L’Ansa titola:
Un titolo del genere fa pensare che, dopo 10 anni di crisi, anche la Commissione europea abbia capito, finalmente, il motivo della crisi e dunque come risolverla: l’economia riassorbe la disoccupazione se in essa aumenta la spesa complessiva, quindi la produzione, e questo avviene se si aumenta il deficit.
Aumentare il deficit significa portare la spesa pubblica oltre il livello delle tasse, per esempio aumentando la spesa pubblica e diminuendo le tasse, così da aumentare spesa privata e spesa pubblica.
Purtroppo però non hanno capito o comunque, in ogni caso, non vogliono eliminare la disoccupazione.
La disoccupazione, in un’area valutaria, è la prova che il deficit pubblico è troppo piccolo (nell’insieme dell’area valutaria).
La disoccupazione nell’Eurozona è il sintomo che gli euro risparmiati dai privati (dunque non spesi) non sono compensati da una spesa dello Stato eccedente le entrate (spesa in deficit). Il commercio tra Paesi dell’Eurozona, poi, distribuisce la disoccupazione sul suo intero territorio.
Il deficit dell’Eurozona nel 2016 era pari all’1,5% del Pil, con una disoccupazione percentuale superiore al 10% che si traduce, materialmente, in milioni di lavoratori a cui è impedito di creare ricchezza reale.
Passare dall’1,5% al 3% di deficit consentirebbe di diminuire la disoccupazione, ma solo in minima parte. Di certo, non porterebbe l’Eurozona a livelli vicini alla piena occupazione come, per esempio, accade invece in Svizzera o in Giappone, dove la disoccupazione oscilla tra il 3% e il 3,8%.
Negli ultimi dieci anni, il deficit pubblico complessivo dell’Eurozona è sempre stato costantemente insufficiente, nonostante si collocasse in media oltre il 3% (e nel 2013 abbia registrato un deficit complessivo del 3%). Se si vuole risolvere il dramma della disoccupazione è necessario far crescere il deficit sino a quanto è necessario, cioè sino alla piena occupazione.
Per questo l’uscita di Juncker, al momento, altro non è che un’operazione comunicativa di fronte alla crescente impopolarità delle istituzioni europee, che non avrà alcun impatto reale significativo.
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