Il referendum catalano in 10 domande
di SICUREZZA INTERNAZIONALE
Cosa sta succedendo in Catalogna?
La Generalitat, il governo autonomo catalano, ha convocato per domenica 1 ottobre il referendum sull’indipendenza della Catalogna dalla Spagna, dopo che il parlamento regionale ha approvato la legge sul referendum e la legge sulla transitorietà legale, che sanciscono la rottura con Madrid. A favore Junts pel Sí, coalizione composta dal Partit Democrátic de Catalunya (centro-destra) e da Esquerra Republicana de Catalunya (centro-sinistra), e la CUP, l’estrema sinistra indipendentista.
Qual è stata la reazione del governo spagnolo?
Secondo la linea adottata ormai da anni, il governo Rajoy ha seguito le vie legali. Prima ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale, che ha sospeso le leggi varate dal parlamento catalano, poi, lo scorso 20 settembre, ha inviato la Guardia Civil negli uffici dove si preparava il referendum. 14 persone sono state arrestate e dieci milioni di schede elettorali sono state sequestrate. In occasione del fallito referendum del 9 novembre 2014, Rajoy aveva agito allo stesso modo: l’allora presidente della Generalitat Artur Mas è stato condannato a due anni di inabilitazione e a 5 milioni di euro di multa.
Cos’è accaduto dopo il blitz della Guardia Civil?
Centinaia di persone hanno manifestato a Barcellona contro la polizia e le manifestazioni si susseguono ormai da giorni. Madrid ha deciso di rinforzare il dispositivo della polizia e della Guardia Civil in Catalogna, inviando rinforzi dalle altre regioni e commissariando i Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana. Il presidente catalano, Carles Puigdemont, assicura che il suo governo ha un “piano B” per consentire ai catalani di votare, ed ha reso note le scuole che i comuni hanno messo a disposizione per il referendum.
Qual è il ruolo dei sindaci?
I sindaci catalani giocano un ruolo centrale nella vicenda. Molti comuni hanno messo a disposizione i locali per le operazioni di voto, mentre altri, tra cui le maggiori città catalane, quali Barcellona, Tarragona e L’Hospitalet, hanno deciso di non concedere locali pubblici. Gruppi indipendentisti hanno organizzato manifestazioni contro i sindaci anti-referendum. Dopo il blitz della Guardia Civil e le manifestazioni, tuttavia, Ada Colau, sindaco di Barcellona, si è riavvicinata al fronte referendario.
Qual è il ruolo dei Mossos d’Esquadra?
I Mossos dipendono al contempo dalla Generalitat e dal Ministero dell’Interno di Madrid. Pochi mesi fa, il governo catalano aveva nominato Comandante Generale del corpo il comandante Trapero, fervente indipendentista. I Mossos hanno reagito con lentezza agli ordini arrivati da Madrid, e il ministro Zoido ha deciso di commissariare il corpo, mentre la Guardia Civil ha reso noto che molti agenti, in segreto, collaborano con gli altri corpi dello stato.
Qual è la posizione degli altri attori politici?
Contro il referendum e a sostegno della linea del governo si sono espressi, oltre al Partito Popolare di Rajoy, il Partito Socialista e i liberali di Ciudadanos. Ciudadanos ha anche organizzato una grande contromanifestazione a Barcellona il 29 settembre. Le modalità utilizzate dalla Generalitat hanno provocato la presa di distanza di altri partiti nazionalisti regionali, come Partito Nazionalista Basco e Coalición Canaria. A favore del referendum Bildu, l’estrema sinistra basca. Ambigua la posizione di Podemos, terzo partito del paese, favorevole ad un referendum, ma contrario all’azione tanto della Generalitat quanto del governo Rajoy.
Il Re Felipe VI ha condannato chi “vuole dividere” gli spagnoli, sottolineando il valore dell’unità del paese.
Quali sono state le reazioni nel resto della Spagna?
In alcune città spagnole hanno avuto luogo manifestazioni nazionaliste e anti-catalane, talune spontanee altre organizzate da movimenti nostalgici del franchismo. A Saragozza, in Aragona, lo scorso 27 settembre centinaia di persone si sono riversate in strada spontaneamente ad applaudire i poliziotti che il governo ha deciso di dislocare in Catalogna.
Contro il referendum anche le associazioni imprenditoriali spagnola e catalana, quest’ultima denuncia una drastica riduzione degli ordini dell’ultimo mese e un crollo degli introiti dovuti al turismo dall’inizio della crisi.
Qual è la posizione della comunità internazionale?
L’Unione Europea, dopo una serie di dichiarazioni che Madrid ha considerato con fastidio “tiepide”, ha preso posizione contro il referendum per bocca del presidente dell’Europarlamento Tajani.
Contro il referendum anche il presidente americano Trump, che, ricevendo Rajoy alla Casa Bianca, ha dichiarato che una Catalogna fuori dalla Spagna sarebbe “una sciocchezza”.
Madrid ha accusato Mosca di ingerenze nella crisi, ma sono arrivate le smentite sia del Cremlino che del Ministero degli Esteri, tuttavia Russia Today e Sputnik continuano a coprire la crisi con un taglio nettamente filo-indipendentista.
Un documento dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU ha messo in guardia Madrid: l’azione di polizia potrebbe violare i diritti individuali “indipendentemente dalla legalità del referendum”.
Quali sono i precedenti storici?
L’indipendenza della Catalogna è una rivendicazione antica, ma per lunghi anni minoritaria. Il nazionalismo catalano non è di tipo “etnico”: Jordi Pujol, presidente della Generalitat dal 1980 al 2003, amava dichiarare che “è catalano chiunque viva e lavori in catalogna e parli catalano”.
Dal 2012 le rivendicazioni indipendentiste sono aumentate, durante la presidenza di Artur Mas Tra il 2012 e il 2015 Convergéncia i Uniò, la coalizione di centro-destra che storicamente ha governato la regione (1980-2003 e 2010-16), vedendosi negare da Madrid un accordo economico più vantaggioso per Barcellona, si è spaccata e la maggioranza ha virato dal nazionalismo verso l’indipendentismo. Il governo Puigdemont è nato nel gennaio 2016 con l’unico obiettivo di condurre a termine il processo indipendentista.
A Madrid, tuttavia, vedono la situazione attuale come risultato di un lungo processo organizzato dai governi catalani che si sono succeduti dal ritorno alla democrazia. Il governo, in particolare, accusa la Generalitat di avere utilizzato l’istruzione come arma politica, falsificando la storia (presentando ad esempio la guerra di successione spagnola del 1702-1714 come una guerra tra Spagna e Catalogna), e di aver “fatto il lavaggio del cervello” ai giovani catalani.
Si voterà il 1 ottobre?
La Generalitat e i principali gruppi indipendentisti quali Asamblea Nacional Catalana e Òmnium Cultural assicurano che si voterà. Il governo centrale ha dato disposizione alle forze di sicurezza di impedire il voto, dando applicazione alle sentenze del Tribunale Supremo, della Corte Costituzionale e del Tribunale supremo di giustizia della Catalogna.
Fonte:http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2017/09/30/referendum-catalano-10-domande/
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