Oh… l’Emendamento non c’è più…
di Luigi Rossi
L’informazione ufficiale italiana, sempre molto allineata ai media del sistema occidentale, si è ben guardata da mettere in prima pagina un paio di notizie che rappresentano una vera a propria svolta nella storia giurisprudenziale degli Stati Uniti d’America. Il blogger Scott Ritter[1] ha subito recentemente una perquisizione e il sequestro del passaporto, per le sue posizioni critiche nei confronti del supporto USA all’Ucraina. Più recentemente è stato spiccato un mandato di cattura nei confronti del giornalista Dmitri Sajms[2], cittadino americano, e di sua moglie: Sajms è protagonista di attività propagandistiche presso la televisione di stato russa “Pervj Kanal”. I coniugi rischiano qualcosa come 60 anni di galera.
In pratica siamo di fronte a persecuzioni giudiziarie a causa di reati di opinione, come nei più volgari e beceri regimi autoritari. Già, perché la tesi secondo cui i due personaggi – Ritter e Sajms – stessero nuocendo alla sicurezza nazionale federale non funziona. Non perché in sé non possa essere vera (Sajms dirige a Pervj Kanal una delle più seguite trasmissioni geopolitiche, “Bolshaja Igrà”, palesemente allineata alle posizioni governative russe) ma perché negli USA è ancora in vigore il celebre Primo Emendamento della Costituzione che impone, senza mezzi termini e senza restrizioni di alcun tipo, la libertà di opinione, che non può in alcun modo essere limitata. Se un cittadino vuole affermare che la Russia ha ragione deve poterlo fare, esattamente come se affermasse che l’Ucraina ha ragione o che il suo paese debba allearsi con la Cina. Precisamente questo distingue una democrazia da qualcosa che non lo è. Non è facile accettare opinioni di chi sta propagandando contro il proprio paese e contro il proprio interesse, ma questo è il prezzo che una democrazia deve pagare per essere sé stessa. Se non lo paga, diventa un regimetto qualunque. Dall’altra parte della barricata le cose non vanno diversamente: la Federazione Russa è un paese pluralista, con molti partiti che si presentano alle elezioni (all’ultima tornata elettorale per la Duma se ne sono presentati 11 e in 4 hanno superato la soglia di sbarramento) ma dove la libertà di espressione subisce limitazioni soprattutto in ambito militare, vedasi la proibizione della propaganda contro l’attuale Operazione Militare Speciale nel Donbass. Con la differenza che la Federazione Russa non millanta di essere un faro di democrazia, libertà e diritti civili per il mondo; i Russi sono solo un po’ più sinceri. Tutta qui la differenza.
Ora, le vicende di Ritter e Sajms dimostrano che la libertà di pensiero negli USA ha cessato di esistere. In effetti si potrebbe contestare che la violazione del Primo Emendamento fosse sistematica già prima: l’era del maccartismo negli anni ’50 del secolo scorso ne è una testimonianza. In maniera elegante e legale, già in precedenza la libertà di dire ciò che si vuole era aggirata negli Stati Uniti grazie all’assenza di diritto al lavoro: in teoria il cittadino è libero di dire quello che vuole, in pratica deve stare attento a quello che afferma per non perdere il posto di lavoro il giorno dopo, cosa piuttosto facile se si lavora come dipendenti e specialmente se si lavora per una multinazionale che ti sa sostituire con una certa facilità.
Diciamo che i recenti abusi incostituzionali sopra citati rappresentano un ulteriore aggravamento di un quadro democratico già opinabile, che fanno superare il confine tra una società libera ed una che non lo è.
Per noi Italiani non si tratta di un evento episodico senza conseguenze. Prima di tutto potrebbe rappresentare un cattivo esempio; l’art. 21 della Costituzione Italiana recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure“, ma c’è da dire che la valutazione della costituzionalità di una normativa spetta alla Corte Costituzionale, la quale potrebbe interpretare come lecita un’eventuale nuova legge restrittiva. Le esegesi per aggirare il principio del art. 21 sono infinite.
In secondo luogo, leviamoci dalla testa l’idea che l’Italia stia nel campo democratico e stia lottando contro le autocrazie. Il regime che ci controlla e che possiede svariate basi militari sul nostro territorio è una volgare autocrazia non meno squallida di quelle che si propone di combattere, e in realtà difende solo becere istanze economiche. Rendere coscienti i nostri concittadini su questo punto è fondamentale per fornire al popolo italiano la percezione di quali siano i propri reali interessi.
[1] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-scott_ritter_oggi_il_governo_degli_stati_uniti_ha_dichiarato_guerra_alla_mia_libert_di_parola/45289_56217/
[2] https://apnews.com/article/trump-simes-russia-election-fbi-f0b0fe681c821f735c4e951736f041c8
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