di LUCIANO BARRA CARACCIOLO
PREMESSA.
Inquadrare il tema che stiamo per trattare nell’ambito del discorso del blog è piuttosto agevole ma, allo stesso, tempo, difficoltoso, proprio perché un inquadramento esauriente esigerebbe la rassegna di un numero elevatissimo di post, commenti, e brani pertinenti, al punto da poter meglio essere espresso in un libro: un intero libro che, peraltro, non è detto che non si faccia, risultando ciò particolarmente utile in considerazione dell’assenza totale di una seria analisi organica, di fatti e fonti, nell’intero panorama culturale italiano.
“Ciò che sta accadendo è eversivo, progettato ingegneristicamente by stealth, da interessi miopi di ceti e dinastie che per fare gli interessi nella loro breve, miserabile e inutile vita, godono del pensiero di progettare un futuro per chi rimarrà (se rimarrà) anche dopo di loro.
Un progetto a lunghissimo termine finanziato da chi non ha mai neanche veramente vissuto. Così, per l’ebbrezza del potere spacciata mafiosamente come “responsabilità” di chi “prende le decisioni che contano”.
1.2. Del “progetto a lunghissimo termine” (nella sua proiezione futura ma, anche con tutta evidenza, nel tempo già trascorso di sua attuazione operativa), nell’ambito della dialettica che contrappone democrazia formali, cioè liberali, e democrazia sostanziali, cioè sociali, con il (riuscito) intento di ripristinare le prime a danno delle seconde, abbiamo parlato in così tante occasioni da farne, come detto, la cifra di lettura unificante di questo blog (e dei libri che ne sono scaturiti).
Offriamo però, – per una schematizzazione dei concetti interpretativi necessari ad avere piena consapevolezza della fonte che andremo successivamente a riportare-, un possibile elenco di post e di sintetiche chiavi di lettura che contengono a loro volta fonti storicamente certe sui contenuti e, specialmente, sulla provenienza (in larga parte ascrivibile in modo diretto a chi questo “progetto” ha finora realizzato e gestito):
a)
la prima “chiave” è una pagina di Habermas”, tratta da (1992)
Morale, Diritto, Politica,(Torino, Einaudi) e che parla proprio di sovranità popolare e costruzione europea (essendo scritto mentre si redigeva l’Atto Unico, cioè il contenuto fondamentale di Maastricht, prima che “sovranità” diventasse una parolaccia con cui aggredire gli avversari della de-democratizzazione eurotrainata):
“La funzione del liberalismo in passato fu quella di porre un limite ai poteri del re. La funzione del vero liberalismo in futuro sarà quella di porre un limite ai poteri del Parlamento“.
“lo stesso instaurarsi del consumismo di massa in sè,
indicava una via di reazione che il sistema conteneva già in sè e consentiva, quindi,
un’evoluzione adattativa che restaurasse il modello capitalista auspicato (quello del famoso
passaggio di Kalecky).
E questo nella coscienza che ciò potesse farsi con la
dovuta gradualità necessaria per attendere sia il consolidarsi della imminente
vittoria definitiva sul socialismo “reale”, sia
lo sfaldamento della linea politico-elettorale incentrata su diversi livelli di concessione sul fronte del welfare……Non “l’economia”, ma “i controllori” dell’economia, come fenomeno di potere, prima ancora che come disciplina accademica, anch’essa utilizzata strumentalmente (come attesta un apposito capitolo della “Storia dell’economia” di Galbraith, pagg.312 e ss. e, in particolare, pag.314 sulla “presa” dell’economia classica sugli economisti, in quanto “al servizio di interessi professionali e di interessi economici più vasti degli interessi costituiti…”), hanno, attraverso i media, creato un discorso globale con il linguaggio pop.
