Italia, una nuova legge elettorale che mette tutti d’accordo. Perché?
di LOOKOUT NEWS (Luciano Tirinnanzi)
Quindi, alla fine, fatti due conti per fare una legge elettorale serve un mesetto scarso. Buona notizia per l’Italia. Se non fosse che il paese e gli elettori sono stati tenuti in ostaggio anni e anni, nella convinzione che il metodo elettivo di una democrazia parlamentare fosse chissà quale complicata e intricatissima formula algebrica, che solo menti eccelse e raffinatissime potevano partorire.
E noi, menti povere, a credere per tutto questo tempo ai Soloni del dibattito maggioritario-proporzionale, ai bulli dell’uninominale e ai campioni del voto disgiunto. Convinti che il pollaio suscitato dal dibattito sulle “regole della democrazia” fosse una battaglia nobile, giusta, cruciale. Che in parlamento ci fossero partiti eroici che, in nome della giustizia e della legalità, difendevano il popolo da oscure trame e venti di dittatura. Che un referendum che lasciava decidere agli italiani (i quali, come noto, s’interessano ai sistemi elettorali quanto al dibattito sull’estinzione del cercopiteco) potesse essere finalmente risolutivo. Che una buona legge elettorale fosse la panacea di tutti i mali per quest’Italia «bloccata e corrotta».
Invece, no. La notizia è che la legge elettorale è un meccanismo semplice quanto banale. Improvvisamente, su questo ora sono tutti d’accordo: anche tra nemici giurati. Con i costituzionalisti che tacciono per la prima volta, disertando le televisioni dove sino a ieri riversavano tutto il loro disgusto per quei cavilli capziosi e ingannevoli, che minavano la nostra Carta, la «migliore al mondo». Perciò, la nuova legge sarà licenziata entro luglio. Tutti contenti. Siamo un grande paese, il sistema è sano.
(la nuova scheda elettorale, secondo Centimetri/La Stampa)
Come abbiamo fatto a non vederlo? Bastava correggere una legge elettorale già esistente, diciamo prenderne a prestito una che funzionasse bene, e il gioco era fatto. Si poteva scegliere, ad esempio, quella in vigore in Germania – un sistema proporzionale con sbarramento al 5%, che ha permesso alla Repubblica Federale Tedesca di avere una lunga serie di governi solidi e rare crisi di governo (per dire, Angela Merkel è al potere dal 2005 e potrebbe restarvi fino al 2021!) – e in meno di un mese ecco crearsi un consenso plebiscitario alla Camera e al Senato. Per la prima volta nella storia, infatti, PD, M5S e FI voteranno compatti lo stesso testo. Grandi applausi, la democrazia trionfa. Uniti, si vince.
Così, oggi il Partito Democratico di Matteo Renzi gongola per il risultato della proposta di Emanuele Fiano (colui che ha depositato in commissione Affari costituzionali il maxi emendamento), perché vede le elezioni avvicinarsi. Il partito Forza Italia di Silvio Berlusconi è semplicemente felice di tornare a contare qualcosa sul proscenio della politica nazionale, dopo anni di scoramento e divisioni. Mentre nel Movimento 5 Stelle di non si sa bene chi (Grillo? Casaleggio? Di Maio?) mettono già le mani avanti per questo “patto col diavolo”, sostenendo che «non si tratta di un inciucio» perché convinti che stavolta vinceranno loro.
Eppure, qualcosa ancora non torna. Già, perché nessuno in Italia, se non qualche raro utopista, ha mai davvero desiderato la solidità delle istituzioni e una politica di lunga durata, capace di attuare scelte strategiche e di ampio respiro. Almeno, non a Montecitorio. Perché, nella logica miope e perversa che ci portiamo dietro forse sin dall’età dei Comuni, i politici di mestiere hanno sempre preferito esprimere una propria piccola quota di comando, guidare pattuglie in parlamento capaci di condizionare, bloccare, ricattare gli avversari. Al fine di avere tutti quanti un peso relativo e distribuito, tale che nessuno potesse davvero emergere, costringendo gli altri a impegnarsi nel migliorare l’esistente o a non svelare la loro mediocrità. Perché nessuno, è la teoria che s’impara presto in Transatlantico, deve poter avere un potere sufficientemente grande da guidare il paese per cinque anni consecutivi. La regola aurea dell’alternanza non deve far parte delle nostre consuetudini.
Chi lo ha teorizzato, ha sempre sostenuto che lo scopo era evitare il «ritorno alla dittatura», lo spettro del «colpo di stato». Ma, nascondendosi dietro questo storico paravento, cosa si è ottenuto? Solo un elefantiaco quanto improduttivo esercizio della democrazia parlamentare che, oggigiorno, appare più che altro capace soltanto di specchiarsi in sé, infarcendo le leggi di emendamenti spesso inutili (quando non peggiorativi), ingolfando il processo normativo e beandosi tra i privilegi che di concreto hanno prodotto solo disaffezione alla politica e una decrescita economica.
Ma poco importa, a breve avremo una buona legge elettorale. E andremo alle urne per esercitare i nostri diritti e quella sovranità che, come da Costituzione, appartiene al popolo. Finalmente, l’Italia s’è desta. Sia pur in maniera proporzionale alla buona volontà delegata ai nostri governanti.
fonte: http://www.lookoutnews.it/legge-elettorale-italia-proporzionale-soglia-5/
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