La Tribune – L’ordoliberalismo al cuore del programma di Alternative für Deutschland
di VOCI DALL’ESTERO
Lontano dalle banalità e dai luoghi comuni che hanno caratterizzato molti commenti mainstream, ecco un’intelligente analisi dei motivi del risultato ottenuto da Alternative für Deutschland, il partito di destra che ha riportato un grande successo alle ultime elezioni in Germania. Su La Tribune, un articolo del 2016 analizza la parte economica del programma. A parte la questione dell’immigrazione, il forte radicamento popolare di AfD si basa sull’adesione del partito all’ordoliberalismo e all’economia sociale di mercato, elementi chiave dell’identità economica e culturale tedesca del dopoguerra, di cui AfD si presenta come il vero e unico erede, e che ritiene profondamente traditi dai grandi partiti che pure pretendono di rappresentarli. Rimanendo nell’unione monetaria insieme a paesi dalle culture profondamente diverse, alla fine infatti la Germania sarebbe costretta a rinunciare a questa sua specifica identità nazionale.
di Romaric Godin, 2 maggio 2016
Nel programma adottato questo week-end il partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD) ha riaffermato di voler difendere l’autentica eredità dell’”economia sociale di mercato”. Una posizione che spiega in parte anche le altre sue prese di posizione e che lo distingue dagli altri partiti di estrema destra, rendendolo così ancor più temibile per i partiti tradizionali.
Domenica, nel suo congresso di Stoccarda, Alternative für Deutschland (AfD) si è dato un programma. La maggior parte degli osservatori, non senza ragione, ha sottolineato la forte critica all’Islam da parte del partito, che si definisce un partito “anti-Islamico” e che sfrutta il rifiuto dell’arrivo dei rifugiati da parte della popolazione tedesca. Se AfD probabilmente nella prossima campagna per le elezioni federali del settembre 2017 punterà principalmente sulla questione immigrati, non bisognerebbe dimenticare il resto del suo programma e in particolare i suoi obiettivi per quanto riguarda l’Europa e l’economia. Perché una parte dell’elettorato di AfD si basa proprio su questi elementi.
Un discorso incentrato sulla nostalgia
Il centro del discorso di AfD è la nostalgia, il ritorno a una Germania precedente al maggio 1968. Da questo punto di vista, il partito di destra radicale tedesco si basa sullo stesso mito di molti altri partiti o movimenti conservatori europei: quello della società precedente alle contestazioni studentesche, idealizzata come una società di ordine, sicurezza e prosperità economica. In Germania, questa società idealizzata è incarnata in una formula: “economia sociale di mercato”. Una formula che da allora è stata ripresa in tanti modi diversi, ma che non deve essere fraintesa: è il cuore del pensiero ordoliberale tedesco. Non sta a significare però la coesistenza di uno stato sociale con un’economia di mercato, bensì la creazione di un benessere materiale ben distribuito grazie all’economia di mercato. Il termine, del resto, è stato coniato dal ministro conservatore tedesco dell’Economia (1947-1963) Ludwig Erhard, in opposizione ai progetti keynesiani allora in voga in Europa.
L’Eredità dell’Ordoliberalismo
Non è una sorpresa che al punto 10 del suo programma AfD si proclami il vero erede del pensiero ordo-liberale – che onora i fondatori Walter Eucken, Alfred Müller-Armack e Wilhelm Röpke – e Ludwig Erhard, allora membro della CDU. I titoli degli articoli 10.1 e 10.2 del programma, “la libera concorrenza garantisce il nostro benessere” e “economia sociale di mercato, non economia pianificata“, evocano direttamente Ludwig Erhard e il suo libro Wohlstand für Alle ( “Benessere per tutti “) in cui il capitolo 5 è intitolato “L‘economia sociale di mercato supera l’economia pianificata” e in cui il ministro cerca di dimostrare che l’economia di mercato sotto la supervisione di uno Stato che assicuri la libera concorrenza e la stabilità della moneta sono garanzia di benessere sociale. Le posizioni di AfD vanno in questa direzione. “L’economia pianificata alla fine porta a una cattiva allocazione delle risorse e alla corruzione“, recita il programma del partito, secondo il quale se lo Stato fa una politica di concorrenza e di lotta contro i monopoli, la politica potrà essere basata sulla “proprietà, la responsabilità personale e la libera formazione dei prezzi.”
Un concetto di ordine di stampo liberale
AfD si presenta dunque come il vero difensore dell’ordoliberalismo tedesco, il cui altro nome ufficiale è “economia sociale di mercato“, un elemento chiave dell’identità della Germania dopo la guerra. AfD è un partito estremamente liberale in economia, favorevole a una minore tassazione progressiva (punto 11.1), a limitare la spesa pubblica e la pressione fiscale (punto 11.2), ad abolire tutte le imposte sulle società, la ricchezza e le successioni ereditarie (punto 11.3), alla “reintroduzione del segreto bancario” (punto 11.7) e alla concorrenza all’interno dei sistemi fiscali europei (punto 11.6). Il pensiero ordoliberale per sua natura è un pensiero nazionale, perché è un pensiero basato sull’ordine: la concorrenza è libera, ma questa libertà del mercato per essere reale deve essere controllata e garantita dallo Stato, è una politica di ordine (“Ordnungspolitik“). Per i pensatori di AfD il quadro di protezione della stabilità e della libera concorrenza è stabilito a livello nazionale. “In termini economici, le istituzioni sovranazionali non sono realmente in grado di apportare qualcosa di decisivo“, ha scritto Ludwig Erhard, che era scettico sull’integrazione europea in materia economica.
