Erdogan contro Netanyahu: la Turchia rompe i rapporti diplomatici con Israele
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Andrea Muratore)
La Turchia ha rotto le relazioni diplomatiche con Israele. Di fatto, se non de jure, non c’è più alcun contatto tra Ankara e Tel Aviv. E nonostante le smentite e anche un generale silenzio mediatico occidentale, il “Paese ponte” dell’Eurasia, membro del G20, candidato ai Brics e soprattutto parte integrante della Nato ha annunciato di non voler più confrontarsi diplomaticamente con Israele per la strage di Gaza.
Tutti i maggiori media mediorientali nei giorni scorsi hanno riportato la notizia che Recep Tayyip Erdogan avesse optato per una rottura formale dei rapporti diplomatici con Tel Aviv. L’agenzia Anadolu ha battuto il 14 novembre la notizia che il presidente ha dichiarato: “abbiamo deciso di interrompere i rapporti diplomatici con Israele e attualmente non abbiamo relazioni con loro”. In una nota il ministero degli Esteri di Tel Aviv ha replicato che “non è a conoscenza di un cambiamento nello stato delle relazioni con la Turchia”.
Una smentita formale, che fa riferimento al fatto che gli ambasciatori sono ancora al lavoro nelle rispettive legazioni, ma che sembra esser superata dalla realtà sul terreno. All’ombra della caotica guerra mediorientale il confine tra forma e sostanza è sottile. Per Tel Aviv la Turchia è tornata a essere, a partire dal 7 ottobre 2023, un rivale e un Paese da guardare con sospetto per la sintonia tra l’Akp, il partito di Erdogan, e Hamas in nome della comune aderenza alla Fratellanza Musulmana e alla volontà del Sultano di Ankara di giocare da attore di primo piano nel mondo islamico.
Il capo di Stato turco è stato lesto a seppellire la difficoltosa strategia di mediazione con Israele per riportare i rapporti a buoni livelli avviati nel marzo 2022 all’ombra della guerra in Ucraina, quando il governo di Naftali Bennett e il successivo di Yair Lapid decretarono il ritorno dell’ambasciatore ad Ankara dopo la crisi della guerra israelo-palestinese del 2021 e si coordinarono con Ankara per un vano tentativo di mediazione nel conflitto.
Il ritorno al potere di Benjamin Netanyahu e della sua coalizione estremista e lo scoppio della guerra a Gaza hanno posto fine a questo tentativo. A maggio Erdogan ha definito Netanyahu un “vampiro che si nutre di sangue”, definendo poi una “barbarie” la strage di Gaza e non esitando a usare con forza il termine “genocidio” anche di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia. In nome del suo proverbiale opportunismo, Erdogan si è riavvicinato a Iran e Siria, invitandoli addirittura a rispondere, assieme alla Russia, all’aggressività israeliana.
Sembrano lontani i tempi del 2016-2021, periodo del quinquennio più florido dei rapporti Erdogan-Netanyahu che proprio in nome del contrasto agli ayatollah e a Bashar al-Assad plasmarono un dialogo che seppe rompere l’ostilità reciproca seguita al bombardamento israeliano della Freedom Flottilla turca che portava aiuti umanitari a Gaza nel 2011. Erdogan e Netanyahu hanno sostenuto, congiuntamente, la guerra dell’Azerbaijan in Nagorno-Karabakh e la conseguente pulizia etnica degli armeni, blindando Baku contro l’Iran. Per la terza volta in tredici anni, dopo il 2011 e il 2021, nel 2023 è stata Gaza a dividerli. E in quest’occasione la Turchia ha usato toni politici e diplomatici senza precedenti, culminati nel recente paragone tra Netanyahu e Adolf Hitler fatto da Erdogan. La rottura è nei fatti, esiste e l’opportunismo di Erdogan, capace di cambiare bandiera e alleanze, non è una scusa sufficiente per ridimensionare la portata di questo fatto che mostra quanto oltre ogni limite si sia spinta l’indignazione del mondo islamico per il massacro di Gaza.
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[Fonte: https://it.insideover.com/guerra/erdogan-contro-netanyahu-la-turchia-rompe-i-rapporti-diplomatici-con-israele.html]
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