Sfruttamento nei campi: tutti in “nero”, ma ai neri 10 euro in meno
di IL SOLE24 ORE (Roberto Galullo)
Il razzismo non risparmia il “nero” nemmeno sui campi. Sembra di essere tornati ai tempi dello schiavismo nelle piantagioni di cotone, tabacco, zucchero e caffè negli Stati Uniti.
Solo che qui non siamo nelle colonie inglesi dell’America del Nord agli inizi del 1600 ma in Calabria, già oggetto a maggio di quest’anno di un’indagine sul caporalato nei centri di accoglienza.
Ancora una volta sono proprio alcuni centri di accoglienza nella provincia di Cosenza che – grazie ad un’operazione condotta dai Carabinieri della Compagnia di Paola – emergono come un polmone dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravata dalla discriminazione razziale.
Già, perché si è scoperto che i rifugiati, principalmente provenienti dal Nigeria Gambia, Senegal e Guinea Bissau, venivano solitamente prelevati in una via parallela del centro di accoglienza “Ninfa Marina” di Amantea (i Carabinieri hanno anche filmato quanto accadeva) e portati a lavorare presso l’azienda agricola di due fratelli arrestati e ai domiciliari.
Stando a quanto ricostruito da investigatori e inquirenti, i rifugiati africani si trovavano a lavorare nei campi assieme ad altri lavoratori in “nero” provenienti principalmente dalla Romania e dall’India, ma la paga variava in base al colore della pelle.
I “bianchi” avevano diritto a 10 euro in più degli africani: 35 euro al giorno contro 25. Non sembri un irrispettoso gioco di parole ma tutto era “in nero”.
Di fronte alle condizioni di lavoro, però, non c’era colore della pelle che tenesse: secondo le ricostruzioni tutti erano costretti a dormire in baracche, mangiare a terra ed erano sottoposti a stretta sorveglianza da parte dei due fratelli, ai domiciliari sulla base su ordinanze disposte dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia e su richiesta della locale Procura della Repubblica. Le indagini, condotte dai militari della stazione dei Carabinieri di Amantea, sono iniziate a giugno sotto la direzione del sostituto procuratore titolare del fascicolo, Anna Chiara Fasano e il coordinamento del procuratore capo della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni.
Il provvedimento prevede anche il sequestro preventivo dell’azienda e di altri beni mobili registrati di proprietà degli arrestati, per un valore di circa due milioni.
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-09-22/sfruttamento-campi-tutti-nero-ma-neri-10-euro-meno-101816.shtml?uuid=AEo2oqXC&utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook
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