1915: L’Italia e la Triplice Alleanza
di Marco Trombino
Nel 1882 il Regno d’Italia firmò il trattato della Triplice Alleanza con l’Impero Germanico e l’Impero Austro-Ungarico. E’ opinione di molti che tale trattato fu tradito dall’Italia allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914) allorché non solo il governo di Roma non avrebbe onorato i patti rimanendo neutrale, ma addirittura alleandosi con i nemici degli Imperi centrali l’anno successivo. Non di rado qualcuno mette in relazione questo presunto “tradimento” con il voltafaccia di 28 anni più tardi, ossia il fatidico 8 settembre 1943 durante cui lo stesso Regno d’Italia abbandonò l’alleanza con la Germania per schierarsi dalla parte di USA e Gran Bretagna, a testimonianza di una presunta inaffidabilità italiana.
Nel caso della Triplice Alleanza il tradimento ci fu, ma da parte di Austria e Germania nei confronti dell’Italia. Noi fummo vittime di un atteggiamento scorretto e provocatorio, tra l’altro in un contesto molto drammatico come quello di un vasto conflitto europeo. Se si vanno ad analizzare i trattati del 1882 e le successive revisioni (1887, 1891, 1902; l’ultima fu del 1912) si legge che gli Imperi Centrali non avevano nessun diritto di muovere guerra senza coinvolgere gli alleati[1]. Quando l’Austria invase la Serbia, quindi si trattò di un’aggressione da parte di Vienna, e la Germania si trovò in conflitto contro Russia e Francia, il governo di Roma non fu nemmeno consultato. Già questo atteggiamento la dice lunga sulla visione che gli esecutivi germanici avevano di noi: consideravano l’Italia come l’anello debole della loro catena, un paese di poco conto da non prendere in considerazione nemmeno di fronte all’evidenza di trattati scritti, firmati e più volte revisionati. Ci trattarono letteralmente come stracci ammuffiti.
Nell’invadere la Serbia, Vienna violò l’articolo 7 del trattato stesso, che obbligava (sottolineiamo: prevedeva l’assoluto obbligo) di informare l’Italia perché qualsiasi acquisizione territoriale nei Balcani avrebbe dovuto essere compensata con cessioni territoriali all’Italia stessa, da concordare tramite appositi trattati, perché l’articolo affermava che un’espansione all’est dell’Austria avrebbe creato scompensi negli equilibri geopolitici[2]. Il rifiuto di Vienna di informare il governo di Roma rispetto all’invasione militare della Serbia era chiaramente finalizzato a “guadagnar terreno” senza rendere conto all’alleato, cioè noi, e senza rispettare i trattati sottoscritti.
Per meglio capire la situazione, è documentalmente provato che il comando militare austriaco pianificò due volte l’invasione dell’Italia mentre il trattato era in vigore: dopo il terremoto di Messina (1908) e durante la guerra di Libia (1911) eventi durante cui le forze armate sabaude erano impegnate su altri territori; tali progetti non vennero attuati grazie solo alla moderazione dell’imperatore Francesco Giuseppe, che intuì la pericolosità dell’operazione, conscio del fatto che l’Italia fosse diventato un paese di media caratura militare. Ma queste pianificazioni la dicono lunga sull’opinione che gli Austro-ungarici avevano di noi.
Prima di parlare di “tradimento dell’Italia”, di “inaffidabilità degli Italiani” e altre buffonate del genere sarebbe opportuno studiarsi un minimo (sottolineiamo: un minimo) la storia del XX secolo e rendere il contesto di un’epoca in cui vasti imperi autoritari[3] e irrispettosi dell’autodeterminazione dei popoli mantenevano in catene, spesso con atti di censura e di persecuzione politica, svariati popoli che non chiedevano altro che governarsi da sé[4]. Oltre che fregarsene dei documenti che firmavano.
[1] art. 4 trattato della Triplice Alleanza.
[2] art. 7 trattato della Triplice Alleanza.
[3] nell’Impero Ottomano scoppiarono varie rivolte indipendentiste durante lo svolgimento della Prima Guerra Mondiale.
[4] a titolo di esempio, il giornale “La rivista popolare Trentina” fu sequestrata dalla polizia austriaca nel 1895 per avere espresso idee socialdemocratiche moderate.
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