverite o povere dell’America rurale che votarono per lui saranno infatti le prime a vedere i propri figli in divisa”. La compenetrazione tra il keynesismo militare e il neoliberismo arrembante in materia sociale si preannuncia difficilissima da realizzarsi: per questo motivo, il progetto di bilancio di Trump è stato fortemente criticato da numerosi membri del Congresso, tanto democratici quanto repubblicani, e dovrà ora affrontare le Forche Caudine della Camera dei Rappresentanti e del Senato: la difficile sostenibilità e le criticità insite nella Trumpnomics fanno sì che difficilmente il piano economico dell’amministrazione potrà passare indenne e intatto dalla discussione agguerrita che si svolgerà in sede congressuale.
Fonte:http://www.occhidellaguerra.it/progetto-budget-trump/
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