Di cui la pubblicità è parte (ad es; “abbiamo l’escusiva”, e da lì in poi), fornendo ma anche facendosi rifornire, da accademia, cinema, gossip e, ovviamente, dalla sintassi e dai contenuti giornalistici: tutti quanti insieme creano una sorta di ghost institution che predetermina efertilizza a livello di massa, il pensiero acritico su cui attecchisce la trasformazione politico-istituzionale…
Si è creata così una sostanza apparente, un discorso-involucro indistinguibile dai fini dissimulati, che ha tramutato i vecchi valori in slogan che li svuotano in modo rassicurante, offrendo la continuità di un’illusoria identificazione comune (alla elite ed alla vastissima maggioranza dei “dominati”): perchè tutto è pop, cioè sintetizzabile in gingles equiordinati nella loro rilevanza (e che instaurano incessanti “stati di eccezione“: “lo vuole l’Europa”, “combattiamo il razzismo”, “ridurre il debito assicura la stabilità finanziaria”, “occorre pensare alle fasce più deboli”, “il femminicidio”, “l’emergenza mal tempo”). “Le idee e le opinioni non “nascono” spontaneamente nel cervello di ogni singolo: hanno avuto un centro di irradiazione e di diffusione, un gruppo di uomini o un anche un uomo singolo che le ha elaborate e le ha presentate nella forma politica di attualità.”.
2- LE FONTI DIRETTE
Ci fermiamo qui, per non dover scrivere…un libro e rinviamo ad altre “chiavi” di lettura, nel blog, per un eventuale approfondimento (http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/la-gabbia-cio-che-gli-uomini-debbano.html; http://orizzonte48.blogspot.it/2016/06/il-paradosso-uropeo-la-censura-sul.html; http://orizzonte48.blogspot.it/2017/09/cntri-di-irradiazion-vs-legalita.html; http://orizzonte48.blogspot.it/2017/08/la-trappola-dellodio-degli-agenti-di.html v. premessa e sviluppo).
2.1. Quello che è invece più interessante è che questo quadro di azione per la (ri)conquista del potere e, soprattutto, di controllo sociale, “al servizio di interessi professionali e di interessi economici più vasti degli interessi costituiti“, trova perfetto riscontro in una fonte dotata del massimo grado di autorevolezza e scaturente dall’interno del gruppo di influenzamento, o “centro di irradiazione”, più emblematico.
“Vorrei tornare su un altro argomento trattato sul blog in lungo ed in largo in questi anni, e connesso a quello della democrazia, ovvero il problema mediatico-culturale, per proporre
la voce di Hayek.
Quest’ultimo il primo gennaio 1980 scrive a
Sir Antony Fisher e spiega chiaramente quale doveva essere la strategia per imporre il liberismo in tutto il mondo. Per il “
futuro della civiltà”.
Il documento in originale si può leggere
qui .
Ho cercato di approntare una traduzione, sperando di poter semplificare la comprensione; mi scuso per gli errori. Sentiamo cosa dice Hayek:
“
Sono pienamente d’accordo con te che è giunto il momento in cui è diventato auspicabile e quasi un dovere estendere la rete di istituti del tipo costituito dall’Istituto di Londra degli affari economici. Anche se ci è voluto del tempo perchè la sua influenza diventasse evidente, questa ha ormai superato di gran lunga le mie più ottimistiche speranze. E almeno alcuni degli istituti che avete creato più di recente, soprattutto quello canadese, dimostrano che non si trattava di una mera fortuna speciale nel trovare persone insolitamente capaci di eseguirlo, ma che quando ripetuto, l’esperimento promette un uguale successo.Quello che ho sostenuto trent’anni fa, che possiamo battere la tendenza socialista solo se siamo in grado di persuadere gli intellettuali, i marcatori di opinione, mi sembra più che ampiamente confermato. Se possiamo ancora vincere la corsa contro la marea socialista in espansione dipende dal fatto che siamo in grado di diffondere le intuizioni che si dimostrano molto più accettabili per i giovani, se giustamente esposte rispetto a quanto avessi sperato, in modo veloce e abbastanza esteso. Come continuo a dire, sono ottimista nel senso che se i politici non distruggono il mondo nei prossimi vent’anni, sono sicuro che poi
una generazione nuova e meno fuorviata sarà in grado di prendere piede. Ma sono più sicuro che abbiamo vent’anni: mentre la crescente comprensione dei giovani mi rende speranzoso, quello che vedo accadere in politica mi rende più preoccupato per i prossimi dieci anni o giù di lì.