La stessa “radice comune” degli altri grandi partiti
Gli osservatori hanno sbagliato a ignorare queste posizioni di AfD, che rappresentano il cuore del suo pensiero. Infatti, a differenza dell’estrema destra tradizionale tedesca , come NPD o DVU, per esempio, o i Republikaner, AfD invoca la stessa “radice comune” dei maggiori partiti tedeschi dal dopoguerra. Ma afferma di esserne il vero erede. Tuttavia, e questo è l’elemento chiave, per questo partito non esiste contraddizione tra le sue convinzioni liberali – che, ricordiamo, sono all’origine della sua costituzione, nella primavera del 2014, da parte di un gruppo di economisti desiderosi di “tornare alle origini”, e che da allora sono stati esclusi dalla direzione del partito – e l’elemento nazionalista e sovranista del suo discorso. Elemento cruciale dell’identità tedesca contemporanea, l’”economia sociale di mercato” è dunque un concetto sia culturale sia economico. Secondo AfD, non ci si può mischiare con elementi “estranei” a questa cultura, come l’Islam o l’Europa. Da qui il loro rifiuto.
Prendere atto del fallimento dell’espansione europea della “cultura della stabilità”
Per quanto riguarda l’Europa, AfD prende atto di ciò che considera il fallimento dell’imposizione agli altri partner della Germania della “cultura della stabilità”. Gli altri paesi hanno rifiutato i principi dell’economia sociale di mercato, restando attaccati a elementi diversi, come il ruolo dello Stato. Rimanendo in un’unione monetaria con questi paesi, alla fine la Germania dovrà abbandonare la propria cultura ordoliberale. La lotta contro il “salvataggio dell’euro” o la politica monetaria della BCE assume quindi il carattere di una battaglia culturale nazionale. Si tratta di difendere la nazione tedesca in ciò che ha di più specifico dal 1945: l’economia sociale di mercato. Di conseguenza, al punto 10.2 del suo programma, AfD proclama che “l’ipoteca più grande per un’economia di mercato sociale che funzioni sta nell’attuale politica di salvataggio degli Stati dell’area dell’euro e nella manipolazione della politica monetaria della BCE.”
Nazionalista perché liberale
È dunque in nome del liberalismo tedesco del dopoguerra che AfD ritiene urgente abbandonare la zona euro. Nel punto 2 del suo programma propone una “uscita negoziata” dalla zona euro, come il Fronte Nazionale in Francia, o un’uscita unilaterale tramite referendum. Ma il programma ribadisce chiaramente la necessità dell’uscita della Germania dall’unione monetaria. Questa riaffermazione non è solo una strategia elettorale, è l’affermazione che la politica europea di Angela Merkel sta portando la Germania alla perdita dei suoi valori fondamentali. Il discorso sull’euro è dunque dello stesso ordine di quello sull’Islam.
Questa volontà di apparire come l’autentico partito dell’economia sociale di mercato mette l’AfD in una posizione centrale sulla scacchiera politica tedesca. In primo luogo, è una sfida alla CDU, al CSU e al FDP, i tre partiti che hanno rivendicato questa stessa eredità. Con questo discorso, AfD ribadisce chiaramente diversi punti che sono apertamente difesi dall’ala conservatrice della CDU e dalla maggioranza del partito bavarese CSU. Quando quest’ultimo – sostenuto da diversi esponenti della CDU – difende l’idea della necessità di nominare un tedesco – perché tedesco – alla testa della BCE, difende una posizione vicina all’AfD.
Come l’AfD ha eluso la trappola dell’estrema destra tedesca
Difendendo l’identità tedesca del dopoguerra, AfD sta anche facendo piazza pulita di tutte le accuse di nostalgia nazista di cui possono essere accusati gli altri partiti di estrema destra dall’altra parte del Reno. Nell’AfD non c’è alcuna pretesa sui confini del 1937 né rivendicazioni nazionaliste. Questo è importante, perché gli altri partiti di questo movimento avevano fallito a causa del rifiuto legittimo e profondamente radicato del nazismo in Germania. Qui, questo rifiuto non è necessario: il cuore del discorso di AfD è un nazionalismo economico e liberale che, lungi dallo spaventare, è al contrario considerato da molti come un elemento chiave della Germania democratica. Ad Est questo discorso può solo aver successo, perché pretende di imporre i valori di una Germania occidentale che i vecchi cittadini del DDR hanno sognato e sui quali sono stati spesso delusi dopo la riunificazione.
Un partito che si radica
Alternative für Deutschland è dunque soprattutto un partito liberale. Il suo aspetto sovranista e nazionalistico deriva in gran parte da questo fatto. L’emergere della questione dei rifugiati ha certamente svolto un ruolo fondamentale nella recente crescita di consenso di questo partito, dato a quasi il 13% nei sondaggi nazionali (20% a est), ma non si può capire questa emergenza senza capire questo aspetto. Per molti elettori AfD non appare come un nemico della Germania democratica, a differenza di altri partiti nazionalisti, ed è per questo che è riuscito a imporsi, a differenza dei neo-nazisti di NDP, ad esempio, che non hanno beneficiato del problema della migrazione. AfD gioca sulla nostalgia del “miracolo economico” degli anni ’50 e ’60 e si considera il difensore dei valori fondanti della Germania del dopoguerra. Ecco perché è riuscito, nelle ultime elezioni regionali, a localizzarsi fortemente ad est, in Sassonia-Anhalt, come ad Ovest, a Baden-Württemberg, fatto unico per un partito nuovo. E questo è anche il motivo per cui potrebbe non essere quel fuoco di paglia che alcuni prevedono.
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