Il futuro della civiltà può davvero dipendere dal fatto che siamo in grado di catturare abbastanza in fretta l’orecchio di una parte abbastanza grande della prossima generazione di intellettuali in tutto il mondo. E sono più convinto che mai che il metodo praticato dall’Istituto di Londra è l’unico che promette tutti i risultati reali.
A volte sento che ciò che manca veramente di più è una comprensione da parte dei capitalisti stessi del merito di ciò che stanno facendo e del pericolo che essi e con loro siamo tutti di fronte.
Sembrano condividere con i socialisti la convinzione che si tratta di una battaglia di interessi e non una battaglia di argomenti intellettuali che guidano l’evoluzione sociale.
I tentativi di fare appello alla massa con la propaganda in cui a volte possono essere interessati sono inutili. Nessun sistema o propaganda sistematica può annullare gli effetti della predicazione di tre o quattro generazioni di giornalisti, insegnanti e letterati che hanno creduto onestamente nel socialismo. È solo attraverso quella classe si può sperare di influenzare l’opinione della maggioranza.
Nella costruzione di quell’Istituto, e nel provare la tecnica altrove, si è sviluppata una tecnica con la quale si è proceduto nella giusta direzione più che in qualsiasi altro modo. Questo dovrebbe essere usato per creare istituti simili in tutto il mondo e ora avete acquisito l’abilità speciale di farlo. Sarebbe denaro ben speso se grandi somme potrebbero essere rese disponibili per un tale sforzo concertato. Se questa lettera può aiutarla in ogni senso in tali sforzi, siete naturalmente libero di usarla in ogni modo che ritenete desiderabile. I vostri sforzi avranno certamente la mia benedizione”.
“Traduco subito: “
MacLean afferma che Charles Koch riversò milioni nel lavoro di Buchanan (
premio Nobel per l’economia nel 1986 ed inventore della teoria della “public choice”)
alla George Mason University, i cui dipartimenti di law and economics somigliano più a think tank finanziati dal grande capitale che a facoltà universitarie. Koch usò Buchanan per selezionare i “quadri” rivoluzionari che avrebbero realizzato il programma (Murray Rothbard, al Cato Instituto fondato da Koch, aveva esortato il miliardario a studiare le tecniche di Lenin per applicarle alla causa libertaria). Fra loro iniziarano un programma per cambiare le regole del gioco.I documenti scoperti da Nancy MacLean mostrano che
Buchanan considerava la segretezza fondamentale. Diceva ai suoi collaboratori che “un segreto da cospiratori è indispensabile in ogni momento”.
Invece di rivelare i loro obiettivi ultimi avrebbero proceduto con un gioco al rialzo [Qui ho tradotto così pensando a Caffè!]. Per esempio, per distruggere il sistema di sicurezza sociale, avrebbero affermato di volerlo salvare, sostenendo che non poteva sopravvivere senza una serie di “riforme” radicali [questa strategia mi fa menire in mente qualcuno :-). Ultimo di molti, ça va sans dire]
[…] Gradualmente avrebbero costruito una “contro-intellighenzia”, alleata a un “ampio network di potere politico” che sarebbe diventato il nuovo establishment.”.
Tutto targato MPS, ovviamente. Che “stranamente” gradiva poco la storia. :-)”.
Fonte: http://orizzonte48.blogspot.it/2017/11/la-lunga-marcia-segreta-della.html
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